Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Maggio 2011 - Volume XIV - numero 5
M&B Pagine Elettroniche
Caso contributivo
Gambe
gonfie in età pediatrica: un caso di “linfedema primario
precoce”
Clinica
Pediatrica, Azienda Ospedaliero-Universitaria S. Anna, Ferrara
Indirizzo
per corrispondenza: turletta@yahoo.it
Swollen
legs in paediatric age: a case of primary lymphedema praecox
Key
words Swollen
legs, Primary lymphedema praecox, Paediatric age Abstract
A
case of a 3-year-old child admitted to our unit because of a
localized swelling on the right leg is reported. Family and
personal anamneses were negative for relevant pathologies or
analogous episodes and no trauma had occurred in the previous
days. The unilaterality and the features of the oedema as well as
laboratory and instrumental analyses allowed a primary lymphedema
praecox, which is a very rare pathology in paediatric age, to be
diagnosed. |
|
Riportiamo
il caso di un bambino di 3 anni giunto alla nostra osservazione per
la comparsa di un “gonfiore” localizzato all’arto
inferiore destro. L’anamnesi familiare e personale è
risultata negativa per patologie di rilievo o episodi analoghi e non
veniva riferito alcun trauma nei giorni precedenti. La monolateralità
e le caratteristiche dell’edema con il supporto delle indagini
di laboratorio e strumentali ci hanno fatto formulare la diagnosi di
“linfedema primario precoce”, una patologia rara in età
pediatrica di cui riportiamo una breve descrizione.
G., un
bambino di 3 anni di origine italo-tedesca che si trovava in vacanza
in Italia per alcuni giorni, giunge alla nostra osservazione per
improvvisa comparsa, 5 giorni prima, di “gonfiore”
isolato dell’arto inferiore destro. Per lo stesso motivo, nei
giorni immediatamente precedenti, era già stato valutato
presso un’altra sede. L’anamnesi familiare e personale
era negativa per episodi analoghi e/o patologie di rilievo e non
veniva riferito alcun trauma nei giorni precedenti, dolore o
limitazione della deambulazione.
Obiettivamente
era presente edema isolato all’arto inferiore destro (piede e
gamba) che appariva teso-parenchimatoso con minimo incremento anche
della circonferenza della coscia (circonferenze: coscia destra 31 cm;
coscia sinistra 28,5 cm; gamba destra 26 cm; gamba sinistra 21,5 cm;
differenza tra gli arti a livello della gamba prossimo al 20%).
Assenti i segni clinici di flogosi (rubor, calor, dolor e functio
lesa), isosfigmici e simmetrici i polsi femorali e poplitei. L’edema
era persistente e regrediva parzialmente con la posizione declive,
collocandosi allo stadio clinico 2-3 secondo le linee guida del CIF
(Collegio Italiano di Flebologia)1. La restante obiettività
clinica generale era nella norma, in particolare non si apprezzavano
linfoadenopatie né masse palpabili e si rilevavano una
pressione arteriosa al 75° percentile per sesso, età e
altezza e una frequenza cardiaca normale per l’età.
Si
eseguiva eco-color-doppler venoso dell’arto il quale non
mostrava ostacoli al flusso venoso profondo e superficiale, che si
presentava pervio e comprimibile con regolare risposta alle prove
dinamiche, mentre visualizzava a livello della gamba, nel tessuto
sottocutaneo, la presenza di aree ipoecogene compatibili con stasi
linfatica. Tale reperto consentiva di escludere emiipertrofia isolata
benigna ed edema di origine venosa orientandoci verso un edema di
natura linfatica.
Venivano
escluse patologie sistemiche a carico di cuore, fegato, rene e
tiroide mediante esami ematochimici (emocromo, indici di flogosi,
funzionalità epatica, funzionalità renale, ormoni
tiroidei, coagulazione e D-dimero), risultati nella norma.
L’ecografia addominale non dimostrava adenopatie e/o masse di
altra natura a ostacolo del flusso linfatico. Non è stato
possibile eseguire una RM della regione addomino-pelvica, a
completamento diagnostico, perché il piccolo doveva rientrare
in Germania. Sulla base dell’anamnesi, dell’esame
obiettivo e delle indagini effettuate si formulava la diagnosi di
linfedema primario precoce.
Il
linfedema è un disordine caratterizzato da persistente
“gonfiore” di una o più parti del corpo dovuto a
insufficiente drenaggio linfatico che riconosce eziologie diverse,
inclusi difetti congeniti anatomici o funzionali e alterazioni
acquisite del sistema linfatico.
Il
linfedema primario, tipico dell’età
pediatrica-adolescenziale, è una rara patologia con una
prevalenza pari a 1,15 casi su 100.000 soggetti di età
inferiore ai 20 anni; alla base del linfedema primario sembrerebbero
esservi anomalie embriogenetiche nello sviluppo del sistema di
drenaggio linfatico con ipoplasia-aplasia dei vasi linfatici.
In base
all’età di esordio, può essere distinto in
congenito, precoce (ad esordio tra la seconda infanzia e
l’adolescenza) e tardivo (oltre i 35 anni)2.
Nell’ambito
delle forme congenite, il linfedema può essere di tipo
idiopatico o su base ereditaria e dal punto di vista clinico può
rappresentare l’unico segno, come si verifica nella malattia di
Milroy, (a trasmissione autosomica dominante, legata alla mutazione
genetica a carico del recettore 3 del Vascular Endothelial Growth
Factor, numero MIM 153100), oppure può essere una delle
manifestazioni cliniche di quadri sindromici, come ad esempio nelle
sindromi cromosomiche di Turner, di Klinefelter o di Noonan, o ancora
come accade nella sindrome linfedema-distichiasi (numero MIM 153400).
Quest’ultima, a trasmissione autosomica dominante, è
causata dalla mutazione del gene FOXC2 e si caratterizza per la
presenza di una o più file supplementari di ciglia,
responsabili di irritazione corneale, a cui si possono associare
difetti cardiaci, malformazioni del palato, cisti extradurali,
fotofobia e altre complicanze oftalmiche.
Nelle
forme congenite, l’edema, presente generalmente alla nascita o
comunque a insorgenza nel primo anno di vita, compare di solito agli
arti inferiori bilateralmente e può associarsi a ricorrenti
episodi di cellulite, idrocele, alterazioni ungueali e papillomatosi;
talvolta, coesistono ascite chilosa e versamento pleurico.
Il
linfedema precoce, che rappresenta il 75-90% dei linfedemi
primari, insorge generalmente tra i 6 e i 20 anni con maggior
frequenza nel sesso femminile (rapporto 4:1). Nella maggior parte dei
casi (> 90%) esso è sporadico; tuttavia, talvolta può
essere di tipo familiare (sindrome di Meige, numero MIM 153200).
L’80%
dei pazienti con linfedema precoce si presenta con un edema
unilaterale localizzato distalmente agli arti inferiori con una
possibile successiva estensione prossimale. In una minoranza dei
casi, l’edema può essere bilaterale e interessare anche
gli arti superiori, il viso o i genitali.
Nel 10%
dei casi circa, il linfedema primario si manifesta dopo i 35 anni di
età e viene definito linfedema tardivo: questa forma è
dovuta ad alterazioni del sistema linfatico che diventano
clinicamente evidenti solo in seguito a eventi precipitanti quali
traumi, processi infettivi-infiammatori o allettamento prolungato.
I
linfedemi secondari, rari in età pediatrica, possono
essere dovuti a compressione ab extrinseco e/o a ostacolo al deflusso
dei linfatici o dei linfonodi a causa di neoplasie, cisti, fibrosi
retroperitoneale, patologie osteoarticolari, malattie del sistema
venoso in stadio avanzato, radioterapia, traumi (inclusi quelli
chirurgici che portano a una obliterazione anatomica o exeresi) o
infezioni (tipiche delle aree tropicali, in primis la filariasi).
Pertanto,
un’accurata indagine anamnestica può identificare
possibili forme famigliari e un attento esame obiettivo la presenza
di cause secondarie di linfedema o di altri segni-sintomi
caratteristici di quadri sindromici. Tuttavia, anche le indagini di
laboratorio e strumentali sono importanti nella diagnostica
differenziale. L’eco-color-doppler agli arti inferiori
differenzia una forma venosa da una linfatica, supportato dalle prove
della coagulazione, dimero-D e funzionalità epatica. Andranno
inoltre esclusi una possibile sindrome nefrosica o insufficienza
renale, uno scompenso cardiaco congestizio, un ipotiroidismo o stati
di ipoprotidemia.
Attualmente
la linfoscintigrafia si configura come indagine strumentale di
secondo livello nella diagnosi di linfedema: nonostante la bassa
specificità (33,6%) essa può comunque contribuire a
differenziare le forme primarie e dalle secondarie e soprattutto a
definire la gravità della patologia3.
Tale
metodica può essere utilizzata anche in età neonatale e
pediatrica in quanto minimamente invasiva, riproducibile, non dannosa
per l’endotelio vascolare linfatico e dall’irradiazione
pressoché irrilevante (inferiore a una radiografia del
torace).
Oltre al
suo ruolo nella diagnostica, è stata documentata l’utilità
della linfoscintigrafia nella prevenzione dell’insorgenza di
linfedema clinicamente significativo nei soggetti con familiarità
e patologia linfatica latente il cui esordio può essere
scatenato da fattori intercorrenti, permettendo così una
opportuna terapia compressiva profilattica. La linfoscintigrafia
inoltre, definendo lo stadio clinico della malattia, permette di
impostare la corretta strategia terapeutica e, in casi selezionati
valutare la risposta al trattamento fisico o chirurgico4.
Tuttavia non è esente da limiti, tra cui l’insufficiente
standardizzazione della metodica (differenze tra i traccianti
impiegati, volumi iniettati, tecniche di iniezione e tempi di
acquisizione) e la necessità consolidata esperienza da parte
dell’Equipe di Medicina Nucleare. In definitiva, l’utilizzo
di tale metodica nella diagnostica del linfedema dovrà essere
valutata caso per caso5.
Benché
esistano numerose modalità di trattamento del linfedema
primario, al momento non è disponibile alcuna terapia
risolutiva. L’approccio può essere di tipo conservativo
oppure chirurgico. La terapia conservativa si basa sull’uso di
calze elastiche, presidi pneumatici compressivi, linfodrenaggio ed
esercizio fisico volto a promuovere il trasporto linfatico e a
mantenere la mobilità. Tra le opzioni terapeutiche va
menzionato il trattamento farmacologico, diverso a seconda della
eziopatogenesi e della fisiopatologia del linfedema stesso. In ultimo
il trattamento chirurgico nei bambini è sconsigliato e da
considerare solo nei casi gravi in virtù della scarsa
percentuale di successo (intorno al 30% dei casi)6.
Se non
trattato adeguatamente, il linfedema può portare a complicanze
come infezioni (erisipela/cellulite), progressive alterazioni
cutanee, immobilità o disabiltà, oltre a creare
notevoli disagi psicologici e sociali7.
Alle
problematiche di natura clinico-terapeutica, si aggiungono poi quelle
di tipo assistenziale, essendo il linfedema una patologia non
riconosciuta dal Sistema Sanitario Nazionale come malattia rara;
pertanto, non avendo diritto a un codice d’esenzione, tutte le
spese sanitarie sono a carico del singolo individuo8,9.
Il
linfedema, pur rappresentando una patologia rara in età
pediatrica, non può essere escluso nella diagnosi
differenziale degli edemi degli arti specie se isolato e
monolaterale. Ne va accertata la natura “primaria” e
instaurato al più presto un trattamento conservativo al fine
di prevenire le possibili e temibili complicanze infettive ed
“estetiche”.
1. Linee
Guida del CIF (Collegio Italiano di Flebologia)-2000.
2. Oretti
C, Cont G, Barbi E, Ziani B, Marchetti F. Il linfedema primario
precoce: descrizione di due casi e revisione della letteratura.
Medico e Bambino pagine elettroniche 2006;9(8)
http://www.medicoebambino.com/_linfedema_arti_inferiori_linfatico_precoce_congenito_ecografia_piede.
3. Gruppo
di Studio sulle Infezioni e Infiammazioni costituito
dall’Associazione Italiana di Medicina Nucleare e Imaging
Molecolare. Linee guida per l’imaging medico-nucleare dei
linfedemi post-infettivi, 2002.
4.
Bernas MJ, Witte CL, Witte MH. The diagnosis and treatment of
peripheral lymphedema: draft revision of the 1995 Consensus Document
of the International Society of Lymphology Executive Committee for
discussion at the September 3-7, 2001, XVII International Congress of
Lymphology in Genoa, Italy. Lymphology 2001;34:84-91.
5.
Bettmann MA, Levin DC, Gomes AS, et al. Sudden onset of cold, painful
leg. American College of Radiology. ACR
Appropriateness Criteria. Radiology 2000;215 (Suppl):101-5.
6.
Damstra RJ, Mortimer PS. Diagnosis
and therapy in children with lymphoedema. Phlebology 2008;23:276-86.
7.
Tiwari A, Cheng KS, Button M, Mynt F, Hamilton G. Differential
diagnosis, investigation, and current treatment of lower limb
lymphedema. Arch Surg 2003;138:152-61.
8.
Michelini S. Allarme linfedema: la denuncia del professor Michelini.
Periodico Italiano 2010;2:80-4.
9.
Informazioni circa l’assistenza dei malati di linfedema e
relativi centri di riferimento sul sito: www.soslinfedema.it.
Vuoi citare questo contributo?