Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Dicembre 2008 - Volume XI - numero 10
M&B Pagine Elettroniche
Contributi Originali - Ricerca
Le
polmoniti di comunità: migliorarne il trattamento sia sul
territorio che in ospedale con un protocollo comune
*UOC
Pediatria AORN A. Cardarelli, Napoli
°
UOC Pediatria Ospedale S. Maria delle grazie, Pozzuoli (Na)
°°
UOC Pediatria Ospedale S. Paolo, Napoli
**
PdF ASL Na 2
***
PdF ASL Na 1.
Indirizzo
per corrispondenza: paolo.siani@ospedalecardarelli.it
COMMUNITY
PNEUMONIAS: IMPROVING ITS TREATMENT BOTH ON THE TERRITORY AND IN
HOSPITAL USING A COMMON PROTOCOL
Key
words
Community
acquired-bronchopneumonias, Guidelines, Family paediatrician,
Hospital paediatrician
Summary
The
present treatment of community acquiredbronchopneumonias is
rarely consistent to the International guidelines. The hospital
records of 58 children and the clinical sheets of 52 cases
treated at home during a period of 6 months have been reviewed.
The guidelines of Cincinnati Children Hospital Medical Center and
of the British Thoracic Society have been presented to and
discussed among the family and hospital paediatricians involved
and the deviations of the behaviour with respect to the relative
indications have been evaluated (excessive utilization of control
radiography, excessive and improper first choice of a macrolide
and of cefalosphorines rather than of amoxicilline, excessive use
of intramuscular administration). Finally, 135 medical records of
hospitalized children and 65 of children treated at home have
been evaluated in the following 6 months: very significant
improvements have been recorded upon the management of these
patients. |
La
constatazione che i comportamenti diagnostici e terapeutici delle
polmoniti acquisite in comunità (CAP) sono poco aderenti alle
linee guida internazionali ha spinto un gruppo di pediatri
ospedalieri (PO) e di famiglia (Pdf) a studiare, approfondire e
discutere insieme le più importanti linee-guida di queste che
sono tra le più frequenti patologie dell'infanzia con
l'obbiettivo di verificare, attraverso lo studio di cartelle
cliniche ospedaliere e schede raccolta dati dei Pdf, se e quanto la
diagnosi e la terapia delle CAP siano più o meno aderenti alle
linee guida internazionali. L'altro obiettivo della ricerca è
stato quello di dimostrare se lo studio e la discussione in comune
tra PO e Pdf delle più accreditate linee guida internazionali
sia in grado di migliorare in modo significativo i comportamenti
diagnostico-terapeutici delle CAP. Per questo è stata condotta
una ricerca cui hanno preso parte 3 reparti ospedalieri e 9 pediatri
di famiglia.
La
ricerca ha previsto tre fasi.
Fase 1: revisione delle cartelle e schede cliniche dei casi di CAP osservati nei sei mesi precedenti lo studio (fase retrospettiva). Fase 2: studio e discussione delle principali linee-guida e loro condivisione con allestimento di due protocolli diagnostico terapeutici: uno per i Pdf, uno per i pediatri ospedalieri (PO) (fase intermedia e dello studio). Fase 3: arruolamento dei pazienti con nuove diagnosi di CAP nel semestre successivo a quello della revisione retrospettiva dei casi e applicazione dei protocolli condivisi (fase prospettica).
Fase 1: revisione delle cartelle e schede cliniche dei casi di CAP osservati nei sei mesi precedenti lo studio (fase retrospettiva). Fase 2: studio e discussione delle principali linee-guida e loro condivisione con allestimento di due protocolli diagnostico terapeutici: uno per i Pdf, uno per i pediatri ospedalieri (PO) (fase intermedia e dello studio). Fase 3: arruolamento dei pazienti con nuove diagnosi di CAP nel semestre successivo a quello della revisione retrospettiva dei casi e applicazione dei protocolli condivisi (fase prospettica).
Sia per i
casi diagnosticati sul territorio dai Pdf che per quelli
ospedalizzati, si è constatato che i comportamenti
diagnostico-terapeutici nella fase 1 (revisione retrospettiva delle
cartelle cliniche) erano scarsamente aderenti alle linee-guida
soprattutto per quanto attiene l'eccessivo impiego delle
cefalosporine e della via di somministrazione intramuscolare. Tali
comportamenti sono significativamente migliorati nel semestre
successivo allo studio delle linee-guida.
I
risultati di questo ricerca, pur se relativa a piccoli numeri,
consentono di affermare che lo studio, la discussione e la
condivisione comune tra PO e Pdf delle linee-guida delle CAP,
rivestono un ruolo fondamentale per migliorare in modo significativo
i comportamenti diagnostico-prescrittivi delle CAP, contribuendo
altresì a rendere più collaborativo il rapporto
ospedale-assistenza pediatrica sul territorio.
La
polmonite di comunità (CAP) può essere definita
clinicamente come la presenza di segni e sintomi di polmonite in un
bambino in precedenza sano, causata da un'infezione che è
stata contratta fuori dell'ospedale1.
La
polmonite è una malattia frequente in pediatria con 2,5
milioni di casi in Europa2 ed è spesso causa di
ricovero ospedaliero. Secondo uno studio epidemiologico finlandese ha
un'incidenza di 36 casi/1000/anno in bambini sotto i 5 anni e di
16,2/1000/anno nei bambini tra i 5 e 16 anni3.
Nel
20-60% dei casi l'agente eziologico non è identificato e, in
un numero significativo di casi, che varia tra l'8% e il 40%, può
essere in causa un'infezione mista1. Il miglior
predittore del germe sembra essere l'età: infatti nel
periodo neonatale sono in causa lo Streptocococcoo gruppo B,
Listeria monocytogenes e Escherichia coli; tra 1 e 3 mesi è
frequente Clamydia trachomatis; tra 3 mesi e 2 anni i virus
sono la causa più comune (RSV, parainfluenzali, influenzali,
adenovirus) con una percentuale compresa tra il 14-35%. Nei bambini
più grandi, nei casi ad eziologia batterica, il germe più
frequentemente in causa è Streptococcus pneumoniae,
cui seguono Mycoplasma pneumoniae e, molto più
raramente, Clamydia pneumoniae1.
Nonostante
l'argomento sia stato oggetto di diverse ricerche anche in Italia,
alcune delle quali condotte a livello nazionale4 e altre
recentissime a livello regionale5 che hanno messo in
evidenza, tra l'altro, l'eccessivo uso della radiografia del
torace e, spesso, anche di quella di controllo e l'uso
inappropriato degli antibiotici e della loro via di somministrazione,
si è ancora costretti a registrare comportamenti più o
meno difformi dalle linee-guida internazionali. Lo studio nasce da
questa constatazione derivata da un audit interno a tre reparti di
pediatria di Napoli e provincia e ad una revisione della casistica
delle polmoniti trattate dai Pdf i e dal confronto dei risultati di
questo audit con quelli della revisione delle casistiche dei Pdf. Si
è deciso, pertanto, di condurre una ricerca per verificare
quanto la gestione delle CAP fosse distante dalle prescrizioni delle
linee-guida e se lo studio in comune tra PO e Pdf delle linee guida
potesse migliorare, in modo più o meno significativo, i
comportamenti diagnostico-terapeutici di questa frequente patologia.
Il primo
è stato quello descrivere come sono gestite le CAP in una
realtà territoriale e ospedaliera della città di Napoli
e provincia.
Il
secondo quello di verificare se lo studio delle linee-guida in
comune tra Pdf e PO e la successiva stesura di protocolli condivisi
tra territorio e ospedale siano in grado di migliorare
significativamente il trattamento delle CAP.
Setting:
3
ospedali di Napoli e Provincia con un totale di 70 posti letto che
nel corso del 2006 hanno ricoverato complessivamente 5610 bambini. I
9 PdF assistono una popolazione complessiva di 6800 bambini e
svolgono la loro attività in aree che incidono sui tre
ospedali coinvolti.
La
ricerca si è svolta in tre fasi.
Fase 1:
revisione delle cartelle cliniche ospedaliere e delle schede dati
redatte dai Pdf dei casi di CAP osservati nei sei mesi precedenti lo
studio (fase retrospettiva).
Fase 2:
presentazione delle due più autorevoli linee-guida
internazionali1,4, scelte da uno dei partecipanti con la
maggiore esperienza in broncopneumologia pediatrica (fase intermedia
e dello studio).
Fase 3:
arruolamento dei pazienti con nuove diagnosi nel semestre successivo
ai quali dovevano essere applicati i protocolli condivisi (fase
prospettica). Nel corso della presentazione sono state evidenziate le
piccole differenze tra le due linee-guida considerate e sono emersi i
punti critici che rendono più o meno distanti i comportamenti
dei PO e dei Pdf dalle linee-guida e che hanno riguardato
principalmente:
1)
l'uso frequente della radiografia del torace per i Pdf e di quella
di controllo per i PO per quanto attiene la diagnostica, oltre che la
misurazione della saturazione di O2 al ricovero;
2)
l'impiego non giustificato di cefalosporine invece
dell'amoxicillina e la via di somministrazione intramuscolare nelle
polmoniti di grado lieve-moderato per quanto attiene gli aspetti
terapeutici;
3)
nelle forme medio-gravi in ospedale lo scarso uso della terapia
endovenosa cui era preferita quasi sempre quella intramuscolare. Alla
presentazione è seguita un'ampia e animata discussione, al
termine della quale (nella II giornata di lavoro) si è
raggiunta una sorta di “consensus” con successiva stesura e
approvazione di due protocolli, uno per i PO l'altro per i Pdf.
Nella
fase 1 (retrospettiva) i Pdf hanno riportato su di una apposita
scheda i dati di 52 casi di CAP diagnosticati consecutivamente in
bambini di età compresa tra 1 mese e 14 anni nel periodo che
intercorre tra il 1 ottobre 2005 e il 30 marzo 2006. Nello stesso
periodo i PO hanno riportato sulla scheda approntata per la fase
ospedaliera i dati di 58 cartelle cliniche relativi a bambini
ricoverati per CAP nello stesso periodo e di età comparabile
(1 mese-14 anni). In nessun caso le polmoniti diagnosticate dai Pdf
coincidevano con quelle trattati in ospedale. Nella parte prospettica
della ricerca (fase 3) dal 1 ottobre 2006 al 30 marzo 2007, sono
stati arruolati dai PO 135 bambini affetti da CAP e 65 ne sono stati
arruolati dai Pdf, pazienti giunti consecutivamente in ospedale o
presso l'ambulatorio dei Pdf. Era previsto che nei pazienti
ospedalizzati la diagnosi fosse confermata dalla radiografia del
torace, mentre per i pazienti trattati in ambulatorio dai Pdf era
prevista la sola diagnosi clinica. I quadri radiografici presi in
considerazione in quanto compatibili con la diagnosi di CAP sono
stati 3: a) addensamento polmonare, b) chiazzette consolidate, c)
infiltrati perilari.
Analisi
statistica
Sono
state calcolate le medie, le deviazioni standard e i ranger delle
popolazioni delle due fasi dello studio e dei giorni di degenza in
ospedale. Inoltre, per confrontare i risultati delle valutazioni
fatte nella fase 1° e nella fase 3°, si è utilizzato
il confronto tra percentuali in campioni indipendenti secondo Pearson
e Yates; mentre per la valutazione comparativa delle età medie
nelle differenti popolazioni e dei giorni medi di degenza si è
utilizzato il test “t” di Student per il confronto di due medie
indipendenti con l'ausilio del software SPSS (ver. 16.0.1).
Nella
fase retrospettiva dello studio l'età media dei pazienti
trattati in ospedale è stata di 43,8 mesi +36 (ranger: 1-158
mesi) e di 31,6 mesi + 29 (ranger: 1-144 mesi) nella fase
prospettica, non vi è una differenza statisticamente
significativa tra le due popolazioni p>0,1 (0,122). Nella fase
retrospettiva i bambini trattati dai Pdf presentavano un età
media di 55,9 mesi + 36 (range 1-168 mesi ) contro i 60,8 mesi + 30
(range 2-160 mesi) di quelli trattati nella fase prospettica, anche
in questo caso le due popolazioni sono sovrapponibili p >0,1
(0,150). La radiografia del torace è stata praticata in tutti
casi, nei bambini ricoverati in ospedale, come già detto e
solo nell' 8 % dei casi ambulatoriali. Nei pazienti ospedalizzati
la degenza media nella fase 1 è stata di 6,1 gg +2,5 (range
2-12gg) contro i 5,9 gg + 3,2 nella fase 3 con p >0,1 (0,270). Nei
pazienti visti in ospedale, la saturazione di O2 è stata
rilevata in 33/58 casi (56,9%) nella fase 1° e in 126/135 (93,3%)
nella fase 3, con una differenza statisticamente significativa
(p<0,001).
Nella
fase 1 della ricerca i Pdf hanno prescritto l'amoxocillina per os
(80 mg/kg) in 9/52 casi (17,3%) e in 44/65 casi (67,7%) nella fase 3,
con importante significatività statistica (p<0,001). I PO
hanno prescritto l'amoxicillina per os nella fase 1 in 10/58 casi
(17,2%) e nella fase 3 in 87/135 casi (64,4%) con una differenza
statistica, anche in questo caso, molto significativa con p<0,001.
Un macrolide per via orale è stato prescritto nella fase 1 in
39/52 pazienti (75%) trattati dai Pdf, percentuale che si è
ridotta nella fase 3 a 19/65 (29,2%) con p<0,001. Nella fase 1 i
bambini ospedalizzati sono stati trattati con un macrolide in 10/58
casi (17,2%), casi che si sono ulteriormente ridotti a 16/135 (11,8%)
nella fase 3; in questo caso il dato non risulta significativo
(p>0,1), segno di un utilizzo ospedaliero più selettivo di
questa classe di antibiotici. Una cefalosporina per via i.m. é
stata utilizzata in 35/58 pazienti (60,3%) trattati in ospedale nella
fase 1, percentuale che si è ridotta a 19/35 (14,1%) nella
fase 3, con alta significatività statistica (p<0,001). In
ospedale le cefalosporine per via e.v. non sono mai state utilizzate
nella fase 1 e solo nel 6,6% nella fase 3.
In
ospedale la radiografia del torace di controllo è stata
praticata in 29/58 casi (50%) nella fase 1 e solo in 29/135 casi
(21,5%) nella fase 3, risultato anche questo significativo con
p<0,001. Di questi 29 casi, 3 erano polmoniti complicate e 10
erano lattanti d'età compresa tra 1 e 3 mesi. Il 55% dei
pazienti giunti in ospedale non aveva praticato nessuna terapia ed
aveva bypassato il Pdf.
I bambini
diagnosticati in ambulatorio dai Pdf presentavano un'età
media di 60,8 + 30mesi circa il doppio di quella dei bambini
ricoverati in ospedale (31,6 +29 mesi). La possibile spiegazione
risiede nel fatto che i Pdf possono trattare a domicilio bambini
della II e III infanzia senza o con modesti segni di insufficienza
respiratoria. Questa è più frequente in bambini della
prima infanzia e soprattutto nei lattanti che, richiedono molto più
frequentemente l'O2 terapia e quindi le cure ospedaliere. Un altro
dato sembra utile sottolineare: la riduzione significativa dell'età
media dei bambini ricoverati che è passata da 43,8 + 36 mesi
della fase retrospettiva a 31,6 + 29mesi della fase prospettica. Il
che, forse, sta a testimoniare una maggiore appropriatezza dei
ricoveri per CAP, in quanto i tre ospedali hanno ricoverato bambini
con un età media di circa 30mesi (2,5 anni), probabilmente più
abbisognevoli di cure ospedaliere.
Il dato
che emerge in maniera molto chiara, e statisticamente rilevante, è
il cambiamento dell'approccio terapeutico sia in ospedale che negli
ambulatori dei Pdf, con il passaggio all'uso dell'amoxicillina da
10/58casi (17,2%) a 87/135casi (64,4%) dei pazienti trattati in
ospedale e da 9/52 casi (17,3%) a 44/65 casi (67,7%) di quelli
trattati nell'ambulatorio pediatrico. Questo cambiamento
d'approccio terapeutico, oltre che essere suggerito dalle
linee-guida prese in considerazione, é confermato da
recentissimi RCT che dimostrano come anche nelle polmoniti gravi i
risultati terapeutici sono gli stessi sia che si usi l'amoxicillina
per os, sia che si utilizzi una penicillina per via parenterale
(7,8). Un altro dato ci preme sottolineare è quello della
riduzione statisticamente significativa dell'uso del macrolide in
ambulatorio da 39/52 casi (75%) a 19/65 casi (29,2%) p<0,001. Va qui
detto che nella “consensus” raggiunta al termine delle due
giornate di studio delle linee-guida, si era convenuto di iniziare la
terapia empirica delle CAP sul territorio con l'amoxicillina,
tranne che nei casi fondato sospetto per un etiologia da Mycoplasma
o Clamidia e che l'eventuale passaggio al macrolide non
dovesse avvenire prima di 72 ore dal mancato sfebbramento. Tale
comportamento era in parziale difformità dalle raccomandazioni
delle due linee-guida considerate, che ritengono l'età, <
o > dei 5-6 anni, l'unica discriminante per trattare
empiricamente con l'amoxicillina o con il macrolide. Tali
raccomandazioni sono sostenute sia nel bambino che nell'adulto da
un basso livello d'evidenza sia nelle linee-guida1, che
nella letteratura9; inoltre, Streptococcus
pneumoniae è la causa più frequente di polmonite
associata ad unquadro clinico sensibilmente più grave rispetto
a quello causata da altri patogeni.
L'inutile,
dannosa ed antieconomica pratica della rxgrafia del torace di
controllo, prima della dimissione, si è ridotta in modo
significativo, da 29/58 casi (50%) a 29/135 casi (21,5%) p<0,001.
Non si è, invece, registrata alcuna significativa differenza
nelle giornate di degenza tra la fase 1° e la 3° (6,1+ 2,5
vs. 5.9+ 3,2 p 0.270). Questo dato sembrerebbe, quindi,
incomprimibile: verosimilmente ciò è in parte dovuto al
tipo di popolazione che, il larga parte, si ricovera in ospedale per
polmonite, rappresentata da bambini appartenenti a famiglie con più
o meno grave disagio psico-sociale e a famiglie d'immigrati. Questo
può spiegare, almeno in parte, la tendenza dei medici a tenere
ricoverato il bambino fino alla guarigione. Il 55% dei pazienti
ricoverati non aveva praticato nessuna terapia prima del ricovero e
accedeva al PS senza aver prima consultato il pediatra di famiglia6.
Su un'ultima significativa differenza tra i comportamenti pre e
post studio va richiamata l'attenzione e cioè la
misurazione, in quasi tutti i casi 126/135 (93,3%), della saturazione
di O2 al momento del ricovero, avvenuta nella fase III,
rispetto ai 33/58casi (56,9%) della fase 1° con p<0,001. I
cambiamenti registrati nella fase 3° dello studio, alcuni dei
quali d'elevata significatività clinica e statistica ed il
notevole incremento dell'uso dell'amoxicillina per os, sia in
ospedale che sul territorio, sono stati determinati, a nostro avviso,
dall'aver condiviso i principi fondanti delle linee guida con due
giornate di studio e la successiva stesura di protocolli comuni.
Inoltre l'aver costatato in maniera oggettiva, nello studio
retrospettivo, la scarsa aderenza alle raccomandazioni delle società
internazionali è stata la più importante motivazione a
far meglio insieme.
I
risultati di questo studio non consentono di trarre conclusioni
definitive perché si riferiscono a numeri abbastanza piccoli.
Il significativo miglioramento nel trattamento delle polmoniti dopo
lo studio e la condivisione comune delle linee-guida, consentono fin
d'ora di segnalare che l'approfondimento e la condivisione delle
linee-guida sono fondamentali per modificare comportamenti
diagnostici e terapeutici non corretti. La scarsa aderenza alle linee
guida si può spiegare sia per una parziale conoscenza delle
stesse, sia per un loro carente utilizzo come strumento quotidiano di
lavoro, in particolare per patologie frequenti come le CAP.
L'iniziativa di studiarle o di ristudiarle e approfondirle ma, in
particolare trarre da esse semplici e pratici protocolli di reparto,
sembra, da questa esperienza, assolutamente necessario per migliorare
ed uniformare comportamenti diagnostico-terapeutici indispensabili al
raggiungimento di buoni standard assistenziali. Esperienze in realtà
diverse dalle nostre, come quella d'alcuni ospedali del Regno
Unito, di recente pubblicate10, dimostrano che analoghe
difformità di comportamento nei criteri diagnostici e
terapeutici delle CAP, sono abbastanza diffuse, soprattutto per
quanto attiene la classe di antibiotici utilizzata e la loro via di
somministrazione. Un ultimo, e a nostro parere, importante messaggio
si ricava da questa ricerca: le linee-guida rappresentano uno
strumento fondamentale per lavorare insieme, ( pediatri di diversi
ospedali, pediatri ospedalieri e del territorio), migliorando quel
rapporto ospedale-territorio, indispensabile, tra l'altro, per
ridurre il numero degli accessi impropri in ospedale. Una ricerca
allargata a tutta la Regione potrebbe dare maggior forza ai messaggi
chiave che provengono da questo che è da considerare uno
studio pilota.
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