Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Giugno 2004 - Volume VII - numero 6
M&B Pagine Elettroniche
Appunti di Terapia
Nuovi
farmaci per l'artrite reumatoide
(parte
prima)
L'artrite
reumatoide colpisce circa l'1% della popolazione e può
causare deformità articolari irreversibili con alterazioni
funzionali: essa si verifica abbastanza spesso anche in età
evolutiva, durante la quale prende il nome di artrite cronica
giovanile.
L'artrite reumatoide è una malattia su base autoimmunitaria la cui origine rimane oscura: l'aumento delle conoscenze sulla sua origine ha permesso lo sviluppo di nuovi farmaci, che hanno rivoluzionato il trattamento (Olsen NJ, Stein CM – New drugs for rheumatoid arthritis – N Engl J Med 2004, 350:2167-79).
Specifiche cellule T CD4+ sono interessante nella genesi della risposta immune nell'artrite reumatoide, come risposta a un antigene sconosciuto esogeno o endogeno. In seguito al reclutamento di monociti, macrifagi e fibroblasti si giunge alla formazione di citochine, come il tumor necrosis factor _ e l'interleuchina 1 all'interno della cavità sinoviale. Queste citochine hanno un ruolo centrale nella cascata che porta al danneggiamento irreversibile, attraverso la formazione di metalloproteinasi della matrice e di osteoclasti del tessuto osseo. La presenza di una cattiva regolazione dei linfociti B è suggerita dall'associazione della malattia erosiva con la presenza del fattore reumatoide, che media ulteriormente il danno attraverso la fissazione del complemento (vedi figura 1).
La valutazione dei risultati delle prove cliniche con i nuovi farmaci viene eseguita dopo 6-12 mesi di trattamento. Il miglioramento viene valutato secondo parametri stabiliti dall'American College of Rheumatology (ACR):
L'artrite reumatoide è una malattia su base autoimmunitaria la cui origine rimane oscura: l'aumento delle conoscenze sulla sua origine ha permesso lo sviluppo di nuovi farmaci, che hanno rivoluzionato il trattamento (Olsen NJ, Stein CM – New drugs for rheumatoid arthritis – N Engl J Med 2004, 350:2167-79).
Specifiche cellule T CD4+ sono interessante nella genesi della risposta immune nell'artrite reumatoide, come risposta a un antigene sconosciuto esogeno o endogeno. In seguito al reclutamento di monociti, macrifagi e fibroblasti si giunge alla formazione di citochine, come il tumor necrosis factor _ e l'interleuchina 1 all'interno della cavità sinoviale. Queste citochine hanno un ruolo centrale nella cascata che porta al danneggiamento irreversibile, attraverso la formazione di metalloproteinasi della matrice e di osteoclasti del tessuto osseo. La presenza di una cattiva regolazione dei linfociti B è suggerita dall'associazione della malattia erosiva con la presenza del fattore reumatoide, che media ulteriormente il danno attraverso la fissazione del complemento (vedi figura 1).
La valutazione dei risultati delle prove cliniche con i nuovi farmaci viene eseguita dopo 6-12 mesi di trattamento. Il miglioramento viene valutato secondo parametri stabiliti dall'American College of Rheumatology (ACR):
- Viene definito ACR 20 una riduzione del 20% o più di almeno 3 di 5 parametri: dolore, valutazione globale del paziente e del medico, invalidità fisica valutata dal paziente, livelli delle sostanze della fase acuta
- ACR 50 quando il miglioramento è del 50% o più
- ACR 70 quando il miglioramento è del 70% o più.
Figura
1 –Infiammazione nell'artrite reumatoide
Quale sia
la natura dell'agente scatenante ancora non lo sappiamo, ma è
probabile che esso guidi la proliferazione linfocitaria, verso la
produzione dell'anticorpo che va sotto il nome di fattore
reumatoide. La fissazione del complemento amplifica la cascata della
distruzione di tessuto, attraendo nuove cellule infiammatorie e
portando alla produzione di citochine e di enzimi. Queste sostanze
mediano la distruzione di tessuto con perdita di cartilagine e di
osso. Le sedi di azione dei diversi farmaci sono riportate nella
figura. C indica i fattori del complemento e C* indica i fattori del
complemento attivati.
Leflunomide
Si tratta
di un derivato dell'isoxazolo, appartenente al gruppo degli
immunomodulatori, che agisce come inibitore competitivo della
diedro-orotato deidrogenasi, un enzima intracellulare importante per
la sintesi de novo delle pirimidine: i linfociti attivati sono
dipendenti dalla sintesi de novo delle pirimidine. Ne deriva
che il blocco della sintesi delle pirimidine ha un effetto
antiproliferativo.
La leflunomide è un profarmaco che dopo la somministrazione orale si trasforma velocementre nel suo principale metabolica, A77 1726, che si lega fortemente alle proteine e ha una metà vita di 15-18 giorni.
Il farmaco ha un'efficacia simile a quella della sulfalazina e del metotrexato. Dopo due anni più dell'80% dei pazienti che hanno avuto metotroxato o leflunomide non presentano nuove erosioni. L'effetto collaterale maggiore è a carico del fegato, per cui circa il 5% dei soggetti trattati ha un'elevazione dei livelli di transaminasi, inferiori al doppio dei livelli normali e reversibili dopo la sospensione del trattamento. In un numero ancora più basso di casi (0,02-0,04%) si può presentare una necrosi epatocellulare, che può condurre a morte. Sono conosciuti 10 pazienti in cui il legame con la leflunomide è risultato esistente. Perdita di peso e ipertensione sono altri due effetti collaterali evidenziati.
La leflunomide è teratogena.
Anche se il metotrexato rimane il farmaco antireumatico, modificante la malattia, più usato, la leflunomide rapporesenta un'utile alternativa, quando vi sia un'intolleranza al metotrexato. Per i suoi effetti collaterali la leflunomide è controindicata in tutti i soggetti che abbiano un qualsiasi tipo di sofferenza epatica.
L'associazione di leflunomide e metotrexato è più efficace del solo metotrexato.
La leflunomide è un profarmaco che dopo la somministrazione orale si trasforma velocementre nel suo principale metabolica, A77 1726, che si lega fortemente alle proteine e ha una metà vita di 15-18 giorni.
Il farmaco ha un'efficacia simile a quella della sulfalazina e del metotrexato. Dopo due anni più dell'80% dei pazienti che hanno avuto metotroxato o leflunomide non presentano nuove erosioni. L'effetto collaterale maggiore è a carico del fegato, per cui circa il 5% dei soggetti trattati ha un'elevazione dei livelli di transaminasi, inferiori al doppio dei livelli normali e reversibili dopo la sospensione del trattamento. In un numero ancora più basso di casi (0,02-0,04%) si può presentare una necrosi epatocellulare, che può condurre a morte. Sono conosciuti 10 pazienti in cui il legame con la leflunomide è risultato esistente. Perdita di peso e ipertensione sono altri due effetti collaterali evidenziati.
La leflunomide è teratogena.
Anche se il metotrexato rimane il farmaco antireumatico, modificante la malattia, più usato, la leflunomide rapporesenta un'utile alternativa, quando vi sia un'intolleranza al metotrexato. Per i suoi effetti collaterali la leflunomide è controindicata in tutti i soggetti che abbiano un qualsiasi tipo di sofferenza epatica.
L'associazione di leflunomide e metotrexato è più efficace del solo metotrexato.
Antagonisti
del tumor necrosis factor (TNF-alfa)
Il
TNF-alfa è una citochina infiammatoria liberata dai monociti,
dai macrofagi e dai linfociti T attivati; essa promuove le risposte
infiammatorie, importanti nella patogenesi dell'artrite
reumatoide.
Il TNF-alfa si lega a due recettori, il tipo 1 TNF recettore (p55) e il tipo 2 TNF recettore (p75), che sono espressi su molti tipi di cellule. L'attività biologica del TNF-alfa può essere attenuata dai recettori solubili del TNF.
Pazienti con artrite reumatoide hanno alte concentrazioni di TNF-_ nel liquido sinoviale: esse sono associate all'erosione dell'osso. Di recente sono stati preparati 3 farmaci bloccanti il TNF, utilizzabili per uso clinico
Il TNF-alfa si lega a due recettori, il tipo 1 TNF recettore (p55) e il tipo 2 TNF recettore (p75), che sono espressi su molti tipi di cellule. L'attività biologica del TNF-alfa può essere attenuata dai recettori solubili del TNF.
Pazienti con artrite reumatoide hanno alte concentrazioni di TNF-_ nel liquido sinoviale: esse sono associate all'erosione dell'osso. Di recente sono stati preparati 3 farmaci bloccanti il TNF, utilizzabili per uso clinico
Tabella
– Nuovi farmaci per il trattamento dell'artrite reumatoide
Farmaco | Azione
principale | Via
di somministrazione | Dose
usuale | Metà
vita |
Leflunomide | Inibisce
la sintesi delle pirimidine | Per
bocca | Dose
da carico 100 mg al giorno per 3 giorni, poi 20 mg al giorno | 2
settimane |
Etanercept | Si
lega al TNF-alfa e al TNF-alfa | Iniezione
sottocutanea | 25 mg
due volte per settimana o 50 mg una volta alla settimana | 4
giorni |
Adalimumab | Adalimumab
Anticorpo umano anti- TNF-alfa Iniezione sottocutanea 40 mg ogni
due settimane 2 settimane | Iniezione
sottocutanea | 40 mg
ogni due settimane | 2
settimane |
Infliximab | Anticorpi
chimerico anti- TNF-alfa | Uso
per via venosa | -3
mg/kg di peso a 0, 2 e 6 settimane; poi ogni 8 settimane -Con
incompleta risposta, la dose di mantenimento può essere
gradualmente aumentata fino a un massimo di 10 mg al giorno | 9
giorni |
Anakirna | Antagonista
del recettore della interleuchina-1 | Iniezione
sottocutanea | 100 mg
al giorno | 6 ore |
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