Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Giugno 2002 - Volume V - numero 6
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- Perché la vaccinazione con BCG ha un'efficacia diversa in popolazioni diverse?
Qualcosa si muove anche per la sclerosi multipla
Il morbillo, grazie alla vaccinazione, è scomparso anche in alcune aree dell'Africa del sud
L'etanercept nella cura della spondilite anchilosante
L'insorgenza delle forme invasive da streptococco gruppo A è legata più al paziente che al clone batterico
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Qualcosa si muove anche per la sclerosi multipla
Il morbillo, grazie alla vaccinazione, è scomparso anche in alcune aree dell'Africa del sud
L'etanercept nella cura della spondilite anchilosante
L'insorgenza delle forme invasive da streptococco gruppo A è legata più al paziente che al clone batterico
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Giugno 2002 - Volume V - numero 6
M&B Pagine Elettroniche
Avanzi
Novità,
riflessioni, contributi e proposte,
In tutti
i mammiferi la nascita di un maschio è più frequente di
quella di una femmina. Nell'uomo il rapporto dei nati maschi sul
totale dei nati è di 0,515. In Europa negli anni 1990-1995 il
rapporto è risultato diverso da una latitudine a un'altra
(Grech V., Savona-Ventura C. et al., BMJ 2002, 324:1010-1):nei
Paesi del sud (Bulgaria, Grecia, Italia, Malta, Portogallo e Spagna)
sono nati più maschi che nei Paesi dell'Europa centrale e del
nord, con un P <0,0001. Nel continente nord-americano è
invece avvenuto l'inverso: nel Messico il rapporto è stato di
0,5087 contro lo 0,5123 degli Stati Uniti; comunque in questi Paesi
sono nati complessivamente meno maschi che in Europa: 0,5112 contro
0,5142 di tutta l'Europa. Gli autori non si sanno spiegare questi
risultati, che evidentemente non sembrano dipendere dalla temperatura
ambientale.
Tutti
ormai sanno che la suscettibilità alle infezioni da Bordetella
pertussis ricompare dopo anni dalla vaccinazione contro la pertosse o
dopo il superamento della malattia naturale, ma mancavano prove
documentate di questa affermazione. In 4 pazienti è stata
dimostrata una sicura reinfezione sintomatica dopo 7, 12 (per due
volte) e 3,5 anni dalla prima infezione (Versteegh F.G.A. et al.,
Acta Pediatrica 2002, 91:95-7). Da questa dimostrazione va
concluso che l'infezione da Bordetella pertussis va sospettata in
pazienti con sintomi di tosse tipica, senza tener conto del loro
stato vaccinale o della storia di una precedente pertosse. Solo la
possibilità di richiami a distanza dalla vaccinazione
primaria, con il nuovo vaccino "dtpa", sarà
possibile creare difese che durino tutta la vita.
La
possibilità che l'esposizione in utero ai farmaci
antiepilettici potesse influenzare negativamente lo sviluppo
psicomotorio del bambino è sempre stata temuta. Da una ricerca
su 76 bambini, esposti in utero, e su 71 bambini non esposti, è
risultato che all'età di 4,5-5 anni i 16 bambini esposti alla
fenitoina (dintoina) avevano una riduzione, lieve ma significativa,
dello sviluppo psicomotorio, in confronto ai bambini non esposti
(Wide K. Et al., Acta Pediatrica 2002, 91:409-14).
Negli
ultimi anni è stata data grande importanza alla sindrome da
resistenza all'insulina (SRI), nelle sue varie componenti (obesità,
intolleranza al glucosio, ipertensione, dislipidemia), come fattore
di rischio le malattie di cuore e per il diabete mellito tipo 2;
questo tipo di diabete, prima appannaggio solo dell'adulto, è
aumentato a dismisura, negli ultimi anni, anche nel bambino,. In un
vasto studio (CARDIA), durato 10 anni e basato sull'osservazione di
3.157 giovani adulti fra 18 e 30 anni, è stata esaminata
l'associazione fra introiti di latte e latticini e l'incidenza della
SRI, tenendo conto di altri fattori confondenti, come lo stile di
vita e diversi fattori alimentari (Pepiera M.A. et al., JAMA 2002,
287:2081-9). E' risultato che il consumo di latte e latticini ha
una forte associazione inversa (più di due terzi) con la SRI
fra gli adulti obesi, tanto da ridurre il rischio di diabete tipo 2 e
di malattia cardio-vascolare. Il risultato appare sorprendente perché
nel latte e nei latticini sono contenute alte quantità di
grassi saturi, che fanno aumentare le LDL (lipoproteine a bassa
densità); probabilmente il calcio, il potassio e il magnesio,
contenuti nei latticini possono avere influenza nell'abbassare la
SRI. Fa riflettere la constatazione che la riduzione del rischio si
manifesta solo nei soggetti obesi e non in quelli che hanno un indice
di massa corporea inferiore a 25. Questi studi, pur necessitando di
conferma, rivestono grande importanza anche per la pratica pediatrica
quotidiana, nelle quale capita sempre più spesso d'incontrare
soggetti obesi.
Pur
usando uno stesso BCG è stato osservato che nel Malawi (uno
Stato dell'India del sud) la vaccinazione non conferisce alcuna
protezione, mentre nel Regno Unito essa conferisce una protezione che
va dal 50 all'80%. Per chiarire questo punto sono stati studiati 483
adolescenti in Malati e 180 adolescenti nel Regno Unito: alcuni di
questi sono stati vaccinati, altri sono stati trattati con un placebo
e altri ancora non hanno ricevuto alcun vaccino (Black G.F. et
al., Lancet 2002, 359:1393-401). In tutti è stato
ricercato l'interferon , in risposta al PPD nel sangue intero e la
risposta all'intradermoreazione alla tubercolina, prima e un anno
dopo la vaccinazione con BCG.
La
grandezza della risposta dell'interferon al PPD del M. tuberculosis,
sia prima che dopo 1 anno dalla vaccinazione, si correla bene con i
livelli di protezione indotti dalla vaccinazione. Scarsa risposta in
Malawi e buona risposta in UK. Analoga correlazione è stata
trovata per la risposta all'intradermo con PPD. E' probabile che una
precedente esposizione a micobatteri ambientali (non tubercolari o
atipici) abbia indotto un'immunità verso la tubercolosi che è
uguale o superiore a quella indotta dal BCG oppure in alternativa che
essa possa avere indotto una rapida distruzione dei bacilli vivi del
BCG, prevenendo in tal modo l'induzione di una risposta immune
specifica protettiva. Risulta quindi che la sensibilizzazione,
indotta dall'esposizione ai micobatteri ambientali, sia il più
importante determinante delle differenze osservate nella protezione
delle popolazioni da parte del BCG.
Per il
trattamento della sclerosi multipla sono stati registrati 3 diversi
tipi di interferon, che differiscono fra loro per la dose e la
frequenza delle somministrazioni: interferon 1a alla dose di 30 mcg
una volta alla settimana, interferon 1a alla dose di 22 o 44 mcg tre
volte alla settimana e interferon 1b alla dose di 250 mcg a giorni
alterni: mancava uno studio clinico di confronto. Ricercatori
italiani dell'Università di Torino (Duelli L: et al.,
Lancet 2002, 3598:1453-60) con uno studio multicentrico durato
due anni in 188 pazienti, hanno dimostrato che l'interferon 1b a dosi
alte, a giorni alterni, è più efficace dell'interferon
1a, somministrato una volta alla settimana.
Sempre
autori italiani dell'Università di Sassari (Marrosu M.S. et
al., Lancet 2002, 359:1461-5) hanno dimostrato che famiglie sarde
con eredità genetica per la sclerosi multipla, presentano in
modo prevalente il diabete mellito tipo 1, associato o meno alla
sclerosi multipla. Questo reperto indica che geni comuni (nella
regione HLA o al di fuori) contribuiscono a conferire la
suscettibilità alle due malattie in questa popolazione,
attraverso un comune meccanismo autoimmunitario.
Ci stiamo
ancora meravigliando che in alcune regioni del centro-sud
(soprattutto in Campania) sia in atto un'epidemia di morbillo, quando
giunge la notizia che in Africa del sud la malattia è stata
eliminata nel corso degli ultimi 5 anni (Biellik R. et al. Lancet
2002, 359:1564-8). In questo arco di tempo sono stati vaccinati
24 milioni di soggetti, in età da 9 mesi a 14 anni, con una
copertura vaccinale del 90%. Dal 1996 al 2000 il numero di casi di
morbillo, confermati dal laboratorio, è caduto da 60.000 a
117. Le morti per morbillo nello stesso arco di tempo sono cadute da
166 a zero! E' un'ulteriore prova della possibilità con una
vaccinazione estesa di vincere la malattia: non vi è dubbio
che il destino del morbillo è nelle mani dei pediatri e dei
servizi di vaccinazione.
La
spondilite anchilosante (SA) è una malattia infiammatoria
cronica, caratterizzata dall'anchilosi della colonna, da enterite
(infiammazione a livello dell'inserzione dei tendini) e a volte da
artrite periferica. Il tumor necrosis factor alfa gioca un ruolo
importante nella patogenesi della malattia. Per valutare l'efficacia
dell'etanercept (una proteina dimerica di fusione del recettore del
TNF umano 75-KD con la porzione Fc delle IgG1 umane)è stato
condotto uno studio in 40 pazienti con SA in fase acuta (Gorman
J.D. et al., N Engl J Med 2002, 346:1349-56). I pazienti sono
stati trattati con due iniezioni sottocutanee per settimana di
etanercept (alla dose di 25 mg) o di placebo per 4 mesi. L'suo di
etanercept si associò a un miglioramento significativo e
costante nel tempo: l'80% dei gruppo etanercept ebbe una risposta
favorevole sia clinica che negli esami di laboratorio, contro il 30%
del gruppo placebo (p=0,004). Il farmaco risultò ben
tollerato.
L'insorgenza
delle forme invasive da streptococco gruppo A è legata più
al paziente che al clone batterico
Dalla
fine degli anni '80 sono state riportate molte infezioni gravi da
streptococco gruppo A. Il primo pensiero è stato quello che si
trattasse di cloni particolari di streptococco, appartenenti a
sierotipi diversi, che avevano riacquistato un forte grado di
virulenza. Da uno studio su una larga casistica (Johnson W.R. et
al., J Infect Dis 2002, 185:1586-95) è risultato tuttavia
che nessun clone a carico dei sierotipi sospettati risultava
statisticamente collegato con le infezioni invasive. Sulla base di
queste ricerche viene concluso che, pur non potendo escludere
l'esistenza di un fattore streptococcico potenziale, per ora
sconosciuto, risulta come molto probabile che fattori legati
all'ospite, inclusa l'immunità individuale e di popolazione,
hanno un particolare significato nell'influenzare l'intensità
dell'infezione.
Oggi
molti milioni di persone in età superiore ai 60 anni soffrono
di osteoporosi: viene calcolato che il 3% dei soggetti anziani soffre
di fratture del femore o vertebrali. I pediatri sono stati chiamati a
prevenire l'osteoporosi dell'anziano patrocinando lo sport e
somministrando, in epoca immediatamente prepuberale e puberale,
supplementi di calcio per anni, nei soggetti che non introducono con
la dieta sufficienti quantità di latte vaccino. La recente
identificazione del gene della proteina 5, correlata al recettore
delle lipoproteine a bassa densità (LRP5) ha messo in evidenza
l'importanza di questa proteina nella regolazione della massa ossea.
E' risultato sperimentalmente che l'assenza dell'LRP5 si accompagna a
una riduzione della proliferazione e della funzione degli osteoblasti
(Patel M.S., Karsenty G., N Engl J Med 2002, 346:1572-4).
Questa scoperta apre nuove prospettive nel trattamento
dell'osteoporosi, perché l'LRP5 agisce aumentando la massa
dell'osso e non riducendone la perdita, come avviene con la
maggioranza ei farmaci oggi a disposizione.
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