Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Ottobre 2002 - Volume V - numero 8
- Stampa
- Commenti
- Condividi via mail
- Rischio di cancro in soggetti trattati con ormone della crescita
Il seme di soggetti che sono sopravvissuti al cancro
Infezione da HIV nei bambini del mondo
La prevenzione delle infezioni post-operatorie da Staphylococcus aureus con muciporina endonasale
Contraccettivi orali e rischio di cancro del seno
Efficacia comparativa dei repellenti contro le punture di zanzare
L'uso di un vaccino inattivato contro la varicella in trapiantati di midollo
Trattamento dell'autismo con risperidone
Fibrosi cistica senza mutazione del CFTR&url=https://www.medicoebambino.com/index.php?id=AV0208_10.html&hashtags=Medico e Bambino,Pagine Elettroniche' target='_blank'> Condividi su Twitter - Rischio di cancro in soggetti trattati con ormone della crescita
Il seme di soggetti che sono sopravvissuti al cancro
Infezione da HIV nei bambini del mondo
La prevenzione delle infezioni post-operatorie da Staphylococcus aureus con muciporina endonasale
Contraccettivi orali e rischio di cancro del seno
Efficacia comparativa dei repellenti contro le punture di zanzare
L'uso di un vaccino inattivato contro la varicella in trapiantati di midollo
Trattamento dell'autismo con risperidone
Fibrosi cistica senza mutazione del CFTR class='share-popup' target='_blank'> Condividi su Facebook - Scarica in formato PDF
Ottobre 2002 - Volume V - numero 8
M&B Pagine Elettroniche
Avanzi
Novità,
riflessioni, contributi e proposte,
L'uso del
desametasone, accanto agli antibiotici, trova ormai nei paesi
occidentali un consenso unanime nel trattamento della meningite acuta
da Haemophilus influenzae tipo b (Hib), mentre il suo uso nelle altre
meningiti batteriche è ancora controverso.
L'aggiunta
del desametasone alla cura di 307 bambini con meningite batterica
acuta di cui il 28% da Hib non ha dimostrato di rappresentare un
evidente miglioramento nella prognosi, in confronto a 295 bambini con
meningite che ricevettero un placebo (Molineux E.M. et al., Lancet
2002, 360:211-8). L'esperienza è stata condotta nel
Malawi.
E' stato
condotto uno studio collaborativo internazionale, al quale l'Italia
ha largamente partecipato, su 12.574 pazienti adulti HIV-1 positivi,
che iniziarono il trattamento con 3 farmaci antiretrovirali (Egger
M. et al., Lancet 2002, 360:119-29). E' stato osservato che la
prognosi è strettamente legata al numero delle cellule CD4
positive al momento dell'inizio del trattamento: la prognosi migliore
è risultata in quelli che avevano 350 o più cellule
CD4/ L.
Il ruolo
dell'ormone della crescita (GU) nella carcinogenesi non è
chiaro, anche se si sa che esso aumenta la concentrazione sierica del
fattore 1 insulino-simile di crescita, un mitogeno e anti-apoptosico.
Per questo sono stati studiati 1.848 pazienti, che durante l'infanzia
o nella prima parte dell'adulta furono trattati con GH fra il 1959 e
il 1985 (Swerdlow A.J. et al., Lancet 2002, 360:273-7). E'
risultato che i soggetti trattati con GH mostrano un rischio
aumentato di mortalità per tutti i tipi di cancro, ma
soprattutto di cancro del colon e di morbo di Hodgkin; analogamente è
risultata aumentata anche l'incidenza di cancro del colon. Non vi è
dubbio che il numero dei soggetti studiati è troppo piccolo
per permettere di esprimere un giudizio definitivo; esso è
tuttavia tale da richiedere ulteriori ricerche chiarificatrici.
Su 100
soggetti che presentano un cancro nell'infanzia, ormai ne sopravvive
più del 70%. Tuttavia i trattamenti intrapresi per la cura del
cancro (radiazioni e chemioterapia) possono interferire con la
funzione testicolare, quando i bambini siano diventati adulti. Per
studiare questo aspetto delle conseguenze a distanza dei trattamenti
anti-cancro, sono stati individuati 33 soggetti che avevano 10 anni
al momento del cancro e 21,9 anni al momento di questo studio
(Thomson A.B. et al., Lancet 2002, 360:361-7). 10 soggetti
(30%) erano azoospermici e (18%) erano oligozoospermici; ma anche in
alcuni dei rimanenti la concentrazione degli spermatozoi era
significativamente ridotta. Solo 11 dei sopravvissuti al cancro
nell'infanzia (33%) avevano una normale qualità di
spermatozoi. L'integrità del DNA degli spermatozoi fu uguale
sia nei soggetti non-azoospermici che nel gruppo controllo: elemento
di grande importanza per consentire a questi pazienti di avere dei
figli.
Per un
bambino il rischio di essere infettato con l'HIV rappresenta un duro
esempio della differenza che esiste fra nascere in un paese ricco e
nascere in un paese povero. Negli Stati Uniti (e in Italia), l'AIDS è
infatti una malattia in forte riduzione fra i bambini: da circa 500
casi per anno nel 1996 a meno di 100 nel 2000; ma nel mondo si hanno
oltre 800.000 nuovi casi ogni anno di nuove infezioni in soggetti in
età inferiore ai 15 anni, con una prevalenza di 2,7 milioni di
bambini infettati con HIV e fra questi di 500.000 morti, soprattutto
nel primo anno di vita (Steinbrook R., N Engl J Med 2002,
346:1842-3). Queste infezioni sono largamente prevenibili con la
terapia retrovirale, con trattamenti ostetrici accurati (Watts
D.H., N Engl J Med 2002, 346:1879-91) e con l'uso di
alimentazioni alternative al latte materno. Ma questi provvedimenti
preventivi, che richiedono un sistema sanitario ben organizzato, sono
disponibili solo nei paesi ricchi, mentre non sono ancora largamente
disponibili in Africa e in altre parti del mondo, dove infuria ancora
l'epidemia da HIV. Viene calcolato che nel mondo solo il 5% dei 6
milioni di persone ammalate con HIV/AIDS che richiederebbero il
trattamento antivirale, vi hanno accesso. E' probabile che nel 2010
più di 44 milioni di bambini sotto i 15 anni, in 34 paesi in
via di sviluppo, abbiano perduto uno o ambedue i genitori: quasi il
13% dei bambini di questi paesi saranno orfani. Secondo le Nazioni
Unite il mondo occidentale è chiamato a farsi carico di questi
bambini (Foster G., N Engl J Med 2002, 346:1907-10). Ormai è
chiaro che l'uso dei farmaci antiretrovirali in gravidanza non si
associa alla nascita di figli pretermine o di basso peso alla nascita
o con basso indice di Apgar o infine con un aumentato numero di nati
morti (Tuomala R.E. et al. N Engl J Med 2002, 346:1863-70).
Dei
pazienti che si ricoverano in ospedale per interventi chirurgici, ben
il 20% acquisisce almeno un'infezione nosocomiale nel periodo
post-operatorio. Lo Staphylococcus aureus causa il 25% di
queste infezioni: la sua nicchia ecologica è la parte
anteriore delle narici. I pazienti che ne sono portatori sono a
rischio d'infezioni stafilococciche dopo interventi medici o
chirurgici da 2 a 9 volte più spesso dei soggetti non
colonizzati. Per combattere questa colonizzazione è stata
usata una pomata al 2% di muciporina, un antibiotico topico usato per
decolonizzare la parte anteriore delle narici (Perl T.M. et al., N
Engl J Med 2002, 346:1871-7). E' risultato che l'applicazione
profilattica di muciporina non riduce la percentuale d'infezioni da
stafilococco a carico delle lesioni chirurgiche, ma riduce in modo
significativo (p=0,02) la percentuale complessiva d'infezioni da
stafilococco fra i pazienti che erano portatori. Due degli autori
hanno ricevuto fondi per la ricerca dall'Azienda produttrice del
preparato e altri due avevano tenuto conferenze, sponsorizzate dalla
stessa Azienda.
Non si sa
ancora con precisione se l'uso dei contraccettivi orali aumenti il
rischio di cancro del seno nelle età successive: la difficoltà
risiede nel fatto che l'incidenza del cancro del seno è
comunque in aumento. Da un accurato studio caso-controllo è
risultato che fra donne di 35-64 anni, che stavano facendo uso o che
avevano fatto uso di contraccettivi orali, non è risultato un
significativo aumento del rischio di cancro del seno (Marchbanks
P.A. et al., N Engl J Med 2002, 346:2025-32).
Le
malattie trasmesse da insetti rappresentano ancor oggi un gruppo di
affezioni (malaria, febbre gialla, encefaliti virali, e altre) che si
accompagnano ad elevatissima morbilità e letalità.
Viene calcolato che circa 700 milioni di persone si ammalano di
affezioni trasmesse da zanzare; la sola malaria uccide 3 milioni di
persone ogni anno, compreso un bambino ogni 30 secondi. Per
l'importanza del problema è stato condotto uno studio in 15
volontari, trattati con diversi repellenti per gli insetti: 4
contenenti N,N-dietil-m-toluamide oggi comunemente chiamata con
l'acronimo DEET, 7 contenenti repellenti botanici e altri contenenti
prodotti diversi (Fradin M.S: et al., N Engl J Med 2002,
347:13-8). I volontari erano sottoposti a particolari esperimenti
di laboratorio, che tenevano conto delle specie di zanzare, della
loro età, della loro fame, dell'umidità, della
temperatura e del ciclo luce-buio. E' risultato che solo i prodotti a
base di DEET forniscono una protezione completa e per un più
lungo periodo di tempo (301,5 minuti); i repellenti botanici
proteggono per un tempo medio di 22,9 minuti. Viene concluso che
tutti i prodotti che non contengono DEET non forniscono una
protezione confrontabile per intensità e per durata
dell'effetto a quella dei prodotti contenenti DEET; per queste
ragioni viene consigliato l'uso del DEET (Autan) nelle aree
nelle quali le malattie prodotte dalle zanzare richiedano
un'efficiente protezione.
Il virus
varicella zoster (VVZ) causa la varicella e rimane latente nei gangli
sensitivi con circa 250 genomi equivalenti, ogni 100.000 cellule
gangliari. Poiché il rischio di herpes zoster è elevato
in pazienti immuno-compromessi è stata prevista la
somministrazione di un vaccino per ricostruire l'immunità
cellulare nei soggetti con linfomi di Hodgkin e non Hodgkin, in
preparazione e dopo il trapianto di cellule ematopoietiche; per
ristabilire una buona difesa cellulare anti-VVZ è stato usato
un vaccino inattivato al calore, derivato dal vaccino vivo attenuato,
usualmente usato per la vaccinazione contro la varicella di soggetti
suscettibili (Hata A. et al., N Engl J Med 2002, 347:26-34).
Il vaccino è stato somministrato 30 giorni prima del trapianto
e 30, 60 e 90 giorni dopo. Lo zoster a distanza dal trapianto si
sviluppò in 7 di 53 soggetti vaccinati e in 19 di 58 soggetti
non vaccinati, con un p=0,01. E' stato osservato che la protezione è
legata alla ricostruzione dell'immunità della cellula T CD4
contro il VVZ.
L'autismo
è una malattia cronica che si sviluppa precocemente ed è
caratterizzata da un forte disturbo nella capacità di
relazionare con gli altri, ritardo nel linguaggio e disturbi gravi
del comportamento. L'autismo colpisce 2 bambini su 1.000. I farmaci
antipsicotici atipici, che bloccano i recettori post-sinaptici della
dopamina e della serotonina, offrono dei vantaggi nel trattamento di
questi bambini in confronto agli antipsicotici classici
(aloperidolo). In una ricerca pluricentrica in doppio cieco con il
risperidone sono stati studiati 101 bambini, di cui 49 trattati con
risperidone (da 0,5 a 3,5 mg al giorno per 8 settimane) e 52 trattati
con placebo (Research Units on Pediatric Psycopharmacology Autism
Network, N Engl J Med 2002 347:314-21). E' risultato che il
risperidone è efficace e ben tollerato per il trattamento dei
comportamenti, come scatti d'ira, aggressività e auto-lesioni,
in bambini con disordini artistici. La relativa brevità di
durata del trattamento rende necessario una studio più largo e
prolungato nel tempo.
La
fibrosi cistica è caratterizzata nella maggioranza dei casi da
un quadro clinico ben definito (alterazioni dell'apparato
respiratorio e gastro-intestinale, delle vie riproduttrici nei maschi
e nella funzione delle ghiandole sudoripare) e da forme dette "non
classiche" che rappresentano circa il 10% del totale (nelle
quali rimane una certa funzione della CFTR, per cui permane una certa
funzione pancreatica e manca la maldigestione). Gli studi di genetica
hanno dimostrato che sia le forme classiche che le non classiche sono
legate a mutazioni a carico di un singolo gene nel cromosoma 7. Sono
state così identificate mutazioni del gene CFTR nei pazienti
con le forme classiche, insieme ad altre mutazioni che riducono ma
non eliminano la funzione della CFTR, come avviene nelle forme non
classiche. Dallo studio di 74 pazienti con forme non classiche è
stato osservato che 29 avevano due mutazioni del gene CFTR, 15
avevano una mutazione e 30 non avevano alcuna mutazione (Groman
J.D. et al., N Engl J Med 2002, 347:401-7). Fra questi ultimi
sono stati identificati 4 pazienti, appartenenti a due famiglie, che
non avevano alcun legame con una mutazione della CFTR. Tuttavia
questi pazienti avevano ugualmente un'elevata concentrazione di cloro
nel sudore e sintomi respiratori. Viene concluso che è
possibile che altri fattori, diversi dalle mutazioni del gene CFTR,
producano fenotipi clinicamente indistinguibili dalla fibrosi cistica
non classica, causata da disfunzione della CFTR. Il commento
(Knowles M.R. et al., N Engl J Med 2002, 347:439-42) chiarisce
alcuni punti, ma lascia aperti alcuni problemi.
Vuoi citare questo contributo?