Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Ottobre 1998 - Volume I - numero 8
M&B Pagine Elettroniche
Il punto su
I
pidocchi del capo
Dipartimento
di Pediatria - Università di Firenze
Con il
nome di pediculosi s'intende l'infestazione del corpo da parte dei
pidocchi.
Tre tipi
di pidocchi sono parassiti obbligati dell'ospite uomo:
a)il pidocchio del corpo o dei vestiti (Pediculus
humanus corporis), ormai scomparso nei nostri climi dalla fine
della seconda guerra mondiale. E' il più importante dei 3
pidocchi, perchè capace di albergare e trasmettere unaRickettsia, la Rickettsia prowazekii, responsabile del
tifo, detto appunto petecchiale epidemico, una Bartonella
(Bartonella quintana, responsabile della febbre delle trincee,
detta anche febbre quintana) (Vedi la pagina elettronica del mese di
Settembre 1998: "Tre diagnosi per Serena") e unaBorrelia (Borrelia recurrentis, responsabile della
febbre ricorrente). Qualcuno ricorda di sicuro in zona di guerra, i
grandi mastelli pieni di acqua in ebollizione, nei quali i soldati a
turno bollivano i propri abiti, per eliminare i pidocchi.
b)
il pidocchio del pube (Pthirus pubis), volgarmente
detto anche "piattone" o "piattola", per la sua
forma grossolanamente piatta, con l'aspetto che ricorda una
testuggine. Esso viene trasmesso quasi sempre per via sessuale; può
occasionalmente invadere anche i peli delle ascelle e le
sopracciglia. E' quest'ultima l'unica sede per i bambini, alla quale
il pidocchio giunge per diffusione molto spesso da un fratello
maggiore. E' una frequente infestazione, tipica dell'adolescente,
maschio e femmina, e del giovane adulto.
c)il pidocchio della testa (Pediculus humanus
capitis) del quale stiamo trattando (figura1).
figura
1
Negli
ultimi anni il pidocchio della testa (PT) ha avuto un'enorme
diffusione nella popolazione infantile, anche grazie al fenomeno
dell'acquisita resistenza ad alcune sostanze usate per combatterlo,
proprio nello stesso modo e con gli stessi meccanismi, messi in opera
dai batteri e dai virus.
I dati
ISTAT a questo proposito si riferiscono agli anni precedenti il 1992:
sappiamo che nel 1989 sono stati notificati 3540 casi di pediculosi
della testa, 3672 nel 1990 e 2539 nel 1991; dal 1992 non c'è
più obbligo di notifica. Ovviamente, come per le malattie
infettive, le notifiche sono di molte volte inferiori alla realtà.
Sempre dai dati ISTAT risulta che i maschi sono più colpiti
delle femmine, anche se si sa che i soggetti di sesso femminile sono
più spesso colpiti di quelli di sesso maschile: circa il 70%
dei casi notificati riguarda soggetti di età inferiore ai 15
anni. L'Associazione americana per la pediculosi stima che circa 12
milioni di bambini siano infettati in USA con PT, ogni anno.
Sono
soprattutto i bambini dei nidi, della scuola materna e dei primi anni
della scuola elementare a essere colpiti per primi: attraverso il
bambino, il PT entra nelle famiglie e si diffonde a quasi tutti i
componenti. I soggetti con le chiome folte sono i preferiti, anche se
è ormai chiaro che non hanno alcuna influenza la lunghezza dei
capelli, o la frequenza nell'uso dello shampoo o della spazzola. Alle
famiglie è bene subito ricordare che, al giorno d'oggi,
"prendere i pidocchi" non rappresenta un segnale di scarsa
igiene personale e familiare (anche se è vero che una regolare
pettinatura e spazzolatura dei capelli riduce l'infestazione e
ritarda la comparsa dei sintomi), nè tanto meno di sporcizia e
di povertà. Il PT colpisce ricchi e poveri, senza tenere alcun
conto dello stato socio-economico dell'ospite, nè tanto meno
del conto in banca. L'identificazione del PT con la scarsa igiene
personale e con la povertà, è la causa principale della
tendenza, da parte della famiglia, a nascondere la realtà, con
gli amici, con i vicini e nella scuola: le conseguenze sono
facilmente intuibili. La mancata conoscenza porta all'impossibilità
di applicare le comuni norme per limitare la diffusione della
pediculosi nella comunità e quindi nelle famiglie.
Il
riconoscimento di questa riluttanza a comunicare l'esistenza di una
pediculosi ha fatto sì, come vedremo meglio in seguito, che
ogni azione diretta a limitare la diffusione della pediculosi nella
popolazione non può non passare da una corretta informazione
delle famiglie, anello essenziale nella battaglia contro i pidocchi.
La
trasmissione avviene soprattutto per contatto diretto con i capelli
infestati, con i pettini, con le spazzole, attraverso i cappelli o
altri effetti personali.
Quanto
vive un PT lontano dalla testa dell'uomo ?
Il PT,
come gli altri pidocchi, vive esclusivamente di sangue umano, per cui
deve necessariamente soggiornare in vicinanza del cuoio capelluto,
dal quale trae il nutrimento. Lontano dal corpo umano e dal suo
calore egli sopravvive per poco tempo, al massimo due-tre giorni
(massimo 10 giorni). Di questo va tenuto conto quando tratteremo
della profilassi e della cura della pediculosi.
Il
pidocchio preferisce abitare in un ambiente caldo, con una
temperatura fra i 35 e i 36° C, quale è quella del cuoio
capelluto; quando la temperatura corporea, per una ragione qualsiasi,
si abbassa, esso tende a migrare. Mi ricordo quando, nei primi anni
degli studi medici (eravamo in piena guerra), in sala di dissezione
notai che i capelli di un cadavere erano tutti un brulicare di
pidocchi, che si muovevano attivamente, cercando di raggiungere la
cima dei capelli; richiamai l'attenzione del tecnico addetto alle
autopsie che dichiarò che questo fenomeno è abbastanza
frequente nei morti; lo spiegò dicendo che nei morti "scoppia
la vena pidocchina", dalla quale fuoriescono i parassiti. In
effetti il pidochio cerca di sfuggire al freddo della morte,
allontanandosi dalla pelle il più possibile.
Quanto
vive un pidocchio della testa ?
Altri
elementi importanti per intraprendere una buona prevenzione e una
buona cura, si ricavano dalla conoscenza della vita del PT. Dal
momento della fuoriuscuta dall'uovo (cioè dalla lendine:
attenti, questo sostantivo può essere femminile o maschile) il
PT vive da 1 a 2 mesi. La femmina è in grado di depositare da
4 a 6 uova al giorno, dopo 2-3 settimane di vita, durante le quali
presenta tre mute; le uova vengono fissate, anzi meglio cementate con
chitina, alla parte del capello più vicina al cuoio capelluto.
Le ninfe emergono dalla lendine da 7 a 10 giorni più tardi,
lasciando fissato al capello il guscio bianco, fortemente aderente e
resistente a qualsiasi tentativo di allontanamento. Poichè
l'uovo, nei climi temperati, viene deposto molto vicino al cuoio
capelluto (3-4 mm), poichè la ninfa lo abbandona 7-10 giorni
dopo la sua deposizione e poichè il capello cresce al ritmo di
circa 0,4 mm per giorno, possiamo essere sicuri che una lendine che
si trovi distante dal cuoio capelluto di un centimetro (per la
precisione più di 7 mm) o più, è di sicuro una
lendine vuota o morta. Questo dato ha, come vedremo, un'enorme
importanza per la prevenzione e per la cura.
La ninfa
diviene adulta dopo 7-14 giorni: a questo punto il PT maturo si
riproduce, le femmine iniziano a depositare le uova e il PT è
in grado di migrare verso altri ospiti. Da un facile calcolo si
ricava che durante la sua vita fertile, un PT maturo di sesso
femminile deposita da 250 a 300 uova. Se il riconoscimento
dell'infestazione non avviene alla prima invasione, anche se questa è
stata fatta da pochissimi individui, a un certo punto sulla testa di
un soggetto colpito si possono trovare da qualche centinaio a qualche
migliaio di pidocchi.
I
sintomi e i segni
Ilprurito è il sintomo iniziale più comune
dell'infestazione: poichè l'intensità del prurito è
caratterizzata da una forte componente soggettiva, ne deriva che, a
parità di grado d'infestazione, alcuni soggetti avvertono un
prurito intenso e insopportabile, mentre altri non avvertono che
minimi segnali. Ne consegue che nei primi la diagnosi è
nettamente più precoce che nei secondi, che giungono al
riconoscimento, solo quanto abbiano raggiunto la terza o la quarta
generazione del PT.
Prurito
significa grattamento e grattamento significa lesioni da
grattamento.
Poichè,
almeno all'inizio dell'infestazione, la sede preferita dai PT è
alla nuca e dietro le orecchie, è in questa sede che vanno in
primo luogo cercati i pidocchi e le loro lendini; analogamente è
qui che saranno prevalenti le lesioni da grattamento. Se il prurito è
molto intenso e persistente alle lesioni da grattamento di possono
associare alterazioni cutanee di tipo eczematoso, associate spesso a
infezioni batteriche secondarie. Non di rado partecipano al processo
infiammatorio le linfoghiandole della nuca e del collo (adenopatia
retroauricolare e cervicale posteriore). Il prurito è
legato alle lesioni cutanee prodotte dal pidocchio, che nel
trafiggere la cute, inietta saliva ed emette feci: le lesioni sono di
tipo eritematoso o papuloso. Sia le lesioni che il prurito sono
dovute alla ipersensibilità agli antigeni, presenti nella
saliva del pidocchio.
Prima o
poi l'idea che possa essere in gioco un'infestazione da PT passa
nella mente dei familiari, special
mente di quelli che hanno già vissuto un'esperienza
simile. Un'accurata ispezione, meglio se eseguita con una lente
d'ingrandimento, in un ambiene fortemente illuminato, permette di
mettere in evidenza le lendini, alla base dei capelli, costituite da
uova intatte o da gusci vuoti, o addirittura di vedere i pidocchi
vivi. Le lendini appaiono come piccoli elementi del diametro di 0,3
per 0,8 mm, di forma ovoidale, dal caratteristico colore
biancastro-giallastro, opache (figura 2): esse sono attaccate
singolarmente a un capello. Anche le lendini intatte, con opercolo,
non è detto che diano sempre luogo a un pidocchio, perchè
dal 2 al 12 % di esse non sono fecondate. Il PT ha una forma
allungata, un colorito bianco-grigiastro, con una testa, provvista di
due prolungamenti, e un corpo grosso e tozzo, dotato di 6 gambe,
terminanti a uncino. Ha una lunghezza complessiva di 2-4 mm: rimane
fisso ai capelli.
figura
2 |
A volte
può essere difficile differenziare le uova del pidocchio dalle
cellule follicolari che scivolano via facilmente dal fusto del
capello o dalle cellule epiteliali desquamate (forfora).
Poichè,
come abbiamo visto il pidocchio deposita le uova lungo il capello, a
3-4 mm dalla superficie del cuoio capelluto, la durata
dell'infestazione può essere valutata, misurando la distanza
fra la lendine e la pelle.
Le nonne,
che trasmettono nella famiglia le notizie sui pidocchi, adoperano per
confermare il sospetto il famoso pettine fitto o "pettinessa",
come veniva volgarmente chiamato. Oggi questi strumenti non si
trovano facilmente in commercio o sono presenti solo all'interno
delle confezioni di sostanze contro i pidocchi.
Prevenzione
Quando in
una famiglia si riesca a far diagnosi di pediculosi della testa,
vanno esaminati accuratamente tutti i componenti. A questo punto
capita spesso che, sia quelli che hanno davvero l'infestazione che
quelli che non l'hanno, presentino prurito, a volte anche intenso e
duraturo; tutti poi hanno un senso vivace di repulsione al solo
pensare di albergare parassiti nella testa e alcuni dimostrano
irrazionalmente un naturale senso di avversione verso chi ha
effettivamente i pidocchi sulla propria testa. Del coinvolgimento
emotivo della famiglia il pediatra deve sempre tener conto: egli
deve, al solito, non solo rassicurare, ma deve spiegare con
accuratezza la vita naturale del pidocchio del capo e le misure
preventive e curative da intraprendere.
Il
complesso delle misure preventive riguarda soprattuttto le famiglie e
le scuole. E' ormai evidente il ruolo fondamentale, svolto dai
genitori, per garantire la continua e attenta sorveglianza dei propri
figli, che devono recarsi a scuola esenti, per quanto è
possibile, da parassiti e/o loro uova. Anche se gli oggetti non
giocano una parte importante nella trasmissione dei pidocchi, a volte
i genitori, nell'ansia di eliminare il pericolo di contagio,
desiderano disinfestare federe, lenzuola e asciugamani con lavaggi e
stiratura con ferri da stiro ad alte temperature. Temperature
superiori a 53,5° C, mantenute per 5 minuti sono letali infatti
per uova e pidocchi. Spazzole e pettini possono essere lavati con un
pediculocida o in acqua calda. Anche il lavaggio a secco è
efficace. Per oggetti non usati da oltre qualche giorno non è
necessario procedere ad alcun provvedimento: nel dubbio è
sufficiente conservare oggetti, cappeli e vestiti per 10 giorni, in
un sacco di plastica. Non è necessaria la disinfestazione dei
mobili, come sedie, poltrone o divani. Non vi è alcuna prova
che risultino utili gli insetticidi ambientali nel controllo della
pediculosi della testa, mentre può essere utile l'uso di un
normale aspiratore.
In caso
di scarsa collaborazione da parte della famiglia, le strutture
scolastiche e quelle sanitarie, in stretta collaborazione, devono
poter utilizzare altri strumenti che, nel rispetto delle norme
vigenti, garantiscano la tutela del singolo e delle collettività.
In particolare la struttura scolastica deve impegnarsi a considerare
la pediculosi come una malattia infettiva "contagiosa" a
tutti gli effetti, così come avviene per le malattie
esantematiche, le congiuntiviti e le dermatite. Ovviamente la scuola
non si deve ritenere autorizzata o ricorre a misure estreme, come la
rasatura dei capelli degli alunni, rimedio, troppo
semplicisticamente, applicato qualche decina di anni fa.
Ai
bambini deve essere permesso di tornare a scuola o in comunità
il mattino dopo il primo trattamento, poichè il rischio di
trasmissione è rapidamente ridotto dal trattamento. E' da
rivedere la politica di riammettere a scuola o in comunità
solo i bambini che siano completamente senza uova, che, come abbiamo
visto possono essere vuote o morte dopo il trattamento.
Quali
norme debbono essere seguite nelle scuole (MG Santini) ?
- in caso
di sospetta pediculosi (per visione diretta delle uova o dei pidocchi
o per frequente grattamento della testa) gli insegnanti daranno
tempestiva comunicazione alla famiglia e l'alunno potrà
rientrare a scuola con autocertificazione dei genitori che è
stato effettuato il trattamento ed eventualmente sono state asportate
le lendini, oppure che il trattamento non è stato necessario
per l'assenza di parassiti e/o di lendini.
- nel caso si siano verificati casi sospetti nella classe, gli insegnanti, oltre alla procedura sopra descritta, inviteranno gli altri genitori a una particolare attenzione al fenomeno
- in caso di frequenti recidive, legate soprattutto alla scarsa sensibilità al problema da parte di alcuni genitori, è necessario che, per poter frequentare la comunità, i casi accertati e quelli sospetti esibiscano cettificazione medica di non contagiosità, e, nel caso questo non avvenga, gli alunni dovranno essere allontanati fino alla presentazione della documentazione necessaria
- qualora si verifichino situazioni di particolare gravità, la certificazione di non contagiosità potrà essere richiesta da parte del Direttore Didattico per intere classi.
La
certificazione di non contagiosità dovrà essere
rilasciata presso la sede distrettuale, previa visita di controllo,
in presenza di uno degli esercenti la patria potestà o di un
suo delegato.
La
struttura sanitaria del distretto deve essere inoltre disponibile per
la effettuazione d'incontri di educazione sanitaria, per la
sensibilizzazione al problema sia delle famiglie che del personale
della scuola e per diffondere ulteriore materiale informativo, anche
con la collaborazione dei genitori e del personale scolastico,
interessato sotto questo aspetto.
La
Circolare ministeriale n.4 del 13 marzo 1998, non si discota, per la
prevenzione, da quanto sopra riportato.
Alcuni
genitori, in una scuola elementare di Firenze, per risolvere
definitivamente il problema della pediculosi, che colpiva
alternativamente ora l'uno, ora l'altro bambino della stessa classe,
hanno deciso di praticare nello stesso giorno, tutti insieme, un
trattamento antiparassitario. Probabilmente questo può essere
considerato l'uovo di Colombo.
Trattamento
Sfortunatamente
molti pediatri considerano la pediculosi della testa, come una
condizione alla quale non meriti prestare eccessiva attenzione. E
d'altra parte spesso mancano le conoscenze di base sia
sull'epidemiologia, che sulla diagnosi e infine sul trattamento della
pediculosi: vengono completamente ignorati, e qui sta il nocciolo del
problema, l'efficacia e i pericoli delle diverse sostante,
soprattutto dei pesticidi, quando usati di frequente.
Capita
abbastanza spesso che il pediatra rimandi i familiari al farmacista,
per la scelta del pediculocita e per le modalità della
somministrazione. Per quanto acculturato e volenteroso, il farmacista
non può avere quelle conoscenze che dovrebbero spettare al
pediatra: ne consegue che un trattamento efficace viene intrapreso
tardivamente, quando l'infestazione si è già diffusa
nella famiglia e nella comunità. La riluttanza dei genitori a
comunicare la presenza di pidocchi nella testa del proprio figlio fa
il resto.
Prima di
tutto una premessa: nessun agente topico è risultato essere
ovicida al 100%. Ne consegue che per eliminare i pidocchi possiamo
seguire due vie:
a)
eliminare tutti i pidocchi e tutte le lendini: azione di Sisifo,
sia per il loro numero, che per la difficoltà di staccarle dal
capello, con sostanze specifiche (Clear lice egg remover gel, Care
Technologies, Greewich, Conn; non in commercio in Italia), o più
semplicemente mediante la mescolanza a parti uguali di aceto e acqua,
che riesce a sciogliere il legame chitinoso fra capello e uovo
(ricordiamoci che l'aceto aiuta a sciogliere i depositi di calcio,
che con le acque dure, si formato in molti strumenti da cucina e da
bagno). Ma anche con questi tentativi non siamo affatto sicuri di
aver rimosso tutte le uova, tanto che è vero che
l'applicazione di questi rimedi, come riportato in letteratura, non
ha condotto ad alcun beneficio clinico. Infatti come abbiamo visto
nella profilassi, i bambini possono tornare a scuola,
indipendentemente dalla presenza di lendini.
b)
ripetere il trattamento dopo 10-15 giorni allo scopo di uccidere le
ninfe che siano nel frattempo fuoriuscite dall'uovo.
Il
trattamento della pediculosi va intrapreso quando vi sia la sicurezza
che il soggetto ne sia effettivamente colpito. Utilizzare
pediculicidi, di qualsiasi tipo, sulla testa del bambino, soltanto
perchè un amico, o un compagno di comunità è
affetto da pidocchi, è un errore, perchè ogni
pediculocida, anche i più moderni hanno una minima
potenzialità di tossicità diretta o comunque di
capacità di scatenare reazioni allergiche. La gravità
aumenta quando la madre, incautamente, ripete il trattamento in modo
continuativo o comunque ravvicinato.
Quindi i
pediculocidi non vanno adoperarti per la profilassi, ma solo per il
trattamento. La profilassi coinsiste, come abbiamo vista, nell'esame
attento della testa, nelle sedi classiche.
Il
reperto di uova a distanza ravvicinata dal cuoio capelluto (abbiamo
visto meno di 8 mm) in un soggetto non trattato, equivale al reperto
di un pidocchio e quindi indica la necessità del trattamento.
Lapermetrina è una piretrina sintetica, poco assorbita
dalla cute, dotata di un eccellente attività sui pidocchi e
sulle uova. Il suo meccanismo di azione risiede nella sua capacità
di agire sulle membrane neuronali degli insetti (in questo assomiglia
al DDT). Il piretro, come i suoi derivati, è dotato di bassa
attività tossica nei mammiferi, per la rapida
biotrasformazione da parte dell'idrolisi esterica e/o
dell'idrossilazione. La lenta biotrasformazione negli insetti è
la causa della forte attività pediculocida. Mentre gli effetti
tossici diretti sono rari, la possibilità d'indurre reazioni
di tipo allergico è relativamente frequente (dermatite da
contatto e allergia respiratoria). Il suo uso è controindicato
in soggetti che abbiano presentato reazioni da ipersensblità
verso la stessa permetrina o verso altri piretroidi o piretrine.
La sua
azione sul pidocchio non è immediata, come quella del
malation: essa richiede qualche minuto, per cui anche dopo
l'applicazione possono essere messi in evidenza pidocchi che
presentano qualche movimento per brevi periodi di tempo. Di questo è
bene rendere edotti i genitori.
Per molti
pediculicidi, un certo grado di attività rimane sui capelli
per periodi di tempo più lunghi di quelli indicati: per la
permetrina l'attività si prolunga per oltre 2 settimane, sia
per i pidocchi che per le uova. Per questa ragione, con la permetrina
il consiglio di ripetere la cura (seconda applicazione) dopo 1-2
settimane sembra inutile.
Il
prodotto si trova in commercio in Italia, come prodotto da banco, con
il nome di Nix, in crema liquida all'1% per uso esterno. Una al 5%,
disponibile in USA per l'uso su tutto il corpo nella cura della
scabbbia, non è in commercio in Italia. La crema all'1% viene
usata in soggetti al di sopra dei 6 mesi di età; prima si
procede al lavaggio della testa con uno shampoo normale; dopo il
risciaquo i capelli di asciugano, lasciandoli umidi. La crema viene
applicata sul cuoio capelluto e sui capelli in quantità
sufficiente a coprirli completamente. La quantità di crema
utilizzata è ovviamente in proporzione alla grandezza della
testa e alla lunghezza dei capelli. In linea di massima un flacone di
Nix è sufficiente per il trattamento della maggior parte dei
soggetti; in un bambino di pochi anni, il prodotto in genere avanza.
Nonostante quanto affermato precedentemente, alcuni studiosi
raccomandano una seconda applicazione dopo 1-2 settimane, per essere
sicuri di un successo completo.
Tutta la
letteratura recente afferma che, "grazie alla sicurezza e
alla efficacia, la permetrina viene considerata oggi come il
trattamento di scelta del pidocchio della testa".
Il
lindano, o gamma-benzene esacloruro, è un'altra sostanza
di sicura efficacia, usata per decenni, nel passato, per la cura
della pediculosi. Si tratta di una sostanza organoclorata, come il
DDT, che, fino alla diffusione della permetrina, ha rappresentato il
trattamento della pediculosi della testa più diffuso nel
mondo: si tratta di un pesticida ad azione lenta, che viene
immagazzinato nel tessuto nervoso e nel tessuto adiposo. Viene usato
come shampoo all'1%, con un'applicazione di solo 4 minuti, dopo la
quale i capelli sono sottoposti a una buona risciacquatura. La
lozione all'1% va tenuta invece più a lungo, per oltre 8 ore,
cioè per tutta la notte. Poichè l'attività
ovicida è bassa, il trattamento va ripetuto dopo una settimana
per uccidere i parassiti, usciti da poco dalle uova.
Il
lindano è "probabilmente" innocuo, se impiegato
secondo le istruzioni: così dice la Medical Letter; solo in
caso di uso eccessivo e scorretto o d'ingestione accidentale si è
verificata tossicità a livello del sistema nervoso centrale,
comprendete crisi epilettiche, e a livello del midollo osseo. Il
lindano è controindicato nei nati da parto prematuro, nelle
donne in gravidanza o durante l'allattamento e nei pazienti che siano
soggetti a crisi convulsive.
Piretrine
naturali con piperonil butossido: le piretrine sono sostanze
ricavate dai fiori di crisantemo, abitualmente associate in terapia
con il piperonil butossido, che conferisce loro stabilità e
potenzia il loro effetto. Questi prodotti possono essere venduti
direttamente al pubblico, sono innocui e sono cosmeticamente
accettabili; la loro applicazione richiede solo 10 minuti. Nel
passato sono stati molto usati contro i pidocchi del capo. In Italia
è in commercio una piretrina naturale con piperonil butossido,
sotto il nome di Cruzzy shampoo potenziato alla sumitrina (eCruzzy shampoo antiparassitario al piretro); è in
commercio anche come lozione (Cruzzy lozione). Essi non uccidono
tutte le uova non dischiuse e non hanno un'attività residua,
come la permetrina, per cui richiedono un trattamento da 5 a 7 giorni
dopo il primo per uccidere le ninfe, provenienti dalle uova appena
dischiuse. Sono stati descritti insuccessi terapeutici con questi
prodotti.
Il
malation è un pesticida organofosforico, molto usato in
agricoltura in USA, per l'eradicazione degli insetti. E' meno tossico
dell'analogo paration, col quale sono stati descritti molti casi di
avvelenamento accidentale. Questi prodotti sono degli inibitori
irreversibili delle colinesterasi: esso è probabilmente il
prodotto pediculocida ed ovicida ad azione più rapida
(pidocchi e uova sono uccisi in 3 secondi) nel trattamento della
pediculosi del capo. Esso è sicuro quando viene correttamente
impiegato, ma è stato ritirato dal mercato americano dallo
stesso produttore per il suo odore sgradevole, per il veicolo
alcoolico (che produce dolore quando giunga a contatto con la
congiuntiva), per il lungo tempo di applicazione e per la sua
infiammabilità. E' disponile in Italia come shampoo all'1%
(Aftir gel e shampoo): viene consigliato in due applicazioni,
di dieci minuti ciascuna, intervallate da una settimana.
L'ivermectina,
non disponibile in Italia, è un efficace pediculocita, da
somministrare per via orale in una dose singola di 200 mg/kg, con
scarsissimi effetti collaterali spiacevoli (in USA è in
commercio sotto il nome di Stromectal). E' stato dimostrato
che questa sostanza può essere utile anche per applicazione
locale in soluzione allo 0,8%, ma nemmeno in USA sono in commercio
formulazioni del genere.
In Italia
sono in commercio molti altri prodotti, per i quali esiste
un'indicazione di "attività contro i pidocchi della
testa, larve e lendini":
Apidoc:
shampoo e spray |
Azolin
lozione antiparassitaria, Azolin polvere antiparassitaria, Azolin
shampoo antiparassitario |
Mediker
A.P.: d-fenotrina |
MOM
piretro emulsione |
MOM
shampoo antiparassitario, NeoMOM polvere: neo pinamin
(tetrametrin) |
MOM
shampoo schiuma: d-fenotrina |
PAR
10: polvere |
Sapone
zolfo zeta |
Unigal:
sapone e shampoo |
La
Circolare ministeriale n.4, del 13 marzo 1998, ricorda per il
trattamento del pidocchio del capo:
- permetrina all'1% come shampoo
- piretrine associate a piperonil-butossido
- benzilbenzoato
- altri insetticidi
Secondo
la Circolare il trattamento disinfestante deve essere ripetuto ogni
7-10 giorni per almeno un mese: suggerimento che non trova alcun
riscontro nè nella pratica, nè in letteratura.
La
resistenza dei pidocchi
Negli
ultimi anni sempre più spesso sono stati riscontrati
insuccessi nel trattamento della pedicolosi. Nella maggior parte dei
casi è risultato che si trattava di una mancata osservazione
delle indicazioni del pediatra o del foglietto illustrativo; altre
volte l'insuccesso poteva essere legato a una precoce reinfestazione
o una vera e propria mancata esecuzione del trattamento prescritto.
Esistono tuttavia in alcuni casi prove sicure che stia insorgendo e
che stia aumentado una vera e propria resistenza del pidocchio del
capo ai pediculocidi. Già nel 1994 è stata segnalata in
Israele che la sensibilità del pidocchio della testa alla
permetrina era diminuita di 4 volte fra il 1989 e il 1994. Resistenza
alla permetrina, alle piretrine naturali e al lindano sono state
osservate anche in Gran Bretagna, Cecoslovacchia, Francia, USA e in
altri Paesi. Resistenza al malation è stata osservata in Gran
Bretagna e in Africa.
Il
rilievo di una resistenza ai farmaci è risultato tanto
frequente che è stata approntata una vera e propria strategia
per eliminare i pidocchi della testa, resistenti ai comuni
trattamenti (Tabella n.1).
Tabella
n.1
Trattamento
dei pidocchi della testa resistenti
| |
Sostanza | Raccomandazioni
per l'uso |
Permetrin
all'1% | Applicazione
per 30-60 minuti o per tutta la notte* |
Permetrin
al 5% crema | Applicazione
per tutta la notte* |
Ivermectin
200 md/kg | in
una singola dose, o applicazione come soluzione allo 0,8% |
Olio
minerale | Applicazione
per tutta la notte |
Rimozione
fisica Shampoo pettinatura con pettine fitto, due volte alla
settimana, per 1 mese. | |
*
Meglio se viene applicata una cuffia |
Conclusioni
Negli
ultimi anni la pediculosi del capo si presenta con una frequenza
sempre maggiore. Il pediatra pratico deve familiarizzarsi con questa
patologia e deve essere a fianco della famiglia per condurre contro i
pidocchi e le loro uova una lotta che sia insieme strenua ed
efficace. Non v'è dubbio che le nozioni di base sulla vita del
pidocchio rappresentano un punto essenziale per intraprendere un
trattamento efficace: queste notizie debbono essere trasmesse alla
famiglia, insieme alla rassicurazione che nei nostri climi il
pidocchio non è capace di trasmettere alcuna malattia.
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