Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Novembre 2000 - Volume III - numero 9
M&B Pagine Elettroniche
Contributi Originali - Ricerca
Senza
glutine contro il diabete. Anche se non ci sono gli EMA.
Risultati
preliminari.
Clinica
Pediatrica, Università di Trieste e IRCCS Burlo Garofolo,
Trieste.
Summary.
Anti-pancreas
antibodies identifie among relatives of diabetics subject with higher
risck of diabetes. As far non preventive strategy hase been shown
effective for prevenction of diabetes in these subjects. Several data
suggest that foods and infections are environmental factors relevant
to the risk of IDDM and that alterations in intestinal mucosa are
incolved in the pathogenesis of the disease. The risk of IDDM in
coeliacs depend upon the duration of exposure to gluten and in these
subjects anti-islet antibodies if present, tend to disappear after a
gluten free diet. Coeliac disease related IDDM account only for a
small number of diabetes cases and the role of gut in subjects
without serological markers of coeliac disease han not so far been
studied. In this study we investigated the role of gut mucosa in
anti-islet antibody positive IDDM relatives and the effect of a
gluten free diet on the intestinal hystology and on anti-pancreatic
antibodies.
Sommario
Gli
anticorpi anti-pancreas permettono di identificare tra i parenti dei
diabetici i soggetti a maggior rischio di sviluppare la malattia.Le
strategie preventive sperimentate in questo sogetti sono state fino
ad ora inefficaci.
Numerose
evidenze suggeriscono fattori ambinetali come cibi ed infezioni siano
importanti fattori di rschio del diabete tipo 1 e che alterazioni
della mucosa intestinale abbiano un ruolo nella patogenesi della
malattia.
Il
rischio di diabete nei soggetti celiaci dipende dalla durata
del'esposizione al glutine e in questi soggetti gli anticorpi
anti-pancreas, laddove presenti, tendono a scomparire a dieta senza
glutine. La malattia celiaca sembra però spiegare solo una
parte dei casi di diabete e il ruolo dell'intestino nei soggetti
senza segni sierologici di celiachia non è stato fino ad oggi
precisato.
Nel
presente studio abbiamo investigato il ruolo della mucosa in
familiari di primo grado di diabetici con anticorpi anti-pancreas e
l'effetto della dieta senza glutine sull'istologia intestinale e
sugli anticorpi anti-pancreas.
Presupposti
Sebbene
sia possibile identificare la maggior parte dei soggetti a rischio di
diabete insulino dipendente, a tutt'oggi non esistono strategie di
prevenzione dimostratesi efficaci. Uno studio multicentrico della
SIGEP (Venutura et al. Gastroenterology 1999) suggerisce con forza
che nei soggetti celiaci il rischio di diabete dipenda dalla lunga
esposizione al glutine, cioè dalla diagnosi tardiva della
celiachia. Di fatto la dieta senza glutine in celiaci con anticorpi
anti-pancreas si è dimostrata in grado di portare alla
scomparsa di questi anticorpi (Ventura et al J Pediatr 2000).
Solo una
piccola porzione dei casi di diabete sembrano però essere
spiegati dalla presenza di una sottostante celiachia (<10%).
D'altra
parte numerose evidenze (sia nell'animale di laboratorio che
nell'uomo dove l'esordio di diabete si accompagna ad un aumento
della permeabilità intestinale) suggeriscono che alterazioni
intestinali abbiano un ruolo nella patogenesi del diabete anche al di
fuori di una diagnosi tipica di celiachia. Resta poi il dubbio che la
celiachia sottostante al diabete sia sottostimata, dato che molti
diabetici hanno una positivizzazione degli anticorpi anti-endomisio
anni dopo l'esordio del diabete.
Per
questi motivi abbiamo intrapreso il presente studio, allo scopo di
valutare il ruolo dell'intestino e del glutine (in assenza della
sierologia della celiachia) nell'autoimmunità
antipancreatica. Il principale elemento innovativo dello studio è
l'esecuzione della biopsia intestinale in soggetti a rischio di
diabete ma negativi per la sierologia della celiachia. In questi è
stata successivamente valutato l'effetto della dieta senza glutine.
Obiettivi
- Valutare le caratteristiche istologiche della mucosa intestinale in familiari di diabetici soggetti con anticorpi antipancreas (Il diabete viene effettivamente dall'intestino?).
- Verificare l'effetto di un anno di dieta senza glutine sull'istologia intestinale e sugli anticorpi anti-pancreas (E' possibile prevenire il diabete in soggetti a rischio per mezzo della dieta senza glutine?).
Piano
dello studio.
I criteri
d'inclusione nello studio:
- Parentela di primo grado di un diabetico.
- Positività ripetuta per anticorpi correlati al diabete (ICA, IAA, GAD).
- Negatività per anticorpi antiendomisio e anti-transglutaminasi. I soggetti con sierologia positiva seguono l'iter diagnostico della malattia celiaca e non vengono inclusi nello studio, dato che l'efficacia della dieta senza glutine nel curare le alterazioni intestinali e nel provocare la scomparsa degli autoanticorpi anti-pancreatici è in essi già nota.
La
valutazione iniziale comprende gli esami sierologici e la biopsia
intestinale praticata per mezzo di esofago-gastro-duodenoscopia.
Vengono eseguiti controlli trimestrali della sierologia con
particolare attenzione alla valutazione dei problemi di gestione
della dieta della dieta senza glutine. La biopsia intestinale viene
rivalutata dopo un anno di dieta.
Risultati
Sono
stati arruolati nello studio 8 soggetti, 7 maschi e 1 femmina, età
media 28 anni (range 6 - 41 anni). Sette hanno accettato la dieta
senza glutine mentre uno (maschio, 11 anni, figlio di diabetico) è
uscito dallo studio (dopo essere stato sottoposto alla valutazione
iniziale) per motivi familiari.
Tutti
hanno compiuto la valutazione iniziale.
Anticorpi
antiendomisio e anti-transglutaminasi.
Nessuno
era positivo agli anticorpi anti-endomisio né agli
anti-transglutaminasi. In un caso, maschio 31 anni fratello di
diabetico (soggetto n. 6 della tabella riassuntiva) si è avuto
un valore di anticorpi anti-tTG iniziale appena sotto entro i limiti
della norma (14.6 %, valori normali fino a 16 %).
Anticorpi
anti-pancreas.
Gli
anticorpi anti-pancreas erano distribuiti come schematizzato nella
tabella riassuntiva. In sintesi, 5 soggetti su 8 sono risultati sia
ICA che GAD positivi, mentre 3 avevano una positività isolata
degli ICA. Gli IAA non erano positivi in nessun soggetto.
Biopsia
intestinale al reclutamento.
5
soggetti su 8 avevano alterazioni della mucosa indistinguibili da
quelle tipiche della malattia celiaca (grado secondo Marsh da 3°
a 3c).
Risultati
preliminari al termine dell'anno di dieta
Il
periodo di dieta di un anno è stato per ora completato in 4
soggetti su 8 (soggetti n. 4, 5, 6, 7).
·
Soggetto n. 7: figlia di diabetico, 6 aa, HLA DQ2 pos.
Alla
valutazione iniziale gli ICA sono isolatamente positivi e la biopsia
intestinale mostra un'atrofia grave (grado secondo Marsh 3c). AL
termine dell'anno di dieta gli ICA sono negativi e la biopsia
mostra solo lievi note di flogosi linfocitaria.
·
Soggetto n. 5: fratello di diabetico, 36 aa, HLA DQ2 neg.
ICA e Gad
positivo all'inizio, negativizza persistentemente gli ICA dal 6°
mese. La biopsia mostra all'inizio come alla fine solo lievi note
infiammatorie (Marsh 1).
·
Soggetto n. 6: fratello di diabetico, 31 aa, HLA DQ2 pos.
Gli ICA
inizialmente positivi sono negativi a partire dal 6° mese. La
biopsia intestinale migliora sensibilmente dal grado 3° secondo
Marsh al grado 1.
·
Soggetto n. 4: padre di diabetico, 41 aa, HLA DQ2 neg, IVGTT
patologica.
Positività
iniziale di ICA e GAD, biopsia intestinale score 3b secondo Marsh. A
un anno di dieta (condotta con grandi difficoltà) persistenza
degli autoanticorpi e delle lesioni intestinali (score da 3b a 3°).
Conclusioni.
I
risultati preliminari dello studio mostrano che nella maggior parte
dei soggetti a rischio di diabete sono osservabili alterazioni
dell'istologia intestinale. Inoltre, almeno in una porzione di
questi, la dieta senza glutine è sembrata in grado di portare
sia al miglioramento della mucosa intestinale che alla
negativizzazione degli anticorpi anti-insula (ICA).
Il
miglioramento più evidente si è osservato in due
soggetti con l'HLA DQ2, tipico della celiachia.
Dato che
l'intervento preventivo ha una probabilità tanto maggiore di
essere utile quanto minore è l'età in cui viene
attuato (minore è l'età tanto più alto è
il valore predittivo positivo degli autoanticorpi), ci sembra
importante la segnalazione anche del singolo dato riguardante la
bambina di 6 anni inclusa nello studio (soggetto n. 7). La piccola
mostrava alla valutazione iniziale un'alterazione grave della
mucosa intestinale (grado 3c secondo Marsh) e la positività
isolata degli ICA. Alla luce delle considerazioni fatte (rischio di
diabete in celiachia, intestino e diabete, anticorpi anti insula e
diabete) è difficile pensare che il miglioramento osservato
nella bambina a dieta senza glutine non abbia un valore preventivo
nei confronti del diabete.
La
domanda, un po' filosofica, che ci possiamo porre è se la
piccola possa essere considerata a tutti gli effetti una celiaca. La
risposta è probabilmente di sì, perché sono
presenti alterazioni intestinali tipiche che guariscono a dieta senza
glutine e perché è presente l'HLA DQ2 che rende la
bambina suscettibile alla tossicità da glutine. Ma, come si
diceva la questione è filosofica, poiché nella bambina
non avevamo alcun motivo di sospettare una malattia celiaca e perfino
se fosse stata sottoposta ai più recenti screening sierologici
non sarebbe stato formulato un sospetto di celiachia.
La
conclusione potrebbe essere che, in soggetti con familiarità
di diabete, anticorpi anti-pancreas e HLA “celiaco”
l'intolleranza al glutine vada sospettata indipendentemente dalla
sierologia specifica (anti-endomisio e anti-ti-transglutaminasi) e
vada effettuata direttamente la biopsia intestinale.
Al di là
del quesito se si possa o meno indicare questi soggetti come celiaci
(e se sì, se dobbiamo ripensare diversamente alla diagnostica
della celiachia) un altro dato originale che proviene dallo studio è
la presenza di alterazioni intestinali nella maggior parte dei
soggetti a rischio di diabete.
Anche
tralasciando la possibile dipendenza di queste dall'assunzione di
glutine, questo dato si aggiunge ai numerosi altri già
accennati per rinforzare l'ipotesi che il diabete insulino
dipendente nasca dall'intestino.
Lo studio
mostra che alterazioni della mucosa intestinale sono presenti anche
in soggetti che difficilmente potremo definire celiaci (diverso HLA,
non chiara dipendenza delle alterazioni dal glutine). E' possibile
che in questi casi l'enteropatia sia sostenuta da fattori
ambientali diversi dal glutine e ancora non riconosciuti.
L'ipotesi
che l' enteropatia sia una condizione di base comune a tutti i
soggetti diabetici non è stata finora valutata, dato che nella
pratica ci si limita a eseguire nei nuovi diabetici lo screening
sierologico della celiachia, rinunciando all'indagine bioptica in
caso di risultati negativi della sierologia.
Circa la
natura dell'associazione tra intestino e autoimmunità,
l'ipotesi più semplice che possiamo formulare è quella
di un ruolo della gliadina come “adiuvante immunologico”, capace
di causare una costante infiammazione mucosale sovvertendo i normali
processi di induzione della tolleranza.
Tale
ipotesi è conciliabile anche con un azione dannosa di sostanze
diverse dalla gliadina (per esempio le proteine del latte vaccino nei
primi mesi di vita).
In
pratica la gliadina sarebbe semplicemente una molecola per sue
caratteristiche intrinseche “difficile da tollerare”, in modo
simile a quanto avviene per alcune tossine batteriche (la tossina
colerica CTA e la tossina termolabile dell'Escherichia coli)
che funzionano come adiuvanti dell'immunità mucosale,
impedendo la contemporanea funzione mucosale di tolleranza. La
“adiuvanza” della gliadina potrebbe essere dovuta ad un circolo
vizioso di eventi che si verificherebbe nei soggetti DQ2 positivi in
seguito a un danno intestinale aspecifico, seguito da liberazione di
transglutaminasi, deaminazione della gliadina, aumento della affinità
di legame di questa con il DQ2, potenziamento della risposta immune,
perpetuazione dell''infiammazione e del danno intestinale (vedi
figure).
Deaminazione
della gliadina ad opera della transglutaminasi tessutale:
La
deaminazione della gliadina ad opera della transglutaminasi libera
nei tessuti porta ad un aumento dell'affinità di legame al
DQ2. Questa reazione è più intensa nei tessuti
danneggiati dove l'atività della transglutaminasi è
maggiore.
Circolo
vizioso tTG- gliadina:
La
reazione alla gliadina o altrifattori provcano un iniziale piccolo
danno intestinale.
ØLe
cellule danneggiate lierano transglutaminasi (tTG)
ØLa
tTG catalizza la deamidazione della gliadina
ØSi
formano peptici di gliadina con aumentata affinità per il DQ2
ØViene
potenziata la risposta anti-gliadina
ØAumenta
e si mantiene il danno mucosale.
G =
gliadina;
GD =
gliadina deaminata;
tTG =
transglutaminasi.
L'infiammazione
intestinale costituisce un segnale d'allarme che allerta il sistema
immune verso gli antigeni estranei che vengano a contatto con la
mucosa. La tendenza alla tolleranza in questi momenti viene
sacrificata a vantaggio di una più aggressiva risposta immune.
E' possibile che in tale contesto il sistema risponda verso
antigeni di origine infettiva che cross reagiscono con antigeni self
senza riuscire ad instaurare verso di essi la tolleranza.
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