Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Marzo 2011 - Volume XIV - numero 3
M&B Pagine Elettroniche
Caso contributivo
La
picnocitosi infantile: una causa rara ma non infrequente di anemia
emolitica neonatale severa
Unità
Operativa Complessa di Pediatria - TIN, Ospedale “Umberto I”,
Nocera Inferiore, Salerno
Indirizzo
per la corrispondenza: aurinoanna@hotmail.com
Gli
Autori riportano sei casi di picnocitosi infantile, diagnosticati e
trattati nel loro reparto. Scopo del lavoro è descrivere il
decorso clinico e la diagnosi. Tutti i pazienti hanno praticato
terapia: fototerapia in cinque pazienti, trasfusione di emazie
concentrate in tutti. In due pazienti si è reso necessario un
breve e risolutivo trattamento con eritropoietina dal momento che vi
era una persistenza dell’emolisi e della picnocitosi con una
inadeguata eritropoiesi. La picnocitosi infantile è una rara
ma non infrequente patologia che deve sempre essere considerata nella
diagnostica differenziale delle anemie emolitiche del neonato.
Si
definisce anemia una condizione caratterizzata dalla diminuzione del
contenuto di emoglobina (Hb) e/o del valore dell’ematocrito al
di sotto di due deviazioni standard dei valori normali per l’età
e per il sesso1. L’equilibrio tra distruzione e
produzione dei globuli rossi rappresenta la condizione fondamentale
per un adeguato mantenimento del loro numero e della concentrazione
dell’emoglobina del sangue periferico. Si determina anemia
quando questo equilibrio viene modificato e ciò a causa,
fondamentalmente, di tre meccanismi patogenetici quali :
- perdita
di eritrociti (emorragia materno-fetale, malformazioni placentari,
sottrazione iatrogena di sangue ecc.)
- ridotta
produzione di eritrociti (infezioni congenite o acquisite, leucemie,
anemia di Diamond- Blackfan ecc.)
-
accentuata distruzione di eritrociti (o emolisi), che può
essere dovuta a cause extracellulari (immunologiche, fattori
plasmatici o meccanici ecc.) o intracellulari (alterazioni ereditarie
della membrana del globulo rosso, difetti enzimatici eritrocitari,
emoglobinopatie ecc.).
Come
conseguenza dell’aumentata distruzione dei globuli rossi si ha:
1)
aumentata immissione e presenza nel circolo sanguigno di reticolociti
(o eritrociti giovani)
2)
aumentati livelli sierici di bilirubina indiretta
3)
ridotti livelli sierici di due proteine plasmatiche, l’aptoglobina
e l’emopessina
Nel
bambino questi dati laboratoristici vengono utilizzati comunemente
per la diagnosi di un processo emolitico. Nel neonato invece
l’interpretazione è più difficile perché
la reticolocitosi non è così spiccata, per una risposta
eritropoietica midollare più “pigra”;
l’iperbilirubinemia è presente già
fisiologicamente e i livelli sierici di aptoglobina e emopessina sono
fisiologicamente bassi nei primi tre mesi di vita.
SCOPO del
nostro lavoro è quello di ricordare al neonatologo/pediatra
che, tra le cause di anemia emolitica dei primi mesi di vita, non
bisogna dimenticare la picnocitosi infantile. Questa malattia fu
descritta per la prima volta da Tuffy et al.2, ed è
caratterizzata da un’anemia emolitica transitoria dei primi
mesi di vita associata a un’aumentata presenza,
all’osservazione dello striscio periferico, di eritrociti con
diametro ridotto, colorazione intensa e alterazioni strutturali di
membrana (proiezioni simili a processi spinosi) e da loro denominati
“picnociti”: nei neonati a termine normali il numero dei
picnociti all’osservazione dello striscio periferico nei primi
giorni di vita non supera il 3%, riducendosi fin quasi a scomparire
al terzo mese di vita; una percentuale leggermente superiore, fino al
5%, si può osservare nei neonati pretermine, ma solo nei primi
giorni di vita2 Questi eritrociti abnormi sono del tutto
sovrapponibili agli “acantociti”, ovverosia globuli rossi
morfologicamente alterati, riscontrabili in numerose condizioni
morbose sia congenite che acquisite, quali l’abetalipoproteinemia,
danni epatici severi ecc.3-4. Gli Autori presentano
pertanto la loro casistica.
In un
periodo compreso tra il 2005-2009, gli Autori hanno posto diagnosi di
picnocitosi infantile in sei neonati (tre di sesso maschile e tre di
sesso femminile) giunti alla loro osservazione per pallore cutaneo,
ittero accentuato e anemia emolitica (Tabella
I).
L’anamnesi familiare era negativa per malattie ematologiche:
non vi era consanguineità tra genitori, il cui fenotipo
ematologico era del tutto normale; in particolare non veniva
segnalata ittero e anemia neonatale nei genitori o in altri fratelli
dei pazienti. Era esclusa una incompatibilità materno- fetale
(il test di Coombs era negativo in tutti i pazienti). Tutti i
pazienti erano nati da gravidanza normocondotta, a termine, con peso
appropriato all’età gestazionale e normale evoluzione
dei fenomeni perinatali; 4 pazienti erano nati da parto cesareo.
Nell’anamnesi
patologica remota era da segnalare insorgenza di ittero precoce,
entro la terza giornata di vita, in due pazienti, con valori medi di
bilirubinemia totale (BT) di 17,3 mg/dl (range 17,1-17,8 mg/dl), e
tardivo, tra l’ottavo e il quindicesimo giorno di vita, negli
altri BT 19,05 mg/dl (range 16,5-20,0mg/dl). Tutti sono stati
ricoverati; all’ingresso l’esame clinico mostrava pallore
cutaneo e colorazione giallastra della cute e delle sclere; non era
riscontrata epato-splenomegalia. Cinque pazienti hanno praticato
almeno un ciclo di fototerapia, con progressiva normalizzazione della
iperbilirubinemia in tutti. In un paziente l’iperbilirubinemia
si è ripresentata in decima e tredicesima giornata,
richiedendo altri due cicli di fototerapia. L’analisi del DNA
ha evidenziato che il neonato era omozigote per una variante del
promoter del gene responsabile della sintesi dell’enzima
uridin-difosfato-glicuroniltransferasi o UGT1A1, variante che
determina una ridotta trascrizione del gene con conseguente riduzione
dell’attività enzimatica e costituisce la base
molecolare della sindrome di Gilbert5. Tra il dodicesimo e
il quindicesimo giorno di vita si è verificata in tutti i
pazienti una progressiva anemizzazione fino a valori di Hb compresi
tra 6-7,2 mg/dl. In tutti i pazienti risultavano normali la
funzionalità epato-renale, il quadro lipoproteico, le indagini
virologiche, le resistenze osmotiche, gli enzimi eritrocitari
(glucosio-6-fosfoto-deidrogenasi o G6PD e piruvato-chinasi),
l’elettroforesi dell’emoglobina e lo studio delle
proteine di membrana del globulo rosso. Diagnostico era invece lo
striscio di sangue periferico che mostrava, in tutti i pazienti, un
aumentata presenza (35-40%) di picnociti (Figura
1). Lo studio mediante citometria a flusso degli
eritrociti e dei reticolociti dei pazienti mostrava un aspetto del
tutto peculiare e caratteristico6-7: aumentata percentuale
di emazie iperdense, cioè con una concentrazione di Hb >
41g/dl (10-13,5%, V.N. < 3%), una abnorme asimmetria della curva
di distribuzione della concentrazione dell’Hb eritrocitaria e
una normale simmetria della curva di distribuzione dell’Hb
reticolocitaria (Figura 2). È stata
praticata in tutti terapia trasfusionale con emazie concentrate: in 4
pazienti si è osservata riduzione prima e scomparsa
successiva, in un periodo compreso tra i 2 e 3 mesi, della
percentuale di picnociti allo striscio periferico; tutti stanno bene
a un follow-up minimo di 12 mesi. In due pazienti, dopo la
trasfusione, non si verificò un miglioramento dell’emolisi
e della picnocitosi, ma una progressiva riduzione dei livelli dell’Hb
(6,5-6,8 mg/dl, rispettivamente) con una reticolocitosi non adeguata
(90,0 x 109/l e 108,0 x 109/l rispettivamente). Per tale motivo,
supportati anche dai valori normali dell’eritropoietina sierica
(9 e 18 UI/l, rispettivamente, V.N.= 4-25 UI/l), dopo consenso
informato dei genitori, fu iniziata terapia con eritropoietina
ricombinante (rHu-Epo) alla dose di 1000 UI/kg/settimana associata a
supplementazione marziale, così come segnalato in letteratura
per neonati affetti da sferocitosi ereditaria severa8. In
entrambi i pazienti si ebbe una progressiva ripresa dei valori
dell’Hb e un incremento della conta reticolocitaria fino alla
completa normalizzazione dopo quattro e sei settimane,
rispettivamente; la terapia con rHu-Epo fu poi ridotta e sospesa in
tre settimane; entrambi i pazienti stanno bene a un follow-up di 12 e
18 mesi rispettivamente. Non vi furono effetti collaterali della
terapia. Tutti i sei pazienti hanno presentato un normale
accrescimento staturo-ponderale e un normale sviluppo psicomotorio.
La
picnocitosi infantile fu descritta per la prima volta nel 1959 da
Tuffy et al.2, i quali studiarono 11 neonati affetti da
tale patologia Dopo questa prima descrizione vi sono state in
letteratura solo poche altre segnalazioni di tale affezione
morbosa9-12 fino al lavoro del gruppo di ematologi
pediatrici francesi dell’Ospedale di Bicetre6 , che
in studio retrospettivo su 149 casi anemia neonatale inspiegata
inviati alla loro osservazione dal 2002 al 2004, individuarono 14
casi (10% circa della loro casistica) di picnocitosi infantile e la
successiva casistica di 5 casi descritta da un gruppo di ematologi
pediatrici belgi13: pertanto la picnocitosi è una
malattia rara ma non infrequente. L’eziologia di questa
patologia è ancora sconosciuta. Si ritiene che le alterazioni
morfologiche eritrocitarie sopra descritte non siano intrinseche
all’eritrocita stesso e ciò è supportato da due
evidenze: la transitorietà del processo emolitico e la rapida
trasformazione in picnociti delle emazie trasfuse nei soggetti
ammalati4. Inoltre l’alterazione interessa solo gli eritrociti
e non i reticolociti, come confermato dallo studio citometrico delle
popolazioni eritrocitarie e reticolocitarie6-7. L’ipotesi
patogenetica potrebbe pertanto essere ricondotta alla possibile
presenza di un fattore transitorio extracellulare, di natura
sconosciuta, che interagendo con la membrana eritrocitaria ne
determinerebbe le modificazioni descritte e la precoce distruzione.
Nella maggioranza dei casi la diagnosi è abbastanza agevole,
tenendo conto della mancanza di ereditarietà (sporadica è
la descrizione di forme familiari11-14, del decorso
clinico (anemia emolitca severa a insorgenza tardiva, in genere dopo
la seconda settimana di vita), dell’osservazione attenta dello
striscio periferico con le caratteristiche alterazioni morfologiche
delle emazie, dello studio mediante citometria a flusso degli indici
eritrocitari e reticolocitari6-15, insieme con
l’effettuazione di pochi altri esami (test di Coombs, studio
della funzionalità epatica e delle lipoproteine sieriche);
solo nei casi dubbi saranno necessari ulteriori indagini
(elettoforesi dell’emoglobina, dosaggio degli enzimi
eritrocitari, dosaggio della vitamina E, studio delle proteine della
membrana eritrocitaria ecc.), tenendo conto delle altre cause di
anemia emolitica neonatale (Tabella
II16): ciò è estremamente
importante trattandosi di neonati e per di più anemici. In
conclusione, la picnocitosi infantile è una affezione morbosa
grave, che richiede quasi sempre terapia: fototerapia, trasfusioni di
emazie concentrate e/o exanguino-trasfusioni, e va sempre tenuta
presente, nella diagnostica differenziale, quando ci si confronta con
un neonato affetto da ittero tardivo e successiva progressiva
anemizzazione. Interessante è il rapido miglioramento
dell’anemia e la drastica riduzione della percentuale dei
picnociti allo striscio periferico, che si è osservato con
l’utilizzo di rHu-Epo in pazienti che presentavano valori
“normali” di eritropoietina e nei quali non si era
verificato un miglioramento dell’emolisi e della picnocitosi
dopo emotrasfusione. Tale terapia ha rapidamente normalizzato il
quadro ematologico, dimostrandosi efficace nel prevenire ulteriori
trasfusioni di emazie concentrate7.
Legenda:
M = sesso maschile; F = sesso femminile; TC = taglio cesareo; Tx =
trasfusione di emazie concentrate
*Valori
prima della Tx
Immunitari:
Incompatibilità Rh, Incompatibilità ABO,
Incompatibilità da gruppi minori, Anemia emolitica
autoimmune materna, Anemia emolitica da farmaci
Infettive:
Sepsi, Infezioni congenite
Vascolari:
Coagulazione intravasale disseminata, Anemia macroangiopatica e
microangiopatica, Emangioma o emangioendotelioma cavernoso,
Stenosi dell’arteria renale, Coartazione aortica severa
Difetti
della membrana eritrocitaria: Sferocitosi, Ellissocitosi,
Stomatocitosi, Xerocitosi, Picnocitosi
Difetti
enzimatici eritrocitari: Deficit di glucosio 6 fosfato
deidrogenasi, Deficit di piruvato chinasi, Deficit 5’
nucleotidasi, Deficit di glucosio fosfato isomerasi
Difetti
qualitativi e quantitativi della produzione dell’emoglobina:
α Thalassemia, Anomalie strutturali delle catene α; γ
Thalassemia, anomalie strutturali delle catene γ
Difetto
di vitamina E
Galattosemia
Prolungata
o ricorrente acidosi metabolica o respiratoria |
Figura
1. Striscio periferico di neonato affetto da picnocitosi
ereditaria: presenza di numerosi eritrociti abnormi, ipercromici con
proiezioni spinose.
Figura
2. Valutazione mediante citometria a flusso del volume cellulare
eritrocitario e della concentrazione emoglobinica dei globuli rossi e
dei reticolociti di un neonato affetto da picnocitosi infantile.
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