Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Ottobre 2002 - Volume V - numero 8
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Ottobre 2002 - Volume V - numero 8
M&B Pagine Elettroniche
Appunti di Terapia
La
vaccinazione degli adolescenti contro l'epatite B negli USA:
spunti
utili anche per il nostro Paese
Ormai
sappiamo che la prevenzione dell'infezione da virus dell'epatite B
(HBV) degli adolescenti è fondamentale, perché i
giovani adulti hanno la più alta incidenza di infezioni da HBV
negli USA, come d'altra parte avviene anche in Italia (SEIEVA). Dal 2
al 6% dei bambini di età più avanzata, degli
adolescenti e degli adulti sviluppa infezioni croniche, ad alto
rischio di passare a epatite cronica e, più tardi nella vita,
a carcinoma primario epatocellulare. Per rimediare a questa realtà,
nel 1991, l'Advisory Committee on Immunization Practices (ACIP)
raccomandò negli USA la vaccinazione universale nei neonati
contro l'HBV e nel 1992 l'American Academy of Pediatrics (AAP)
raccomandò la vaccinazione universale negli adolescenti. La
raccomandazione venne ripetuta nel 1995 e nel 1997.
L'Italia
ha seguito una via diversa: fin dal 1991: con la legge 165/1991 ha
reso obbligatoria la vaccinazione contro l'HBV in tutti i nuovi nati
al 3° mese di vita e nei soggetti di 11-12 anni. Fra un anno le
due coorti si toccheranno, per cui avremo che tutti i soggetti in età
inferiore ai 24 anni sono stati vaccinati contro l'HBV. Da quel
momento verranno vaccinati solo i nuovi nati, perché i
soggetti di 11-12 anni sono già immunologicamente coperti
contro l'HBV. Una legge che tutto il mondo civile ci ha invidiato e
che è stata seguita da molti Paesi. La copertura vaccinale nei
nuovi nati ha raggiunto e superato in Italia il 95% (in Campania
l'87%), mentre per quanto riguarda gli adolescenti i dati raccolti
appaiono sconfortanti (Stroffolini T et al., 1997): contro
livelli superiori al 95% nelle regioni del nord e del centro sono
stati registrati livelli del 65,1% nelle regioni del sud. Dati più
recenti, riferiti soltanto alla città di Napoli, mostrano un
miglioramento della copertura vaccinale degli adolescenti che ha
raggiunto l'83,3% (Adamo B et al., 1998).
Grazie
alla vaccinazione, i dati, sempre ricavati dal SEIEVA dimostrano che
nel gruppo di età fra 0 e 14 anni i casi di epatite B si sono
avvicinati allo 0 negli anni 1999 e successivi.
Ma
come vanno le coperture vaccinali degli adolescenti negli USA ?
Secondo
quanto riporta Gonzalez I.M. et al. (Pediatrics 110:929-34, 2002,
fascicolo di novembre 2002) in 3 grandi aree degli USA la
copertura vaccinale con 3 dosi per l'HBV nel 1998 è a livelli
ancora più bassi di quelli che si riscontrano nel sud
dell'Italia:
"
nell'area A la copertura con 3 dosi di HBV è stata del 43,4%
"
nell'area B del 65,5% e
"
nell'area C del 25,7%
Ovviamente
la percentuale di soggetti che aveva avuto almeno la prima dose è
risultata molto più alta. Le differenze fra le diverse aree
vengono attribuite in parte alle differenti politiche e strategie
usate nelle diverse parti degli USA. Nell'area B, quella con la
massima copertura, è stata inviata all'inizio della campagna
una lettera esplicativa, seguita da una lettera annuale a tutti i
soggetti che avevano raggiunto gli 11 anni di età, invitandoli
alla vaccinazione e a una visita medica.
Come
accennato in precedenza nelle 3 aree è stata riscontrata una
evidente caduta di adesione dopo la prima dose di vaccino (in Florida
è sta notata una caduta nell'adesione alle dosi successive del
44%).
Alla fine
della pubblicazione vengono riportate 3 raccomandazioni per aumentare
la copertura vaccinale negli adolescenti:
- passare dalla vaccinazione con 3 dosi alla vaccinazione con due dosi, che nell'adolescente si è dimostrata altrettanto efficace (MMWR 49:261, 2000)
- portare l'intervallo fra le dosi da 1-6 mesi (0, 1 e 6 mesi sono le attuali indicazioni per la vaccinazione contro l'HBV) a 1 anno (Pediatrics 103:1243-7, 1999 e 107:1065-9, 2001), in occasione delle visite annuali di controllo all'adolescente, con risultati altrettanto buoni sull'immunogenicità
- richiedere la certificazione della vaccinazione contro l'HBV al momento dell'iscrizione alla scuola media (middle school).
Sui primi
due provvedimenti non c'è niente da osservare: derivano
dall'applicazione rapida e tempestiva di quanto risultato dalla
letteratura moderna. Chi sa quanto tempo ci vorrà perché
essi trovino un'altrettanto rapida applicazione nel nostro Paese.
Sul terzo
provvedimento non posso non rilevare che esso va proprio in senso
opposto a quanto si sta preparando nel nostro Paese, dove si
programma l'abbandono della obbligatorietà delle vaccinazioni
a favore di una completa liberalizzazione. Ricordiamo che il nostro è
il Paese delle contraddizioni, dove vengono dichiarate obbligatorie
alcune vaccinazioni, però si permette con una circolare
ministeriale di entrare nelle scuole senza esibire il certificato di
vaccinazione (circolare firmata a suo tempo dai Ministri Bindi e
Berlinguer).
Le
esperienze degli altri Paesi rappresentano esempi fondamentali, ai
quali ispirarsi per modificare, migliorando, le nostre modalità
di vaccinazione. Quando è accaduto in USA per la vaccinazione
dell'adolescente contro l'epatite B può aiutarci a risolvere i
nostri problemi non solo per la vaccinazione contro l'epatite B
dell'adolescente (che cesserà fra un anno), ma anche per la
altre vaccinazioni: in primo luogo per il morbillo, che nell'ultima
epidemia ci è già costato 30.000 casi e 7 morti.
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