Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Giugno 2002 - Volume V - numero 6
M&B Pagine Elettroniche
Contributi Originali - Casi contributivi
Il
Malingering come causa di ricovero ospedaliero
Clinica
Pediatrica I.R.C.C.S. Burlo Garofolo Università di
Trieste
^Divisione
di Neuropsichiatria Infantile I.R.C.C.S. Burlo Garofolo
*Dipartimento
di Scienze Pediatriche e dell'Adolescenza O.I.R.M.Università
degli Studi di Torino
Introduzione
Nell'ambito
dei cosiddetti disturbi funzionali vengono comprese svariate
condizioni; una di queste è il malingering. Con tale termine
s'intende la deliberata esagerazione/invenzione di sintomi fisici o
psichici allo scopo di ottenere un qualche vantaggio (in ambito
pediatrico ad esempio avere maggiore attenzione da parte dei
genitori, evitare situazioni considerate difficili, come la
scuola).
Descrizione
dei casi
Nel
periodo compreso tra il 21 gennaio e il 21 marzo 2002 presso la
Clinica Pediatrica dell'Ospedale Burlo Garofolo di Trieste, il
numero di pazienti ricoverati è stato di 130. In otto
pazienti, pari al 6 % del totale, è stato impossibile trovare
una causa organica dei disturbi presentati. Tutti erano adolescenti o
preadolescenti (età al momento del ricovero compresa tra 11
anni e 2/12 e 16 anni e 6/12; media: 13 anni e 6/12) in maggioranza
di sesso femminile (6/8) con durata della storia clinica variabile
tra tre settimane e 2 anni e ½ (media: 1 anno; mediana:
5 mesi). In tutti i casi era coinvolta la sfera scolastica, con
compromissione della frequenza (6/7) e/o difficoltà di studio
(3/7).
Cinque di
essi presentavano come sintomo guida una febbre di lunga durata
associata ad altre manifestazioni. In tre casi è stato
possibile arrivare ad una rapida conclusione nonostante la lunga
durata della storia clinica limitando gli accertamenti a pochi esami
ematochimici (emocromo, VES, PCR) ed alla rilevazione della
temepratura corporea durante la degenza, che non ha mai documentato
la realtà del sindomo febbrile; negli altri due casi la
presenza di dolore addominale riferito come importante ha reso
necessaria l'esecuzione di alcuni esami strumentali (ecografia
addominale e pelvica, ecografia con lattulosio mannitolo, esame
colonscopico in un caso). In particolare uno di questi pazienti ha
presentato una “escalation” sintomatologica culminata in due
episodi di emottisi che, in occasione di un successivo ricovero si
sono rivelati autoprovocati tramite lesione del palato.
I tre
casi rimanenti non presentavano febbre. Uno era giunto alla nostra
osservazione dopo 6 ricoveri presso altre strutture ospedaliere, per
episodi di riferiti di ipoglicemia che sono stati negati nella loro
esistenza dal semplice fatto che non si sono mai presentati durante i
giorni di degenza, oltre che dalla esecuzione di semplici valutazioni
che hanno escluso una condizone di iperinsulinismo. Un altro riferiva
multipli episodi di dolore localizzato ad addome e schiena (pregresso
episodio di calcolosi renale all'età di 10 anni) ed
evacuazioni con sangue rosso vivo (nessun testimone) non confermati
dall'esame obiettivo e dagli accertamenti (imaging eco- e
radiografico, esame urine, visita chirurgica). Il terzo riferiva
cefalea, dolori addominali, vertigini. La presenza di una focalità
all'elettroencefalogramma (eseguito su indicazione del
neuropsichiatra) ha richiesto l'esecuzione della TAC cerebrale che ha
dato esito negativo.
Veditabella.
IL
MALINGERING E LA PSICOSOMATICA
La
casistica sopra riportata dimostra la frequenza non trascurabile
(8/130) di casi di “malingering” come causa di ricovero
ospedaliero. La dizione malingering è per molti casi
impropria. In effetti all'interno delle 8 storie descritte solo in
poche situazioni vi è una condizione di
esagerazione/invenzione dei sintomi con l'obiettivo di ottenere un
risultato tangibile. Molto spesso il confine tra un disturbo
rivendicativo (di tipo fittizio) e un disturbo psicosomatico
somatoforme è sfumato, difficile da percepire in prima
istanza.
I casi
ricoverati avevano una storia di lunga durata del disturbo che in
tutti i casi aveva richiesto tanti esami, valutazioni e pareri medici
diversi. In quasi tutti i casi il vissuto personale e di
contestualizzazione familiare erano per molti aspetti su un versante
di preoccupazione ed in alcuni casi di esasperazione. In 3 casi vi
erano condizioni personali dell'adolescente e/o dinamiche relazionali
familiari che hanno consigliato da subito un intervento strutturato e
non differibile di presa in carico da parte del neuropsichiatra
infantile. Negli altri 5 casi l'atteggiamento è stato di
attesa, in quanto si era nella condizione di aver "svelato"
la natura e le caratteristiche del disturbo per la prima volta, in un
contesto familiare e personale che presentava margini sufficienti di
potenzialità di risoluzione.
ALCUNE
RIFLESSIONI CRITICHE E DI INSEGNAMENTO
Quello
che colpisce di fronte all'osservazione dei diversi iter diagnostici
ed a volte terapeutici che hanno seguito i pazienti con disturbi
psicosomatici è la mancata capacità di chiudere il caso
sul versante dell'organicità dei disturbi riferiti. Alla
febbre non si riesce a dare una connotazione conclusiva che sposti
l'attenzione su altro, vale a dire sulla causa non organica che la
determina. La febbre spesso rimane tale, sino a quando si risolve, in
attesa che non si ripresenti più. A volte il medico è
complice inconsapevole delle dinamiche inconsce che si vengono a
creare. E' il testimone della malattia, avendo ad es. assistito ad
una conversione isterica o ad una misurazione della temperatura con
tecniche raffinate (da inganno) in grado di documentare visivamente
la febbre. Anche noi, in almeno due situazioni, siamo ricorsi ad
indagini diagnostiche eccessive (colonscopia, TAC) in quanto nella
condizione di non credere ad un iter diagnostico (e di intuizione)
che ha nella semplicità la sua forza di convinzione.
Gli 8
casi nella loro enorme diversità di sintomi e di contesti
relazionali e di vissuto del disturbo, hanno alcune caratteristiche
di insegnamento comune che possono essere riassunte nei seguenti
punti:
- E' fondamentale pensare subito a questa possibilità diagnostica, specie quando i dati di laboratorio di primo livello non concordano con la clinica riferita;
- limitare l'approccio diagnostico strumentale e di laboratorio a pochi esami di base (emocromo, VER, PCR nei casi con febbre come sintomo guida) per evitare lunghi ed estenuanti ricorsi alle cure mediche;
- fornire adeguate spiegazioni alla famiglia sull'interpretazione dell'origine dei sintomi, rassicurandoli e convincendoli circa l'opportunità di evitare od interrompere l'estenuante pratica di “doctor-shopping”. Le lettere di dimissione e i colloqui con il ragazzo/a e la famiglia non possono essere mai interlocutori sul versante dell'organicità del disturbo (siamo in attesa di ulteriori indagini; gli esami vanno bene ma dobbiamo ancora capire etc). In caso contrario si rimarrà spesso convinti che il paziente soffre di una malattia grave, della quale esiste una causa "reale" che non si riesce a capire. Pertanto la diagnosi di disturbo psicosomatico deve essere posta con assoluta chiarezza e con carattere di conclusività;
- la diagnosi e la spiegazione del ruolo delle emozioni nella genesi di questi disturbi non sono la soluzione dei problemi, ma il primo momento per mettere in piedi un progetto condiviso;
- spesso è necessaria una presa in carico precoce da parte del neuropsichiatra (che lavora in stretto rapporto con il pediatra); questo è un momento delicato che può anche non essere accettato dalla famiglia e che in questo caso deve essere rimandato ad una fase più matura del progetto terapeutico;
- il bambino e la famiglia devono essere aiutati da subito per condurre una vita normale, spiegando che i disturbi potranno ancora continuare, ma che tenderanno a risolversi e che in ogni caso è fondamentale tornare ad una vita relazionale che sia intensa di rapporti (frequenza della scuola, attività di tipo ricreativo);
- particolare attenzione deve essere posta a quelle situazioni in cui il sintomo non è espressione di un disagio del bambino-adolescente ma è riferito (o causato) dal genitore (sindrome di Munchausen)
Caso
1 | Caso
2 | Caso
3 | Caso
4 | Caso
5 | Caso
6 | Caso
7 | Caso
8 | TOT. | ||
Dolore | + | + | + | + | + | + | + | + | 8/8 | |
Addominale | + | + | + | - | + | - | + | + | 6/8 | |
Cefalea | - | + | - | - | + | + | - | - | 3/8 | |
Mialgia | - | - | + | + | - | - | - | + | 2/8 | |
Febbre | - | - | + | + | + | + | + | - | 5/8 | |
Astenia | - | - | - | + | - | + | - | - | 2/8 | |
Sonnolenza | - | - | - | + | - | + | - | - | 2/8 | |
Sudorazione | + | - | - | - | - | - | - | - | 1/8 | |
Pallore | + | - | - | - | - | - | - | - | 1/8 | |
Lipotimia | + | - | - | - | - | - | - | - | 1/8 | |
Ipoglicemia | + | - | - | - | - | - | - | - | 1/8 | |
Diarrea | + | - | - | - | - | - | - | - | 1/8 | |
Rettorragia | - | - | - | - | - | - | - | + | 1/8 | |
Vertigini | - | + | - | - | - | - | - | - | 1/8 | |
Emottisi | - | - | - | - | - | - | + | - | 1/8 | |
Pollachiuria | - | - | - | + | - | - | - | - | 1/8 | |
Scuola | Assenze | + | + | + | - | + | + | + | + | 7/8 |
Difficoltà | - | + | - | + | - | + | - | - | 3/8 |
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