Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Gennaio 2000 - Volume III - numero 1
M&B Pagine Elettroniche
Appunti di Terapia
Uso
di antibiotici negli animali, resistenza batterica e salute pubblica
Dipartimento
di Pediatria, Università di Firenze
L'enorme
dimensione, assunta dall'uso degli antibiotici negli animali,
contribuisce in modo determinante alla comparsa
dell'antibiotico-resistenza e gioca un ruolo importante nelle
difficoltà che i medici incontrano nella cura delle malattie,
legate ad agenti infettivi poco o per niente sensibili agli
antibiotici. I batteri resistenti agli antobiotici infatti, come
l'Escherichia coli, le salmonelle, il Campylobacter e
gli enterococchi, possono passare dall'animale all'uomo, colonizzando
o infettando un numero elevato di soggetti, sia attraverso un
contatto diretto, sia attraverso la catena alimentare. Oggi si
conosce anche un'altra possibilità di diffusione: il passaggio
cioè dei geni della resistenza (plasmidi) dai batteri degli
animali ai comuni patogeni dell'uomo, soprattutto a carico
dell'intestino.
Mentre
nell'uomo il controllo delle infezioni passa anche attraverso le
comuni norme igieniche e la riduzione nell'uso degli antibiotici,
negli animali alcune delle misure igieniche, come la riduzione della
contaminazione oro-fecale, sono quasi impossibili da attuare: rimane
quindi solo, per combattere l'insorgenza di germi
antibiotico-resistenti, la riduzione drastica dell'uso degli
antibiotici. Questo obiettivo può essere raggiunto attraverso
i miglioramenti dei sistemi di allevamento degli animali, il
miglioramento nella composizione dei loro cibi e nell'eradicazione,
attraverso la vaccinazione, di alcune delle più importanti
malattie infettive degli animali. Sarà possibile in tal modo
ridurre l'uso di antibiotici negli animali di circa il 50%, su scala
mondiale. Questa misura non avrà solo una buona ricaduta in
medicina, ma avrà anche importanza nel mantenere l'efficacia
degli antibiotici in veterinaria.
Negli
animali gli antibiotici vengono usati per 3 ragioni:
1) nel
trattamento di alcune malattie infettive
2) nella
prevenzione di alcune malattie infettive
3) come
addittivi agli alimenti per aumentarne la crescita
Per
questa ultima ragione gli antibiotici sono quasi universalmente usati
nei maiali, nei polli e nei vitelli: per questa ragione questi
farmaci sono chiamati antibiotici promuoventi la crescita
(APC). Essi sono usati sia negli animali giovani che negli
animali adulti, anche se nei primi la loro azione è più
evidente. Gli effetti positivi sulla grescita degli APC varia dal 2
al 4% della velocità di crescita. Come conseguenza della
migliorata efficienza alimentare, la quantità di prodotti di
escrezione nelle feci e nelle urine da parte di questi animali, si
abbassa in proporzione alla diminuita quantità di alimenti
ingeriti del 3-4%.
Per
comprendere come gli APC agiscano, basta pensare che gli animaligerm-free hanno una crescita che è del 20% superiore
agli animali lasciathi liberi e non riceventi APC nella dieta.
L'uso
degli antibiotici in veterinaria è strettamente regolato in
molti Paesi, ancor di più di quanto non venga fatto nella
pratica umana.
Quali
e quanti antibiotici negli animali ?
Inizialmente
erano impiegati antibiotici, di largo uso anche nell'uomo, come le
tetracicline e la penicillina. In USA la ossitetraciclina è
ancora usata, ma ufficialmente solo per uso terapeutico negli
alimenti dei maiali, in concentrazioni da 200 a 800 mg/kg. Quando
venga usata per scopi APC le concentrazioni sono da 50 a 200 mg/kg.
Altri antibiotici, non usati in medicina, trovano un impiego
specifico negli animali per il loro effetto sulla crescita
(avilamicina, avoparcina, flavomicina e altri).
In Europa
al contrario e in molti altri Paesi gli antibiotici registrati per
uso terapeutico nell'uomo e negli animali non possono essere usati
come APC.
La
Federazione europea delle industrie che riguardano l'alimentazione
degli animali ha avuto nel 1995 un fatturato di 11 miliardi di euro
(circa 20.000 miliari di lire) di cui il 44% come sostanze
farmaceutiche per uso terapeutico e il 41% come addittivi alimentari.
Nel 1997 su una produzione dell'Unione europea e svizzera di 10.493
tonnellate di antibiotici, circa il 50% sono state usate negli
animali. In Belgio, Danimarca, Francia, Irlanda e Olanda esiste un
consumo elevato, che in Austria è ancora più alto. In
Svezia, in Finlandia viene usato invece APC a livelli inferiori
all'1%, ma anche in Italia, in Germania, in Grecia, in Portogallo e
in Spagna l'uso dell'APC è molto basso (dal 15 al 50% di
quello usato nei Paesi al alto consumo).
In USA il
40% della produzione totale di antibiotici (oltre 23 milioni di
chili) interessa gli animali; dal 55 al 60% della produzione di
penicillina G e di tetracicline viene usata per essere aggiunta agli
alimernti per animali.
Bibliografia
Van den
Bogaard AE, Stobbering EE - Antibiotic usage in animals. Impact on
bacterial resistance and public health - Drugs 58, 589-607
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