Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Settembre 2003 - Volume VI - numero 7
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- Una dieta povera di carboidrati può favorire la perdita di peso nei bambini obesi ?
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Settembre 2003 - Volume VI - numero 7
M&B Pagine Elettroniche
Avanzi
Novità,
riflessioni, contributi e proposte,
La
pubblicazione (Cheng Y. et al., N Engl J Med 2003,
349:831-6) riguarda la porpora trombocitopenica immune (PTI)
dell'adulto, che pur essendo diversa sotto molti aspetti prognostici
da quella del bambino ha molti punti patogenetici e clinici in
comune. Vengono trattati 125 pazienti affetti da PTI (numero medio
delle piastrine 12.200 ± 11.300), con 40 mg al giorno di
desametazone per bocca, per 4 giorni consecutivi: 106 (85%) di questi
pazienti rispondono bene al trattamento con un numero di piastrine,
dopo 7 giorni, di 101.400 ± 53.200. 53 di questi 106 soggetti
(50%) mantengono una buona risposta, mentre gli altri 53 hanno una
ricaduta entro 6 mesi dal trattamento, di cui la maggior parte (94%)
nei primi 3 mesi. Una conta delle piastrine inferiore alle 90.000/mm3
al 10° giorno si associa a un alto rischio di ricaduta. Il
trattamento è stato sempre ben tollerato. Nell'editoriale
(George J.N., Vesely S.K., N Engl Med 2003, 349:903-4)
vengono espresse molte perplessità per un trattamento del
genere e viene suggerito di allargare la casistica e di seguire i
pazienti più a lungo. Gli ematologi pediatri, d'altra parte,
raccomandano di non trattare i bambini con forme non gravi di PTI e
di utilizzare le immunoglobuline standard per via venosa nelle forme
gravi, poichè la risposta è in generale soddisfacente.
La
stimolazione del nervo vago nell'epilessia refrattaria
Nel
luglio 1997 la Food and Drug Administration ha approvato l'uso della
stimolazione intermittente del nervo vagale sinistro come terapia
aggiuntiva per ridurre la frequenza delle convulsioni in adulti e in
bambini di età superiore ai 12 anni, con convulsioni parziali
refrattarie ai farmaci antiepilettici. Per vedere l'effetto pratico
di questo nuovo tipo di trattamento anche in soggetti più
giovani sono stati studiati 100 pazienti, con un'età media di
10,4 anni, con 8,5 anni di epilessia e con un numero totale di
terapie antiepilettiche di 8,4 (Murphy J.V. et al., Arch
Pediatr Adolesc Med 2003, 157:560-4). Questi soggetti avevano
in media un attacco epilettico al mese. Il 45% di loro ebbe una
riduzione delle crisi di oltre il 50% e il 18% non ebbe convulsioni
per almeno 6 mesi. Gli effetti collaterali del trattamento furono
pochi, specialmente nei soggetti di età inferiore ai 12 anni.
Si conclude che la stimolazionne del vago rappresenta un trattamento
relativamente sicuro e potenzialmente efficace per il trattamento
dell'epilessia grave intrattabile.
Una
dieta povera di carboidrati può favorire la perdita di peso
nei bambini obesi ?
Tenendo
conto dell'aumentata prevalenza dell'obesità nel bambino e
nell'adolescente e delle sequele che questa situazione comporta, sono
state tentate nuove strade per modificare l'alimentazione. Una dieta
molto povera di carboidrati (altrimenti detta chetogenica), come una
dieta semplicemente povera di carboidrati o una dieta povera di
grassi si sono dimostrate ben tollerate ed efficaci nel promuovere
una perdita di peso sia nei bambini, che negli adolescenti e negli
adulti. E' stato condotto uno studio per confrontare una dieta povera
di carboidrati con una dieta povera di grassi: in ambedue i gruppi la
dieta non era ristretta ed era stata continuata per 12 settimane
(Sondike S.B. et al., J Pediatr 2003, 142:253-8). Con
la dieta povera di carboidrati è stata notata una maggiore
perdita di peso (p>0,05) e un miglioramento dei livelli di
colesterolo non HDL (p<0,05). Si conclude che una dieta povera di
carboidrati è un metodo efficace per la perdita di peso a
breve termine negli adolescenti obesi e che non è pericolosa
per quanto riguarda il profilo lipidico.
Necessità
di un supplemento di vitamina D negli allattati al seno
Alcuni
pediatri non consigliano il supplemento di vitamina D negli allattati
al seno, soprattutto nei mesi estivi. Questo comportamento non sembra
corretto alla luce di recenti ricerche eseguite negli Emirati Arabi
(Dawodu A. et al. J Pediatr 2003, 142:169-73). Lo
studio è stato condotto in 78 lattanti sani, allattati
esclusivamente al seno, alla 6° settimana di vita e appartenenti
a una comunità nella quale era bassa l'esposizione al sole
delle madri. Il 61% delle madri e l'82% dei lattanti aveva i segni
umorali di ipovitaminosi D (bassa concentrazione di 25OH-D3, elevati
livelli di fosfatasi alcalina e tendenza ad avere alti livelli di
paratormone). Si conclude che l'ipovitaminosi D è comune anche
in estate negli allattati al seno e nelle loro madri. Questi dati
forniscono una giustificazione alla supplementazione con vitamina D
sia nei bambini allattati esclusivamente al seno che nelle loro
madri.
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