Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Dicembre 2011 - Volume XIV - numero 10
M&B Pagine Elettroniche
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La
pediatria di famiglia nell'area milanese: un'indagine di customer
satisfaction
1Pediatri
di famiglia, Milano
2Managing
Director, HealthCom Consulting Srl
3Research
Manager, Nextplora Spa
Indirizzo
per corrispondenza: roberto_marinello@fastwebnet.it
Family paediatricians in the metroplitan area of Milan: a customer satisfaction survey
Key
words Primary
Care Paediatricians (PCP), customer satisfaction, caregiver
Abstract
Objectives
- To assess parents' degree of satisfaction about caregiving by
Primary Care Paediatricians (PCP).
Materials
and Methods - A customer satisfaction survey was carried out
in the metropolitan area of Milan among 415 parents of children
aged 0-14 years, attended by PCP of the National Health System.
The ad hoc questionnaire was administered by Nextplora Research
Institute through Computer Assisted Web Interviewing (CAWI)
methodology.
Results
- On average, 80% of the families refer uniquely to PCP as the
caregiver for their children; only 20% refer sometime to a
private paediatrician. Families showed a high degree of
satisfaction (90%) about their PCP. 54% referred to PCP 3 or more
times (76% for children under 3 yrs, but also 34% between 7 and
14 yrs) in the last year. 16% of the families requested a home
visit in the last year, and the PCP satisfied the request in 70%
of the cases. In the other 30%, he/she suggested an office visit
or gave a phone advise. In 70% of cases the PCP is the main
advisor for growth of the child, health education and
vaccinations. About 80% of the children suffering from chronic
diseases is assisted by PCP with specific care plans and more of
50% of the PCP execute in the office simple diagnostic tests for
acute and chronic illnesses.
Conclusions
- Involvement, competence and communication skills are perceived
as particularly positive. Only a small minority complained about
difficulties in reaching the doctor by phone or in obtaining an
urgent visit. The interview was carried
out also on a small sample of foreign families who confirmed
their satisfaction about the PCP, but showed higher difficulties
to obtain an office visit in case of urgency. |
|
Obiettivi
– Valutare il grado di soddisfazione dei genitori riguardo
all'assistenza fornita dal pediatra di famiglia (PdF).
Materiali
e Metodi – Un'indagine di customer satisfaction è
stata condotta nell'area metropolitana di Milano tra 415 genitori
con figli di età 0-14 anni, assistiti dai PdF del Servizio
Sanitario Nazionale (SSN). Il questionario è stato fornito dal
Nextplora Research Institute tramite la metodologia CAWI (Computer
Assisted Web Interviews).
Risultati
– In media, l'80% delle famiglie affida i propri figli
prioritariamente alle cure del pediatra di famiglia convenzionato con
il SSN; solo il 20% a volte consulta il pediatra privatamente. Le
famiglie riferiscono un alto grado di soddisfazione (90%) riguardo il
loro PdF. Nello scorso anno il 54% si è rivolto al PdF 3 o più
volte (il 76% per bambini sotto i 3 anni d'età, ma anche il
34% tra i 7 e 14 anni d'età). Il 16% delle famiglie ha
richiesto una vista domiciliare nell'anno passato e il PdF ha
soddisfatto la richiesta nel 70% dei casi, mentre nel 30% dei casi ha
suggerito la visita ambulatoriale o ha dato consigli al telefono. Per
quanto riguarda la crescita del bambino, l'educazione sanitaria e
le vaccinazioni, nel 70% dei casi il PdF è il principale
consulente. Circa l'80% dei bambini affetti da patologie croniche è
assistito dal PdF con piani terapeutici specifici e più del
50% dei PdF eseguono semplici test diagnostici per malattie acute e
croniche in ambulatorio.
Conclusioni
– Il coinvolgimento, la competenza e la comunicazione vengono
percepite in modo particolarmente positivo. Solo una minoranza ha
lamentato delle difficoltà nel contattare il pediatra
telefonicamente o a ottenere una visita urgente. L'indagine è
stata condotta anche su un piccolo campione di famiglie straniere che
hanno confermato la loro soddisfazione riguardo l'operato del PdF,
ma hanno avuto maggiori difficoltà a ottenere una visita
ambulatoriale in caso d'urgenza.
In questi
anni le cure primarie, a livello mondiale, stanno subendo profonde
modificazioni indotte dal cambiamento progressivo della domanda di
salute e dalle nuove esigenze organizzative ed economiche della
Sanità.
Negli
ultimi 20 anni, in Italia, si sono dimezzate la natalità (da
1.000.000/anno a circa 550.000/anno) e la mortalità infantile
(dal 18,4‰ al 9‰), ma sono aumentati in modo esponenziale la
richiesta di visite per urgenza reale o percepita, l'accesso al
Pronto Soccorso (+400%) e il ricorso al pediatra di famiglia
(PdF)(+300%)1, pur essendosi ridotte, grazie alle migliori
condizioni sanitarie globali, alle vaccinazioni e alle terapie
antibiotiche, le principali malattie acute e infettive dell'infanzia.
L'insicurezza
familiare nella gestione sanitaria del bambino, favorita talora da
campagne mediatiche allarmistiche e sovente infondate, spesso aumenta
oggi il timore di malattie gravi, anche in presenza di sintomi
banali, e provoca un massiccio e incontrollato ricorso all'assistenza
medica di base e/o ospedaliera.
Inoltre,
la rapida crescita del numero di minori extracomunitari nel nostro
Paese (circa 1.000.000 a oggi, con una media del 22% sul totale dei
minori residenti e una punta del 24,5% in Lombardia)2,
l'aumento delle patologie croniche, dovuto alle sempre più
appropriate e tempestive diagnosi e alla maggiore sopravvivenza dei
neonati prematuri o patologici, stanno modificando velocemente il
ruolo e le modalità assistenziali della PdF.
Proprio
per adeguare le mutate condizioni e peculiarità
dell'assistenza pediatrica di base sono state apportate, tramite i
successivi Accordi Collettivi Nazionali3 e Regionali,
rilevanti modifiche all'organizzazione ambulatoriale della
pediatria territoriale, anche per dare risposte più efficaci e
appropriate a questi nuovi bisogni.
La
promozione delle forme associative tra pediatri (associazionismo,
gruppo, rete), i percorsi assistenziali per malattie acute e
croniche, la diffusione del self-help diagnostico ambulatoriale
consentono oggi ai PdF di svolgere in modo più coordinato ed
efficace interventi assistenziali sul versante
diagnostico-terapeutico, ma anche su quello preventivo-educativo,
mettendo il paziente al centro del percorso assistenziale.
Questa
evoluzione delle cure primarie è l'applicazione pratica del
concetto di Governo Clinico, cioè: “un approccio
integrato per l'ammodernamento del SSN, che pone al centro della
programmazione e gestione dei servizi sanitari i bisogni dei
cittadini e valorizza il ruolo e la responsabilità dei medici
e degli altri operatori sanitari per la promozione della qualità”4.
Questa
nuova visione sanitaria modifica quindi anche il concetto di
paziente, trasformandolo in quello di utente/cliente che non rimane
il soggetto passivo che subisce l'atto medico, ma che diventa
soggetto attivo che esprime liberamente il suo accordo e il suo
giudizio sulla qualità percepita delle cure, nell'ottica di
quella customer satisfaction che risulta sempre più importante
al fine della valutazione complessiva dei servizi sanitari5.
In PdF,
già da molti anni, sono state svolte ricerche sul gradimento
dell'utenza nei riguardi dell'assistenza pediatrica, soprattutto
in Veneto6, Toscana7 e Lombardia ove è
stata data particolare rilevanza al problema della qualità
delle cure8,9.
I
risultati di queste indagini, condotte con modalità molto
diverse l'una dall'altra, e su campioni molto variegati, hanno
sempre dato risposte sostanzialmente positive sulla qualità
percepita dalle famiglie sul ruolo e sul servizio erogato dai PdF
italiani, seppur con sfumature differenti.
Essendo
tuttavia trascorsi circa 7 anni dall'ultima indagine pubblicata,
stimolati dalle novità organizzative e contrattuali del
modello sanitario lombardo, nonché dalle frequenti discussioni
sulle problematiche assistenziali della pediatria di famiglia
nell'area milanese (libertà di scelta, visite domiciliari,
accessi in Pronto Soccorso)10,11, abbiamo deciso di
condurre un'inchiesta di customer satisfaction sulle famiglie
della provincia di Milano che avessero un figlio assistito dal PdF.
Obiettivi
della ricerca
- Valutare la soddisfazione verso i PdF da parte dei genitori di figli in età 0-14 anni residenti nella Provincia di Milano con particolare riferimento a:
- tipologia dell'accesso al servizio;
- ruolo e affidabilità del PdF;
- operatività dei nuovi compiti assistenziali previsti a livello regionale.
- Descrivere in maniera aneddotica il giudizio da parte di un campione ristretto di famiglie extracomunitarie.
Metodologia
La
rilevazione è stata condotta nell'area milanese, verso
genitori di bambini in età pediatrica, con due differenti
metodologie:
- una parte tramite CAWI (Computer Assisted Web Interviews), rivolta in modo particolare a genitori italiani;
- una parte tramite interviste personali presso lo studio di alcuni medici pediatri di Milano, al fine di riuscire a raccogliere le opinioni di pazienti stranieri difficilmente raggiungibili con altre metodologie.
L'intervista
CAWI è stata condotta sulla base di nominativi in target
estratti in modo casuale dal panel proprietario di Nextplora Spa. A
tali persone è stata inviata una e-mail contenente la
descrizione dell'iniziativa e un link tramite il quale accedere al
questionario on-line. In totale, questa fase ha permesso di
raccogliere 400 interviste tra il 19 e il 27 aprile 2010.
Le
interviste personali sono state condotte durante le prime due
settimane di maggio 2010 e hanno permesso di raccogliere le opinioni
di 20 genitori stranieri, eterogenei per nazionalità e
anzianità di permanenza in Italia. L'intervista è
stata effettuata all'esterno dell'ambulatorio del PdF e sulla
base di una “traccia di conduzione”, in modo da lasciare maggior
libertà di parola agli intervistati e ridurre al minimo le
difficoltà derivanti da una minore padronanza della lingua
italiana.
Profilo
del campione
Interviste
on-line. Per essere eleggibili, e quindi poter
rispondere al questionario, gli intervistati dovevano possedere i
seguenti requisiti: essersi recati almeno una volta negli ultimi 12
mesi dal PdF e non essere fruitori esclusivi di un pediatra privato.
Oltre a questo sono state imposte quote relative all'età dei
figli (50% da 0 a 36 mesi, 25% da 3 a 6 anni, 25% da 7 a 14 anni) e
alla residenza (50% residenti in Milano città, 50% residenti
in provincia di Milano).
Il
campione finale è risultato composto nel 74% dei casi da
mamme, con un'età media di poco superiore ai 30 anni,
residenti in Milano o provincia da oltre 10 anni (91%).
Interviste
personali. Sono state eseguite presso studi pediatrici di
Milano, rivolte a 20 intervistati stranieri provenienti da Cina,
Romania, Turchia, Marocco, Ecuador, Perù, Brasile e Mauritius.
Oltre la metà degli intervistati dichiarava di risiedere a
Milano da diversi anni, in modo particolare i padri; in 14 interviste
su 20 il figlio in cura dal PdF era nella fascia di età 0-36
mesi.
La
scelta del pediatra
Dall'indagine
emerge che l'81% dei genitori sceglie esclusivamente il PdF per
l'assistenza al proprio bambino, mentre il 19% si rivolge anche a
un pediatra privato, in quanto più accessibile e più
facilmente contattabile al bisogno.
Nella
maggioranza dei casi (Figura 1) il PdF
viene scelto in quanto è conosciuto e ha una buona reputazione
(30%), grazie alla quale parenti e amici decidono di consigliarlo
(30%), oppure per l'esperienza positiva che i genitori hanno avuto
con altri figli (14%). Importante nella scelta sono anche la comodità
e la vicinanza dell'ambulatorio alla propria abitazione (35%).
Un dato
interessante riguarda la differenza tra Milano città e
provincia, nella motivazione principale per la scelta del PdF. Mentre
per i genitori del capoluogo il principale motivo è la
conoscenza e la reputazione del professionista (41%), per quelli
dell'hinterland la scelta principale (41%) era quella d'ufficio
da parte della ASL (unico pediatra disponibile nell'ambito).
La
frequenza di visita in ambulatorio
In oltre
la metà dei casi (54%) i genitori portano i figli dal PdF per
visite di controllo/bilanci di salute, con una frequenza pari a 3 o
più volte all'anno (Figura 2).
Naturalmente, se questo dato risulta atteso per i bambini sino ai 36
mesi (3 o più visite annue nel 76% dei casi), si riscontra
un'elevata frequenza di visite anche dai 3 ai 6 anni (30%, 3 o più
volte) e anche nella fascia 7-14 anni (34%, 3 o più volte).
La durata
media delle visite di controllo, per tutte le fasce d'età,
si attesta tra i 10-15 minuti nel 53% dei casi e oltre i 15 minuti
nel 35%.
Le visite
domiciliari sono richieste dalle famiglie solo nel 16% dei casi e, 7
volte su 10, il PdF soddisfa questa esigenza, mentre negli altri casi
(30%) vengono fornite indicazioni, consigli telefonici oppure viene
proposta la visita ambulatoriale (Figura 3).
Il
grado di soddisfazione
L'87%
delle famiglie si ritiene molto o abbastanza soddisfatto della
professionalità e disponibilità del PdF e in 85 casi su
100 lo sceglierebbe di nuovo: sicuramente (51%) o probabilmente
(34%). Sempre una famiglia su due si dice sicura di consigliare il
proprio PdF a parenti e amici, e probabilmente lo farebbe nel 31% dei
casi, per un totale di oltre 8 famiglie su 10 (Figura
4).
Solo 2
famiglie su 10 decidono di cambiare il proprio PdF nel corso del
rapporto assistenziale.
Le
ragioni di questa soddisfazione e le aspettative di miglioramento del
servizio sono indicate nella Figura 5,
che illustra la “mappa” dei bisogni attesi per grado di
importanza (asse orizzontale), incrociati con il livello di
soddisfazione che la famiglia riscontra (dal basso in alto, sull'asse
verticale). Il quadrante in alto a destra identifica i punti di forza
del rapporto PdF/genitori, cioè l'incontro tra ciò
che le famiglie reputano più importante e che nel contempo
riscontrano essere maggiormente soddisfatto: capacità di
ascolto e relazione con i genitori, competenza e impegno
professionale, conoscenza della storia clinica del bambino, fornitura
di informazioni per la sua cura e la crescita, oltre al tempo
dedicato alla visita.
Nel
quadrante in basso a destra, invece, sono indicate le aree che
richiederebbero un miglioramento del servizio: maggiore facilità
di reperibilità telefonica e maggiore disponibilità a
effettuare visite urgenti, ragioni che, peraltro, corrispondono a
quelle che portano il 19% dei genitori a rivolgersi anche a un
professionista privato. Meno percepita è invece la criticità
relativa ai problemi organizzativi dell'attività (tempi di
attesa, rigidità degli orari di vista, disponibilità
alle visite domiciliari ecc.), riportata in basso a sinistra.
Il PdF è
il principale punto di riferimento per consigli o informazioni sulla
salute e sul benessere del bambino, per 7 famiglie su 10 (Figura
6).
Il
servizio
Di
particolare interesse risultano altri due dati emersi dall'indagine.
Le famiglie rivelano che, nel 55% dei casi, il PdF esegue (qualche
volta o frequentemente) piccoli esami diagnostici in ambulatorio e,
in quasi il 90% dei casi in cui questi sono effettuati, i genitori
ritengono che sia una pratica utile per migliorare l'assistenza al
figlio. Inoltre, i genitori il cui figlio soffre di patologie
croniche (circa il 10% del totale degli intervistati), per le quali
si richiede un'assistenza particolare, affermano, nel 79% dei casi,
di trovare presso il professionista piani di controllo specifici
(Figura 7).
Il
pediatra di famiglia e le famiglie straniere
L'indagine
sulla soddisfazione dei PdF è stata arricchita da una fase di
interviste a carattere qualitativo/narrativo con un numero ristretto
di genitori stranieri.
Nelle
interviste personali a queste famiglie emerge, senza valenza
statistica, un quadro sovrapponibile a quello locale, ma con una
differenza di fondo. Rispetto ai genitori italiani, quelli stranieri
esprimono esigenze abbastanza basilari, ma con aspettative diverse,
legate principalmente alla necessità di sentirsi ascoltati e
rassicurati.
L'aspetto
che per tutti gli intervistati riveste maggiore importanza è
la possibilità di essere ricevuti dal PdF in ogni momento di
necessità. Sia per motivi socio-culturali sia per le ansie
dovute a una non completa padronanza della lingua: il contatto
telefonico risulta per questi genitori poco interessante.
In ogni
caso, anche gli stranieri si sono dimostrati nel complesso molto
soddisfatti del servizio offerto dal PdF, considerato il primo punto
di riferimento al quale rivolgersi in caso di bisogno, affiancato dal
Pronto Soccorso nei momenti in cui il pediatra non è
disponibile.
L'indagine,
infine, ha segnalato una scarsa consapevolezza da parte dei genitori
stranieri verso i servizi offerti dal PdF, cui ci si rivolge quasi
esclusivamente per aspetti legati a patologie e/o urgenze, piuttosto
che per motivi di prevenzione e di educazione alla salute e al
benessere dei propri figli.
In questi
ultimi anni sono state numerose le indagini sulla customer
satisfaction nei riguardi della pediatria di famiglia in Italia.
Nonostante gli aspetti analizzati siano sostanzialmente
sovrapponibili, i differenti campionamenti e la diversità
metodologica (interviste dirette, telefoniche, telefoniche assistite
da computer, questionari on line) le rendono difficilmente
comparabili.
La
metodica di intervista al campione (CAWI) selezionato da Nextplora ha
garantito la massima neutralità delle risposte. L'aver
evitato l'intervista telefonica o presso lo studio medico ha
annullato alcuni bias di condizionamento.
L'alto
tasso di accesso a internet nelle famiglie del Nord-Ovest italiano,
di qualunque età e con figli in età pediatrica, supera
l'80% rendendo tale metodica attuale e rappresentativa per tutte le
fasce sociali. Il campione, egualmente suddiviso tra Milano e
provincia, ha garantito un'equa rappresentazione delle istanze
assistenziali della popolazione della grande città e di quella
più dispersa dell'hinterland, rappresentando di fatto la
variegata distribuzione demografica nazionale.
Dall'analisi
complessiva dei dati emerge l'immagine di un PdF competente e
affidabile, che ha saputo trasferire in un servizio sanitario “di
base” le caratteristiche proprie di una attività
specialistica, che sembra rispondere in maniera efficace ai bisogni
di salute di bambini e adolescenti.
La quasi
totalità delle famiglie affida i propri figli prioritariamente
alle cure del pediatra convenzionato con il SSN: questo dato è
più o meno sovrapponibile ai risultati di tutte le inchieste
svolte in altre aree del Paese negli ultimi 25 anni.
Il
rapporto di fiducia appare saldo fin dal momento della scelta del
pediatra; solo una famiglia su 5 cambia pediatra, soprattutto nei
primissimi anni di vita del bambino.
La
frequenza di accessi all'ambulatorio del PdF per bilanci di salute
è alta, non solo nei primi anni di vita, ma anche in età
più avanzate. Ciò indica il rinsaldarsi nel tempo del
rapporto di fiducia con il pediatra curante anche nel delicato
periodo adolescenziale, dove l'ambulatorio diventa un setting
privilegiato per fornire al ragazzo informazioni e raccomandazioni
sanitarie.
La visita
domiciliare (richiesta solo dal 16% delle famiglie) e le criticità
a essa legate risultano, nella nostra indagine, più contenute
e secondarie rispetto ad analoghe inchieste svolte in precedenza. Ciò
si può spiegare con una più efficace opera di
educazione sanitaria svolta costantemente dal PdF e con la sempre
migliore organizzazione ambulatoriale (disponibilità
telefonica, self-help, associazionismo), ma nel contempo può
essere giustificata anche dal sempre maggior accesso al Pronto
Soccorso ospedaliero in prima istanza e senza la ricerca preventiva
del contatto con il pediatra curante.
Il PdF
appare come la figura professionale di riferimento sui temi della
crescita e della cura del bambino, nonché nell'ambito delle
vaccinazioni, anche rispetto ad altre Agenzie od operatori
professionali (pediatra privato, ospedale, amici e parenti,
internet). Pertanto il “curarsi su internet” non rappresenta
quasi mai, per le famiglie, un'alternativa valida all'intervento
o alla consulenza del PdF.
Positivi
riscontri si hanno sui nuovi strumenti assistenziali regionali12,
quali il self-help ambulatoriale e i percorsi di assistenza al
bambino affetto da malattia cronica, che consentono oggi di gestire
molte problematiche acute e croniche con maggiore autonomia rispetto
al livello ospedaliero e/o specialistico, con l'auspicabile
obiettivo futuro di ridurre anche molti accessi impropri al Pronto
Soccorso, attraverso revisioni organizzative dell'attività
pediatrica territoriale che garantiscano una maggiore continuità
ed efficacia dell'assistenza territoriale pediatrica.
L'incentivazione
regionale per le forme associative tra PdF (associazione, gruppo,
rete) e l'adozione ormai capillare dell'informatizzazione
ambulatoriale (software gestionali e Sistema Informativo Socio
Sanitario-Carta Regionale dei Servizi) consentono già oggi ai
PdF lombardi una migliore e più tempestiva presa in carico
dell'assistito e uno scambio informativo in tempo reale tra
strutture e operatori sanitari.
La
soddisfazione complessiva delle famiglie si posiziona quasi al 90%
del campione (44% molto e 43% abbastanza soddisfatta). Tale
percentuale appare sovrapponibile a quella registrata nell'indagine
condotta dall'ASL di Milano nel 2002 con metodica CATI (Computer
Assisted Telephonic Interview), che rilevava un gradimento della
PdF cittadina, dal livello sufficiente a molto buono, dell'89%13.
I punti
di forza riferiti dalle famiglie coincidono con le più
importanti caratteristiche professionali e relazionali di questa
figura che tende oggi ad assumere la valenza di referente
privilegiato sui principali temi della cura, della prevenzione e
dell'educazione alla salute in età pediatrica, aspetti
peculiari della pediatria territoriale rilevati anche a livello
internazionale14.
Le aree
più critiche riguardano la parte gestionale e organizzativa
dell'attività, in cui viene segnalata una certa difficoltà
per la reperibilità telefonica e per l'accesso
all'ambulatorio per visite urgenti e, con meno importanza, il
supporto psicologico alla famiglia e i tempi di attesa per le visite.
Queste
difficoltà rispecchiano probabilmente la difficoltà ad
adeguare l'attuale organizzazione della PdF alle nuove aspettative
di salute e alle mutate condizioni sociali dei nuovi nuclei
familiari.
L'impatto
emotivo della malattia del bambino sulle moderne famiglie, l'aumento
delle cronicità, la composizione variegata e multietinica dei
nuovi pazienti, le problematiche lavorative sempre più gravose
per le famiglie, sollecitano ormai una rivisitazione culturale e
organizzativa dell'attuale PdF che, non rinunciando alla sua
“mission” assistenziale, basata sul rapporto di fiducia con la
famiglia, introduca nuove caratteristiche e strumenti operativi che
ne aumentino l'efficacia, la flessibilità e la continuità
assistenziale.
Questa
necessaria rivisitazione metterà in gioco le responsabilità
sia del professionista, ad adeguare il suo modo di lavorare ai nuovi
bisogni di salute dell'infanzia, sia delle Amministrazioni
Sanitarie, nel promuovere piani e modalità organizzative
dell'assistenza pediatrica di base sempre più al passo con i
tempi.
L'indagine
sul campione ristretto di famiglie straniere, da un lato, ha
confermato (anche senza significatività statistica) i
risultati quali-quantitativi emersi nelle interviste alla popolazione
italiana, dall'altro ha posto alcune criticità che risentono
delle diverse tradizioni socio-culturali delle etnie intervistate,
nonché del vissuto di malattia e del concetto di salute tipico
di queste popolazioni. La famiglia straniera cerca infatti tempestiva
accoglienza, ascolto e assistenza, soprattutto in caso di malattia
acuta o di urgenza soggettiva, e non coglie ancora a pieno
l'importanza e l'utilità pratica degli interventi legati
alla prevenzione e all'educazione sanitaria.
La
comunicazione e l'educazione sanitaria in favore di questi pazienti
devono pertanto prevedere una serie di messaggi chiave in grado di
informare ed educare sui reali obiettivi sanitari della popolazione
pediatrica, centrando l'attenzione sugli aspetti preventivi,
sull'educazione alla salute e sul corretto ricorso alle prestazioni
e ai presidi del SSN. Questo compito, impegnativo e molto delicato,
attiene sicuramente alla responsabilità del PdF, ma deve
prevedere una sinergia operativa “di rete” tra tutte le strutture
e gli operatori sanitari e sociali del SSN.
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