Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Giugno 2008 - Volume XI - numero 6
M&B Pagine Elettroniche
Contributi Originali - Casi contributivi
U
caso di bartonellosi viscerale in paziente immunocompetente
1Struttura
complessa di Pediatria e 2Servizio di Radiologia, Ospedale
San Leopoldo Mandic, Merate (Azienda Ospedaliera di Lecco);
3Clinica
Pediatrica, IRCCS “Burlo Garofolo”, Trieste
Indirizzo
per corrispondenza: a.bettinelli@ospedale.lecco.it
A
CASE OF SYSTEMIC BARTONELLOSIS IN A IMMUNOCOMPETENT BOY
Key
words
Fever
of unknown origin, laterocervical lymphonode enlargment,
hepatosplenic abscess, systemic bartonellosis
Summary
We
report a case of a 5-years old immunocompetent boy with
persistent fever and a diffuse enlargement of laterocervical
lymphonodes. We performed first an abdominal ultrasonography and
then a CT showing multiple hepatosplenic abscesses. Later the
family referred child's contact with young cats some months
before. Significantly high levels of antibody title for
Bartonella henselae confirmed the diagnosis. The boy received an
antibiotical therapy with azythromicin and gentamicin because of
the visceral diffusion of the disease. In typical cases there is
no indication to antibiotic therapy. |
G. è
un simpatico bambino di 5 anni e 8 mesi che abita in un ambiente
rurale poco distante dalla nostra Struttura e che giungeva alla
nostra osservazione poiché presentava da circa 7 giorni
temperatura febbrile a carattere intermittente, con puntate anche sino
a 40 °C, prevalenti nel pomeriggio e in serata. Dall'anamnesi
emergeva che il piccolo, non vaccinato per MPR, avrebbe presentato
una tumefazione laterocervicale monolaterale due settimane prima
dell'esordio della sintomatologia interpretata come parotite, poi
regredita per lasciare spazio a una linfoadenopatia diffusa del
collo.
G.,
sempre in buona salute e perfettamente immunocompetente, non
lamentava alcun sintomo, non aveva perso peso né la consueta
vivacità, sebbene gli episodi febbrili lo lasciassero piuttosto
spossato. Non viaggi recenti al di fuori della residenza.
All'esame
obiettivo generale la cute era rosea, integra, obiettività
cardiotoracica completamente negativa; la palpazione dell'addome
non evidenziava né resistenza, né masse, né
organomegalia. Linfoadenopatia diffusa laterocervicale e retronucale;
indenni le altre stazioni linfonodali.
Gli esami
ematochimici documentavano modesta leucocitosi (GB=12.600 con 62% di
neutrofili), aumento della PCR=15,4 mg/dl e della VES=100 mm/ora.
Nella
norma la funzionalità epatica e renale. Striscio periferico
negativo (Hb:11,2 g/dl, PTL=550.000 mm3). Sierologia per EBV,
Toxoplasma, CMV e reazione di Wright: negative. Mantoux: negativa.
Esami colturali (emocoltura, coprocoltura, urinocoltura, tampone
faringeo per adenovirus e SBEA): negativi.
La
radiografia del torace non evidenziava addensamenti e l'immagine
cardiomediastinica e vascolare risultava nella norma.
L'ecocardiogramma non documentava una dilatazione delle coronarie
e un interessamento delle valvole cardiache
Un'ecografia
addominale rilevava “a carico del fegato e della milza multiple
lesioni focali solide, ipoecogene; almeno sei a livello della milza e
a carico del fegato interessanti entrambi i lobi con dimensioni
variabili da pochi mm a un massimo di un cm. Lesioni epatiche a
contorni un po' più sfumati, quelle spleniche ben
delimitabili dal parenchima circostante. Ascessi? Interessamento
d'organo in malattia leucemoide-linfomatosa?”. A seguito di tale
referto, veniva eseguita una TAC addominale (Figura
1) che confermava nel contesto del parenchima epatico e splenico
la presenza di multiple lesioni focali ipodense di diametro compreso
tra i 5 ed i 22 mm; reperto compatibile in prima ipotesi con ascessi
multipli.
Figura
1. TAC addominale con mezzo di contrasto. Nel contesto del
parenchima epatico e splenico si evidenziano multiple lesioni focali
ipodense rotondeggianti di diametro compreso tra i 5 ed i 22 mm. Il
reperto è più evidente a livello delle lesioni epatiche
ed è compatibile in prima ipotesi con ascessi multipli.
Il
piccolo, stante l'anamnesi (emersa in seconda battuta) di contatto
con una cucciolata di gatti randagi qualche mese prima (erano
divenuti i compagni di gioco di G. e lo avevano riempito di graffi…),
veniva sottoposto a sierologia per Bartonella henselae. In
tempi rapidi ottenemmo una risposta decisamente significativa: IgG
anti-Bartonella POSITIVE 1:512 ed IgM positive. Si poneva
quindi diagnosi di “malattia da graffio di gatto” (CSD) in
forma viscerale. A completamento diagnostico, è stata eseguita
una visita oculistica che escludeva uveite o problemi retinici.
Il
bambino quindi presentava una forma sistemica di bartonellosi con
interessamento epatosplenico.
Dopo
consulto con Centro specialistico veniva iniziata terapia con
azitromicina 10 mg/kg in unica dose per il primo giorno seguito da 5
mg/kg per altri 4 giorni per la prima settimana, quindi 5 mg/kg per 5
giorni la settimana per altre 4 settimane (tale durata è stata
da noi stabilita poiché non vi è accordo generale circa
questo punto). Per i primi dieci giorni, poiché il piccolo
inizialmente tendeva a non sfebbrare, veniva aggiunta gentamicina per
via venosa, proseguita per 10 giorni.
Si
osservava completa defervescenza e riduzione della linfoadenopatia
laterocervicale dopo il primo ciclo di terapia.
Abbiamo
rivisto G. una prima volta dopo 5 giorni dalla dimissione: in
quell'occasione mostrava un'eruzione cutanea al tronco,
orticarioide con maculopapule di colore rossastro, non
particolarmente pruriginose, interpretabili come altra manifestazione
sistemica della malattia.
Dopo
circa un mese è stata ripetuta un'ecografia addominale
documentante la risoluzione delle lesioni epatiche; ancora
riconoscibili 3 noduli ipodensi splenici. G. presentava ancora
esantema cutaneo, anch'esso in via di risoluzione.
Gli
indici di flogosi erano completamente negativizzati. In ulteriore
incremento le IgG specifiche (1:1024), con persistenza delle IgM
anti-Bartonella.
Il
follow-up di G. è durato per un anno, in cui il piccolo
è cresciuto in modo soddisfacente e non ha presentato alcun
problema clinico; l'ultima ecografia (dopo 6 mesi di follow-up)
mostrava un'obiettività epatica perfettamente regolare e a
livello splenico due piccole lesioni calcificate (Figura
2).
Figura
2. Ecografia addome; in particolare nel parenchima del parenchima
splenico sono ancora riconoscibili tre piccole lesioni rotondeggianti
del diametro di 11, 8 e 6 mm rispettivamente.
La
bartonellosi è caratterizzata, nella sua forma tipica, da
un'adenite in una sede che drena una lesione provocata dal
graffio o morso di un gatto e ha per lo più un'evoluzione
favorevole, autolimitantesi. Da 3 a 5 giorni dopo la procurata
lesione da parte (di solito) di un cucciolo maschio, compare nella
stessa sede una papula che evolve quindi in vescicola e crosta. Dopo
due settimane, compare un'adenopatia satellite che può
essere paucisintomatica; talora si osserva franca adenite che giunge
a guarigione in settimane o addirittura mesi. A volte è
presente astenia e dolore addominale. Solo un 30% dei soggetti
presenta febbre, 1/3 dei quali elevata.
Una
quota variabile dei soggetti (stimata sino al 25%) presenta forme
atipiche, tra cui la più comune è la Sindrome di
Parinaud (lesione congiuntivale da inoculo, congiuntivite
granulomatosa, non suppurativa e linfoadenopatia reattiva
preauricolare), ma si annoverano sintomi del sistema nervoso centrale
(ipereccitabilità, convulsività, deficit dei nervi
cranici sino al coma), neuroretiniti, polmoniti, endocarditi,
osteomieliti e una malattia viscerale diffusa come nel nostro caso.
In
genere, si tratta di pazienti indagati per febbre di origine
sconosciuta, con sintomi spesso modesti, senza movimento degli enzimi
epatici e senza obiettività di epatosplenomegalia, in cui vi è
riscontro all'ecografia addominale di lesioni ipoecogene nel fegato
e nella milza. Dal punto di vista istologico si tratta di granulomi
necrotizzanti stellati.
Per
quanto concerne il trattamento, va sottolineato che la
bartonellosi è una malattia autolimitantesi e la terapia
antibiotica è di dubbia utilità sulla prognosi finale.
Tuttavia essa è indicata nelle forme disseminate e/o viscerali
e necessaria nei pazienti immunocompromessi. Oltre all'azitromicina,
altri farmaci efficaci sembrano essere la rifampicina, la
gentamicina, la ciprofloxacina, il TMP-SMX.
Tra le
affezioni febbrili persistenti (a volte associate a linfoadenopatia
ed evidenza ecografica di ascessi epatosplenici), la “malattia da
graffio di gatto”, deve essere posta sempre in diagnosi
differenziale. Per la diagnosi di infezione recente si ritiene
significativo un titolo di IgG >1:512 o un aumento di 4 diluizioni
del titolo IgG in un periodo di 2-4 settimane; una titolazione 1:256
pur essendo significativa, potrebbe essere poco attendibile in
soggetti con malattia pregressa in continuo contatto con gatti. La
ricerca delle IgM appare a questo riguardo importante, confermando una
diagnosi che, se dubbia, comporterebbe ulteriori indagini invasive.
Le IgM anti-Bartonella possono persistere positive per 3 mesi circa e
le IgG (a titolo elevato) per oltre 12 mesi.
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