Pediatri, 3 milioni morti evitate con vaccini ma è
sos morbillo
Commissione OMS controllerà prevenzione in
Ue

Tre milioni di
decessi evitati ogni anno nel mondo grazie alle vaccinazioni, secondo
i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Ma, a
fronte di tale "successo", gli esperti segnalano però come
alcune infezioni rischino di "ritornare" proprio per un calo di
attenzione sulle vaccinazioni, a partire dal morbillo. Un virus
pericoloso che in Gran Bretagna, attualmente, sta dando luogo a
un'epidemia che nei soli primi 4 mesi del 2013 ha fatto registrare
circa 600 casi. Le vaccinazioni, ricordano gli esperti riuniti a
Roma per il 13° Congresso Nazionale della Società Italiana
di Infettivologia Pediatrica (SITIP), consentono di ottenere una
protezione sicura verso numerose infezioni, tra cui morbillo,
rosolia, pertosse, poliomielite, tetano, difterite, meningiti e
altre gravi infezioni batteriche. Paradossalmente, però,
avvertono i pediatri, grazie alle coperture vaccinali raggiunte, che
hanno consentito di ridurre drasticamente l'impatto di numerose
malattie infettive, molti genitori non temono più queste
patologie, decidendo anche di non far più vaccinare i figli.
Ciò determina il rischio del ritorno di alcune patologie, a
partire appunto dal morbillo. Per questo l'OMS è corsa ai
ripari, creando una Commissione che controllerà in Europa i
programmi di prevenzione con due dosi di vaccino per i nuovi nati,
recuperando gli adolescenti e gli adulti suscettibili alla malattia,
con l'obiettivo di eradicarla entro il 2015. Attualmente nel
Regno Unito è in corso una importante epidemia che nel primo
quadrimestre 2013 ha causato 587 casi, il 20% dei quali associato a
focolai in comunità scolastiche; è stata quindi
recentemente avviata una campagna per la vaccinazione dei ragazzi
suscettibili allo scopo di arrestare l'epidemia prima dell'inizio del
nuovo anno scolastico. Il morbillo, sottolineano gli esperti, può
causare complicanze gravi come encefalite e/o danno cerebrale con
sequele permanenti nel 25% dei casi, fino al decesso in 1 caso su
1000. Da qui il ruolo
centrale delle vaccinazioni: "Ogni volta che le coperture
vaccinali diminuiscono si rischia che malattie prevenibili
ricompaiano. Esperienze di questo tipo si sono verificate non solo
per il morbillo, ma anche per la pertosse, la difterite e la
poliomielite. Al contrario, l'analisi sul profilo rischio-beneficio
dei vaccini è pienamente favorevole''. Da qui l'invito degli
specialisti a ''mantenere la fiducia delle famiglie in questo
fondamentale strumento di salute''.
Troppi antibiotici ai bambini
Pesano le pressioni da parte dei genitori
 ''L'Italia è
considerato il Paese in Europa con un consumo di antibiotici
eccessivo in età pediatrica''. Lo ha spiegato a Bari Giuseppe
Di Mauro, Presidente della Società Italiana di Pediatria
Preventiva e Sociale (Sipps), in occasione della 25esima edizione del
Congresso Nazionale della Sipps. Diversi sono i fattori alla base
dell'eccessivo utilizzo di antibiotici in pediatria, tra questi la
difficoltà, in molti casi, nel raggiungere una diagnosi
microbiologica dell'infezione e le pressioni da parte dei genitori
sul proprio medico. ''Quando si utilizza una terapia antibiotica, non
bisogna poi sottovalutare le eventuali reazioni avverse: un netto
aumento del fenomeno delle resistenze batteriche, associate proprio
ad una eccessiva prescrizione di antibiotici, con un impatto
rilevante sulla sanità pubblica''. Secondo i dati
(della Consensus Conference) l'Italia risulta infatti tra i Paesi
europei con i livelli più elevati di antibiotico-resistenza,
soprattutto verso lo Streptococco, lo Stafilococco, l'Enterococco,
l'Escherichia, la Klebsiella o la Pseudomonas. Tale fenomeno si
manifesta con maggiore frequenza nelle regioni del Centro e del Sud
rispetto a quelle del Nord. Dai dati presentati a Bari emerge
inoltre che gli antibiotici sono i farmaci più utilizzati in
età pediatrica soprattutto a livello ambulatoriale: l'88,7%
delle prescrizioni antibiotiche in età pediatrica viene
realizzato dal pediatra (61,2%) o dal medico di famiglia (27,5%) e,
di queste, oltre il 33% interessano bambini in età
pre-scolare. Il maggior numero di prescrizioni di antibiotici viene
eseguito per il trattamento delle infezioni respiratorie. Il rapporto
dell'Osservatorio Arno pubblicato nel 2011, che ha preso in esame una
rete di 31 ASL sul territorio nazionale, ha messo in luce come la
classe degli antibiotici sia così ripartita tra le seguenti
fasce d'ètà: 42% nei bambini di età inferiore ad
1 anno, 66% in quelli di 1 anno, 65% dai 2 ai 5 anni, 41% dai 6 agli
11 anni e 33% negli adolescenti dai 12 ai 13 anni.
Cefalea, sempre più fra adolescenti
Colpiti oltre la metà dei ragazzi e il 74%
delle ragazze
Non più solo
un disturbo da adulti.La cefalea sembra caratterizzarsi come
un problema dell'infanzia e dell'adolescenza: è raro che si
manifesti prima dei quattro anni di vita, ma già in età
scolare colpisce il 10% dei giovani, con un picco nel pieno
dell'adolescenza, tra i 12 e i 17 anni, quando a soffrirne sono circa
la metà dei ragazzi (il 56%) e oltre il 74% delle ragazze.
Rispetto al passato c'è più attenzione a questi casi, e
le "armi" in più per trattarli sono una diagnosi
precoce e un approccio multidisciplinare, che parte dalla correzione
di stili di vita scorretti. È quanto emerge dalla quinta giornata
Anircef Lombardia (Associazione neurologica italiana per la ricerca
sulle cefalee) dedicata alle età della cefalea, in corso a
Sarnico, in provincia di Bergamo. Per una terapia corretta, è bene
rivolgersi a un medico, perché il rischio è quello di un
"over - use" dei farmaci che magari il ragazzo 'eredita'
dai genitori che a loro volta soffrono di emicrania e che possono
aggravare il disturbo anziché risolverlo. Da non trascurare,
poi,l'aspetto psicologico. "L'adolescente emicranico - conclude
ha alte performance scolastiche o sportive o comunque tende a volerle
raggiungere: per questo ha un senso del dovere accentuato".
Per bambini a
scuola da 3 a 8 raffreddori all'anno
Signorelli
(Siti), prevenzione lavando mani e usando fazzoletto
 ROMA -
I bambini che in questi giorni iniziano la scuola avranno durante
l'anno scolastico in media dai 3 agli 8 raffreddori. Lo ricordano gli
esperti del Global Hygiene Council, secondo cui buona parte sarebbe
evitabile con una corretta igiene delle mani. I risultati
dell'indagine Back to School Study - Hygiene Council 2012, condotta
su un campione di mamme a livello globale, dimostrano che una mamma
su tre è preoccupata per le infezioni delle vie respiratorie,
come raffreddore e influenza stagionale. Il 68% delle madri ha
inoltre dichiarato che a scuola vengono fatte lavare le mani ai loro
bambini dopo che sono andati in bagno e al 60% prima di pranzo,
mentre a meno della metà (44%) dopo aver giocato fuori dalla
classe. Secondo il Cdc (Centers for Disease Control and Prevention),
inoltre, nel 2012 il 40% dei bambini tra 5 e 7 anni d'età ha
perso 3 o più giorni di scuola per colpa del
raffreddore. ''Gli studi del Global Hygiene Council dimostrano che
le persone sono maggiormente predisposte all'impiego di corrette
pratiche di igiene quando sono loro insegnate sin dalla prima
infanzia come gesti di normale routine - spiega Carlo Signorelli,
vice presidente Siti, Società Italiana di Igiene, Medicina
Preventiva e Sanità Pubblica - Per questo è importante
che i genitori insegnino ai loro figli semplici ma efficaci misure
d'igiene come lavare le mani in momenti chiave della giornata, per
esempio dopo essere andati in bagno o prima di mangiare, e
proteggersi con un fazzoletto in caso di colpi di tosse o starnuti,
oltre che mantenere una certa distanza dai compagni di classe quando
tossiscono, starnutiscono o accusano malesseri''.
Broncospasmo virale. Mario Negri: "Beclometasone poco efficace nel prevenirlo". Troppe prescrizioni inutili ai bambini
È quanto emerge da uno studio indipendente finanziato dall’Aifa e condotto dall’Irccs Mario Negri in collaborazione con un gruppo di pediatri di famiglia dell’Associazione culturale pediatri. Il farmaco viene prescritto ogni anno a 2 milioni di bambini e adolescenti italiani.
09 OTT - Il Beclometasone, farmaco prescritto ogni anno a 2 milioni di bambini e adolescenti italiani, ha un’efficacia modesta nel prevenire la comparsa di broncospasmo (wheezing) durante un’infezione virale delle vie aeree superiori (il cosiddetto “fischio”) in bambini che avevano avuto episodi in passato e che erano perciò a rischio di ricaduta. Un ‘fischio’ frutto di una contrazione anomala della muscolatura liscia dei bronchi che, come conseguenza, determina un restringimento della spazio all’interno delle vie respiratorie. Analogamente, anche la riduzione dei sintomi è risultata modesta.
Questo, in sintesi, è quanto emerso dallo studio “Efficacia del beclometasone versus placebo nella profilassi del wheezing virale in età prescolare (ENBe)” finanziato dall’Agenzia italiana del farmaco e coordinato dal Laboratorio per la Salute Materno Infantile dell’IRCCS-Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri in collaborazione con l’Associazione culturale pediatri (Acp).
I risultati di questa sperimentazione, che ha coinvolto 40 pediatri di famiglia di 9 Asl italiane e 525 bambini con i loro genitori, verranno presentati l’11 ottobre all’Urban Center di Monza nel corso del XXV Congresso Nazionale Acp.
Il farmaco attivo ha ridotto del 4% (dall'11 al 7%) l'incidenza del wheezing rispetto al placebo, ma la differenza non è risultata significativa sia dal punto di vista clinico che statistico.
“Nonostante il beclometasone sia un farmaco antiasmatico, in Italia si caratterizza per essere prescritto principalmente per curare raffreddore, tosse e mal di gola. Nello studio ENBe non sono state osservate differenze nei tempi di scomparsa dei sintomi di infezione - ha spiegato Antonio Clavenna, ricercatore dell’IRCCS-Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri che ha coordinato lo studio - e anche i genitori, che non erano a conoscenza del tipo di terapia ricevuta dal figlio, hanno giudicato come efficace sia il trattamento con il farmaco che con il placebo”.
La terapia ricevuta non ha, inoltre, modificato in modo significativo la probabilità di essere visitati nuovamente dal pediatra, di accedere al Pronto Soccorso, o di essere ricoverati in ospedale.
“Lo studio ENBe rappresenta la prima sperimentazione clinica formale (randomizzata e in doppio cieco) indipendente condotta nelle cure primarie pediatriche in Italia e in Europa - ha affermato Maurizio Bonati, responsabile del Laboratorio per la Salute Materno Infantile - e dimostra come sia possibile fare ricerca in modo rigoroso e appropriato anche nei contesti di cura pediatrica extraospedalieri. Una ricerca che non prescinde ma è parte della cura e che è momento di formazione/educazione sul campo”.
Sull’importanza del coinvolgimento dei pediatri di famiglia concorda anche Paolo Siani, presidente dell’Associazione Culturale Pediatri: “Lo studio ENBe ha rappresentato un’occasione per riflettere sul ruolo del pediatra di famiglia come ricercatore e garante della salute del bambino. Come singoli pediatri e come Associazione è importante riflettere sulle potenzialità e problematiche della ricerca in ambito extra-ospedaliero, partendo dall’esperienza vissuta”.
“Lo studio ENBe è stato possibile solo grazie al finanziamento pubblico per la ricerca indipendente – ha aggiunto Silvio Garattini, direttore dell’Irccs-Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri – e documenta ancora una volta il divario tra la frequente prescrizione di un farmaco e la scarsità di evidenze a supporto della sua efficacia”.
Nasce l'ambulanza
a dimensione bambino
Tinte pastello e
armadi che sembrano quelli di una cameretta
 Un'ambulanza
colorata in tinte pastello e decorata con personaggi di fantasia,
senza attrezzature di soccorso in vista, con gli armadi e le
cassettiere che sembrano quelli di una cameretta di bambini e con
materiale per giocare e disegnare. Nasce così l'ambulanza 'a
dimensione bambino', realizzata dall'associazione ''118 bimbi'' . La
realizzazione di questo veicolo di soccorso innovativo ha permesso di
definire un nuovo standard di progettazione per ambulanze che tiene
conto dell'impatto psicologico che un mezzo di soccorso può
avere per un bambino trasportato ma anche per i suoi familiari e
accompagnatori: un nuovo modo di intendere il soccorso dei pazienti
più piccoli. Il veicolo verrà presentato in
occasione della giornata di apertura della manifestazione nazionale
sulle attrezzature di soccorso (Reas) il prossimo 5 ottobre a
Montichiari (Brescia).
Anche i bimbi
russano, capita ad uno su cinque
Attenti ai
segnali come i brutti sogni, possono dipendere respiro
 Russare
durante la notte non capita solo agli adulti: un bimbo su cinque,
infatti, ha questo problema, mentre il 3% combatte con un disturbo
più complesso, le apnee notturne. Occorre quindi fare
attenzione ai "segnali" lanciati dal piccolo durante il
sonno , a cui possono aggiungersi incubi, pipì a letto,
iperattività durante il giorno o disattenzione a scuola:
potrebbe infatti trattarsi di problemi del respiro che non vanno
trascurati e per i quali potrebbe essere opportuno programmare una
visita con lo specialista (otorino, broncopneumologo). Per molti
anni la medicina ha studiato con attenzione soprattutto i problemi
legati al russamento notturno nell'età adulta, ritenendo
erroneamente che le conseguenze negative delle difficoltà del
respiro fossero appannaggio soprattutto di quella fascia di età.
e' stato necessario prima comprendere che la manifestazione della
malattia era profondamente differente nel bambino rispetto
all'adulto: l'adulto che dorme male la notte è sonnolento nel
corso della giornata, viceversa il bambino testimonia la mancanza di
riposo notturno con iperagitazione". Nel l'ampio spettro dei
disturbi del respiro nel sonno nei bambini, che ha per estremi il
russamento semplice e le apnee si inseriscono, in percentuali
variabili e con gradi crescenti di difficoltà respiratoria, il
russamento abituale, la sindrome delle aumentate resistenze
respiratorie e l'ipoventilazione ostruttiva. Le cause sono molteplici
ed è noto il legame di questi disturbi con altre patologie,
come ad esempio la sindrome metabolica, i problemi al cuore e al
sistema vascolare e gli episodi di Alte (eventi apparentemente
rischiosi per la vita), caratterizzati da apnea, variazione del
colorito cutaneo e del tono muscolare. "Più in
generale, in età prescolare e scolare il disturbo del respiro
nel sonno ha un impatto negativo sul rendimento scolastico,
sull'atteggiamento relazionale e sul comportamento, multifattoriale
la genesi del problema, multidisciplinare deve essere pertanto la
terapia, con il concorso di più specialità, sia mediche
che chirurgiche: dall'otorinolaringoiatria all'ortodonzia, dalla
chirurgia maxillo-facciale alla broncopneumologia, senza dimenticare
la radiologia, la pediatria, la logopedia".
Bimbi liberi di ''esplorare'' casa, ma con
attenzione
Attenti soprattutto agli oggetti piccoli e occhio
ai fili di corrente
 I bimbi vanno
lasciati liberi di esplorare, conoscere e toccare gli oggetti in casa
ma sempre con attenzione. Non bisogna limitarli eccessivamente, così
come non è necessario sterilizzare sempre tutte le cose con
cui vengono a contatto, ma per quelle più comuni come i
peluche, che tendono ad accumulare polvere e il piccolo può ad
esempio mettere in bocca, un lavaggio periodico è consigliato. Lo
stesso vale anche per il tappeto, sul quale il bimbo puo' essere
lasciato libero di muoversi e giocare, ma che non bisogna lasciare a
lungo senza pulizia. Questi i consigli del professor Alberto Villani,
responsabile dell'Unita' operativa di pediatria generale e malattie
infettive del Bambin Gesù di Roma. "Il rischio di
contrarre infezioni nelle nostre case è generalmente pari a zero
perché c'è un buon livello di igiene tuttavia bisogna
fare attenzione che il piccolo non venga in contatto con oggetti
sporchi e invitarlo, soprattutto con la crescita, a lavare spesso le
mani''. "L'ambiente in cui il bambino si muove deve essere
anche sicuro e a sua 'misura'- prosegue Villani- per questo e' bene
che non vengano lasciati in giro oggetti troppo piccoli, che
potrebbero essere ingeriti, e che il piccolo venga tenuto lontano da
prese di corrente o fili tirati". "Se si ha anche solo il
sospetto che il piccolo abbia ingerito o inalato qualcosa e' meglio
rivolgersi al Pronto Soccorso - conclude - perché ci sono
delle manovre che è possibile fare, ma se non si conoscono
meglio non improvvisare".
L'allarme
dei radiologi: "Un esame radiografico su tre è inutile"
"Non solo spreco, ma anche rischi per il paziente"
 La stima è
della Società Italiana di Radiologia Medica ed è
stata diffusa in occasione del convegno per il suo centenario, dal
tema “L’innovazione in radiologia per la medicina di
domani”. Faletti: “Rendere gli esami più
performanti in termini diagnostici e ridurre l’esecuzione di
quelli inutili". In Italia una
prestazione radiografica su 3 è inutile. Se si considera che
il costo per ogni esame, a seconda delle metodiche impiegate (si va
dai 20 € di un semplice esame radiologico ai 150-200 € di
una risonanza magnetica), incide comunque sulla gestione sanitaria,
specie per TC e RM, e che ogni anno si fanno circa 1 milione di
prestazioni radiologiche, si può immaginare quanto ci perda lo
Stato. La stima è della Società
Italiana di Radiologia Medica, una delle più antiche
associazioni di categoria del settore medico e, nello specifico, dei
professionisti di radiologia (circa 10.000 gli associati), che, in
occasione della celebrazione del convegno per il suo centenario, dal
tema “L’innovazione in radiologia per la medicina di
domani”, cerca di dare delle risposte costruttive a questo
problema. Rendere gli esami più performanti in termini
diagnostici e ridurre l’esecuzione di quelli inutili sono le
due scommesse per il futuro lanciate da SIRM e ufficializza la
propria adesione al progetto “Fare di più non
significa fare meglio”.
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