Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Aprile 2006 - Volume IX - numero 4
M&B Pagine Elettroniche
Contributi Originali - Casi contributivi
Segnalazione
di un caso di diabete neonatale
Divisione
di Neonatologia, Ospedale “San Gennaro”, A.S.L. Napoli/1
Indirizzo
per corrispondenza: giod@interfree.it
Detection
of neonatal diabetes
Keywords:
neonatal diabetes, genetic polymorphism, pancreatic beta-cells, K+
channels, uniparental disomy, sulfonylureas
Summary
Detection
of diabetes during neonatal age is very infrequent. Nonetheless
early diagnosis is crucial since if not promptly treated with
insuline, neonatal diabetes (ND) has a critical course. We report
the case of a female neonate, born with birth weight of 1970 gr
(SGA). The neonate had neither dysmorphic feature nor clinical
and biochemical evidence of acidosis and ketosis. Hyperglycaemia
was not present until fourteenth day of life when it was first
discovered on follow-up. ND is underlined by several different
genetic defects that may involve biosynthesis and secretion of
insuline as well as control of the number of pancreatic
beta-cells during fetal growth. No autoimmune markers are yet
found. Genetic pattern is related to clinical course of ND
(transient or permanent) as well as to response to therapy |
Il
riscontro in età neonatale di diabete è raro. Tuttavia
la diagnosi precoce è di cruciale importanza poiché la
malattia, non trattata prontamente con insulina, ha un decorso grave.
Descriviamo il caso clinico di una neonata nata alla 37°.
Il
diabete neonatale (DN) è segnalato nella letteratura
internazionale con una frequenza variabile da 1/600.000 nati/anno a
2,6/100.000 nati/anno, e con un notevole polimorfismo sia genotipico
che fenotipico1.
Descriviamo
il caso di una neonata da parto spontaneo eutocico alla 37°
settimana, con peso alla nascita di grammi 1970 (SGA), lunghezza = 44
cm, ritardo di crescita intrauterina (IUGR). Madre primigravida con
anamnesi familiare di ipercolesterolemia, ma negativa per diabete.
Nonno paterno affetto da diabete. Genitori non consanguinei.
Alla
nascita buon adattamento fisiologico con punteggio di Apgar 1°min.
= 8;5° min. = 9,10° min. =10 e regolare decorso clinico nei 5
giorni di degenza, con valori glicemia nella norma. Allattamento
esclusivo al seno. Esame neurologico nella norma in rapporto all'età
gestazionale. Assenza di segni dismorfici e in particolare di
macroglossia ed ernia ombelicale segnalati in alcuni casi di DN.
Nel corso
del follow-up veniva riscontrata, a 14 giorni di età,
un'iperglicemia marcata (290mg/dl) a distanza di 1-1,5h dal pasto,
con riduzione a 122 mg/dl un'ora più tardi2. Assenza di
segni clinici e biochimici di acidosi o chetosi.
Per
verificare il sospetto clinico di DN e orientarsi sulla forma
genetico-clinica della patologia, sono stati programmati un nuovo
controllo a digiuno della glicemia, la valutazione della
colesterolemia e trigliceridemia, dell'emocromo e l'equilibrio
acido-base. In associazione al DN sono stati descritti, insieme con
altri elementi fenotipici non presenti nella neonata da noi osservata
(macroglossia, ernia ombelicale, compromissione neurologica, aspetto
dismorfico), anemia e disturbi del metabolismo lipidico3-6. I tests
di laboratorio venivano eseguiti 48h dopo il primo riscontro di
iperglicemia per escludere ogni eventuale interferenza dovuta a
preparati farmacologici contenenti eccipienti glucidici.
Si
confermava l'iperglicemia (189 mg/dl) e si riscontravano
ipercolesterolemia (193 mg/dl), ipertrigliceridemia (12 2mg/dl) ed
anemia normocromica (RBC=3.230.000/mmc, Hb = 11,1 g/dl, Ht = 32,4%,
MCV = 100, MCH = 34,5; MCHC = 34,4). Assenti acidosi e chetosi.
La
neonata è stata immediatamente presa in carico, con ulteriore
conferma diagnostica ed inizio della terapia insulinica, da un Centro
universitario di alta specializzazione per il trattamento del DN.
Il DN può
essere determinato da diversi tipi di anomalie genetiche che possono
coinvolgere le beta-cellule pancreatiche sia per quanto riguarda la
loro funzionalità (in particolare come “sensori” della
glicemia in grado di variare finemente il tasso plasmatico di
insulina in relazione ai pasti) che la loro regolazione numerica:
disomia uniparentale paterna del cromosoma 6 (6q24) ed altre
alterazioni dell'espressione genica della medesima regione
cromosomica (generalmente correlate a diabete neonatale transitorio e
IUGR), mutazioni del gene KCNJ11 codificante la subunità
Kir6.2 dei canali del K+ sensibili all' ATP (generalmente correlate
a diabete neonatale permanente), alterazioni dei fattori di
trascrizione del gene dell'insulina (ad es. “insulin promoter
factor”, IPF-1, il cui gene è localizzato sul cromosoma 13),
mutazioni del gene della glucokinasi (enzima dal ruolo cruciale per
segnalare alle beta-cellule il livello plasmatico di glucosio),
mutazioni del “fattore eucariotico” di inizio traduzione
2alfa-kinasi3 (EIF2AK3), ed altre ancora in corso di identificazione
e prevedibilmente molto numerose.
Studi
recenti dimostrano che diverse delle suddette mutazioni, riducendo
l'esocitosi insulinica, o la sintesi dell'ormone, determinano
diminuito stimolo accrescitivo sui tessuti embrio-fetali e pertanto
IUGR7. D'altronde è ben nota la rapida ripresa della
velocità di crescita post-natale in risposta alla terapia
insulinica. Altre delle su indicate mutazioni configurano invece un
disturbo in epoca fetale della regolazione numerica della popolazione
cellulare pancreatica determinando ipoplasia dell'organo8.
Il DN
pertanto si distingue sul piano eziopatogenetico dal diabete di tipo
1 per l'assenza di meccanismi autoimmuni: caratteristicamente nel
DN non si ritrova nessuno dei markers anti-pancreatici responsabili
della patogenesi del diabete di tipo 1.
Come già
accennato il DN può presentarsi sia in forma permanente che
transitoria, sebbene quest'ultima sia soggetta con discreta
frequenza a recidiva, ad intervallo di tempo variabile rispetto
all'esordio neonatale (spesso in epoca puberale). Pertanto tali
forme transitorie, accanto ad un decorso clinico più
favorevole e ad un minore impatto sulla qualità della vita dei
bambini, pongono sia i pediatri dei centri specialistici che i
pediatri di base di fronte alla necessità di controlli
periodici sistematici, anche nelle fasi più o meno lunghe di
euglicemia, cosi come in occasione di qualunque evento stressante per
il bambino o di forme patologiche intercorrenti9.
Alcune
mutazioni del gene KCNJ11 possono inoltre associarsi a, o complicarsi
con manifestazioni neurologiche (convulsioni, debolezza muscolare,
ritardo psicomotorio) correlate a disfunzione dei canali del K+ al
livello dei neuroni, disfunzione che a sua volta in queste cellule
interferisce con la normale regolazione dei flussi transmembrana del
calcio (forme severe)1.
Recenti
trials terapeutici dimostrano l'efficacia in tali varianti,
dove l'iperpolarizzazione dei canali del potassio delle
beta-cellule compromette l'esocitosi insulinica, delle sulfaniluree
(glibenclamide, tolbutamide) non solo nello svezzamento dall'insulina
ma anche nella terapia e, probabilmente, prevenzione della
sintomatologia neurologica (c.d. intervento farmacogenetico)10. Le
sulfaniluree infatti sono in grado di mimare le proprietà
funzionali della subunità kir6.2 dei canali del potassio,
codificata appunto dal gene KCNJ11. Del tutto recentemente è
stata documentata la possibilità che nell'ambito delle
mutazioni del gene KCNJ11, finora note come le più frequenti
cause di diabete neonatale permanente, coesistano varianti
responsabili di forme transitorie ricorrenti11,12 nonché
di DN transitorio (mutazione C42R)13.
I difetti
genetici generalmente responsabili di DN transitorio, molto
frequentemente associati a ritardo di crescita intra-uterino e
conseguente basso peso neonatale, sono le anomalie a carico della
regione p24 del cromosoma 6, in particolare disomia uniparentale
paterna, duplicazione di origine paterna, difetti di metilazione del
DNA e almeno un quarto tipo di mutazione ancora non ben
caratterizzato14,15.
Appare
pertanto chiaro come l'indagine genetica approfondita sia di
cruciale importanza per la più corretta e documentata gestione
del diabete neonatale e infantile, nonché per definire con
maggiore precisione le relazioni tra assetto genetico e
caratteristiche cliniche.
Il caso
clinico segnalato richiama l'attenzione sull'importanza di
prendere in considerazione anche patologie di non frequente riscontro
in epoca neonatale, soprattutto in presenza di IUGR e basso peso
neonatale, in relazione alla gravità clinica del diabete non
tempestivamente diagnosticato e trattato. Oltre a una terapia
insulinica somministrata con attento monitoraggio dei parametri
metabolici, è importantissima la diagnosi del difetto genetico
alla base del singolo caso di DN, che può dare indicazioni sul
probabile decorso, sul follow-up da programmare e sulla prognosi a
distanza. Lo studio genetico in ogni caso contribuisce a chiarire i
meccanismi biologici e fisiopatologici che coinvolgono le
beta-cellule pancreatiche.
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