Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Ottobre 2008 - Volume XI - numero 8
M&B Pagine Elettroniche
Contributi Originali - Casi contributivi
Colestasi
neonatale: la grande simulatrice
1Dipartimento
di Pediatria Università degli studi di Napoli Federico II
2Dipartimento
di Scienze Biomorfologiche e Funzionali Università degli studi
di Napoli Federico II
3Dipartimento
di Anatomia Patologica AO Ospedali Riuniti di Bergamo
4Chirurgia
Pediatrica AO Ospedali Riuniti di Bergamo
Indirizzo
per corrispondenza:
riorio@unina.it
Neonatal
cholestasis: a great pantomime
Key
words
Neonatal
cholestasis, jaundice, sclerosing cholangitis, cholangiography
Summary
Early
detection and accurate diagnosis of cholestatic jaundice are
important for successful treatment and favorable prognosis but
the rapid and effective recognition of the causes of cholestasis
in infants is still challenging also for pediatric
gastroenterologist. Here is reported the case of a female infant
with cholestatic jaundice who showed during the observation
features suggestive of many diseases such as Alagille syndrome,
cystic fibrosis, neonatal hemocromatosis, α-1-anti-trypsin
deficiency (A1-ATD) and biliary atresia. A definite diagnosis was
not obtained with a first liver biopsy performed at the age of 58
days which revealed severe lobular hepatitis and signs of
cholangitis. An intraoperative cholangiography, performed to
exclude biliary atresia, showed signs of sclerosing cholangitis.
A second liver biopsy supported diagnosis of sclerosing
cholangitis, but also showed signs of A1-ATD. The analysis of
phenotype/genotype of A1-ATD excluded this diagnosis. At the end
of a challenging diagnostic process, at the age of 75 days, the
final diagnosis was of neonatal sclerosing cholangitis, but many
doubts persisted. This case confirms that neonatal cholestasis
remains a very challenging matter. |
Le cause
di colestasi neonatale sono molteplici e includono sia forme mediche
che chirurgiche1. A fronte di questa ampia gamma, i quadri
clinici, laboratoristici, ecografici ed istologici sono spesso
stereotipati. È fondamentale diagnosticare precocemente le
forme di colestasi per cui è disponibile una terapia medica
risolutiva e indirizzare precocemente al chirurgo per la opportuna
correzione le forme extraepatiche, in primis l'atresia delle vie
biliari (AVB), che è la principale indicazione
all'epatotrapianto in età pediatrica. La prognosi di
quest'ultima è migliore se l'intervento è
effettuato prima dei 60 giorni di vita2. Presentiamo un
caso insolito e insidioso di colestasi a esordio neonatale.
F. è
stata inviata alla nostra osservazione all'età di 39 giorni
per colestasi neonatale da sospetta sindrome di Alagille. Tale
sospetto era stato formulato in base alla presenza di cardiopatia
congenita (difetto interatriale, pervietà del dotto arterioso
e lieve insufficienza tricuspidale) e dimorfismi facciali (fronte
sporgente, naso insellato, orecchie a basso impianto). F. era nata a
36 settimane di gestazione da taglio cesareo d'elezione per inerzia
uterina; peso alla nascita 3000 g, APGAR 8 a 1', 9 a 5'. A 48 ore
di vita veniva trasferita presso il reparto di patologia neonatale
per comparsa di vomito biliare e mancata emissione di meconio. Tale
emissione si era verificata poi spontaneamente dopo qualche ora dal
ricovero. Per la comparsa di iperbilirubinemia diretta (3,56 mg/dl),
veniva sottoposta a terapia con acido ursodesossicolico (UDCA) (30
mg/kg/die).
Alla
nostra prima osservazione, le condizioni cliniche generali e la
crescita staturo-ponderale erano discrete, il colorito era itterico,
l'idratazione buona, l'attività cardio-respiratoria
valida; il margine epatico palpabile a ~ 3 cm di consistenza
aumentata ma non dura, milza parenchimatosa palpabile a 3 cm;
riflessi arcaici normoevocabili, fontanella anteriore normotesa. Era,
inoltre, evidenziata spiccata e persistente acolia fecale con
ipercromia delle urine; tale reperto, che è fortemente
suggestivo di AVB, non era stato sufficientemente valorizzato nel
corso delle precedenti osservazioni.
Gli esami
di laboratorio mostravano ipertransaminasemia (AST 562 U/l, ALT 202
U/l), aumento moderato della gamma-glutamiltransferasi (GGT 241 U/l),
iperbilirubinemia diretta (4,9 mg/dl) con albumina, INR e
immunoglobuline sieriche nella norma. L'emocromo mostrava normalità
dell'emoglobina con reticolocitosi, piastrinosi, linfocitosi,
ipereosinofilia. Era inoltre presente ipersideremia e spiccata
iperferritinemia.
L'ecografia
effettuata in più occasioni mostrava un fegato di normali
dimensioni, a margini regolari con ecostruttura omogenea, senza
evidenza di lesioni focali con colecisti in sede a pareti regolari e
visualizzazione della via biliare principale all'eco-color-doppler.
Né
la visualizzazione della colecisti né quella della via biliare
principale permettevano di escludere la presenza di AVB, perché
nel 20% delle AVB la colecisti è visualizzabile e per la
scarsa affidabilità del reperto di normalità del
coledoco in età neonatale3.
L'associazione
di colestasi e ritardata emissione di meconio ci inducevano a
sospettare una fibrosi cistica (FC), mentre la diagnosi di sindrome
di Alagille ci sembrava improbabile sia per l'assenza della facies
tipica sia per l'assenza delle alterazioni cardiache più
comunemente osservate in tale sindrome. Tra l'altro si assisteva
nel corso dei giorni a risoluzione del difetto interatriale e della
pervietà del dotto. Due test del sudore risultavano positivi,
ma erano effettuati su ridotte quantità di sudore. Venivano,
pertanto, effettuati altri due test su quantità congrue di
sudore con esito negativo. Anche l'analisi molecolare non
evidenziava mutazioni note associate alla fibrosi cistica.
Nel corso
dell'osservazione erano escluse le seguenti cause di colestasi
neonatale sulla base di dati clinici e laboratoristici: infezioni
neonatali (gruppo TORCH, Listeria, virus epatotropi maggiori),
galattosemia, fruttosemia, tirosinemia, aminoacidopatie,
endocrinopatie, PFIC 1 e 2, cromosomopatie. I livelli sierici di
α-1-antitripsina erano nella norma. L'iperferritinemia poteva essere
spia di emocromatosi neonatale, ma la persistente normalità
della funzione epatica rendeva tale ipotesi improbabile.
Per
quanto concerne l'ipotesi di un'AVB, con cui erano compatibili la
persistente acolia fecale e la buona crescita, l'assenza di durezza
del fegato e la prevalenza degli indici di citolisi su quelli di
colestasi non supportavano tale ipotesi.
Per una
migliore definizione diagnostica veniva praticata biopsia epatica
percutanea che evidenziava un pattern colangitico (fibrosi portale,
infiltrati misti, epitelio duttale infiltrato da granulociti, modesta
neoduttulazione) associato ad importanti segni di epatite lobulare
(numerosi corpi apoptotici ed esiti di citolisi). Non erano presenti
invece gigantocellule, accumuli di ferro, segni di patologia
mitocondriale. L'immunoistochimica era negativa per l'istiocitosi
a cellule di Langerhans. Sebbene la biopsia non fosse altamente
suggestiva di AVB, il pattern colangitico e la spiccata acolia fecale
imponevano l'esecuzione di una laparotomia con colangiografia
intraoperatoria, anche perché la lattante aveva quasi
raggiunto i 60 giorni di vita. Il reperto colangiografico permetteva
di escludere un'AVB e mostrava un quadro suggestivo di colangite
sclerosante. Tale entità era, in effetti, anche supportata dal
quadro istologico epatico. Per l'associazione tra colangite
sclerosante e immunodeficienze venivano praticati studio delle
sottopopolazioni linfocitarie, test di proliferazione ai mitogeni e
dosaggio delle immunoglobuline sieriche, risultati nella norma. Per
la persistenza di leucocitosi, associata peraltro a valori normali di
eritrociti e piastrine, veniva effettuato ago aspirato midollare
risultato nella norma. Una seconda biopsia epatica praticata in
concomitanza con la laparotomia confermava il precedente quadro e
inoltre evidenziava accumulo intraepatocitario di α-1-antitripsina. Questo accumulo non era stato identificato
durante il primo esame istologico per problemi tecnici. Al fine di
escludere un deficit α-1-antitripsina veniva effettuata la determinazione del
fenotipo/genotipo risultata negativa. Nel successivo mese di
follow-up si assisteva a ingravescenza dell'ipertransaminasemia, a
persistenza dell'iperbilirubinemia diretta con progressiva
normalizzazione della GGT e persistente normalità della
protidosintesi epatica.
La
diagnosi finale era quella di colangite sclerosante a esordio
neonatale4. Quest'ultima non spiega, comunque, diversi
aspetti della paziente quali: netta prevalenza degli indici di
necrosi su quelli di colestasi, completa normalizzazione della GGT,
severa epatite lobulare all'istologia, persistente leucocitosi e
reticolocitosi.
Partendo
da questa lattante colestatica che ha mimato, nel corso di una breve
osservazione, diverse entità sia di tipo medico (S. di
Alagille, fibrosi cistica, deficit di α1antitripsina, emocromatosi
neonatale) che chirurgico (AVB) e che alla fine ha ricevuto una
diagnosi “poco soddisfacente” di colangite sclerosante, si ha una
ulteriore conferma delle notevoli insidie diagnostiche che la
colestasi neonatale può offrire, anche quando gestita in
ambiente specialistico. In questo contesto è opportuno
ribadire che procedure diagnostiche quali ecografia e biopsia
epatica, raccomandate dal NASPGHAN con livello di evidenza di tipo A
(1), non sempre sono conclusive ai fini diagnostici e che
l'orientamento diagnostico si deve basare sull'integrazione di
molteplici parametri clinici, laboratoristici e strumentali.
1. Moyer
V, Freese DK, Whitington PF, Olson AD, Brewer F, Colletti RB, Heyman
MB. Guideline for the evaluation of cholestatic jaundice in infants:
recommendations of the North American Society for Pediatric
Gastroenterology, Hepatology and Nutrition. J Pediatr Gastroenterol
Nutr 2004;39:115-28.
2. Hadzic
N, Davenport M, Tizzard S, et al. Long-term survival following Kasai
portoenterostomy: is chronic liver disease inevitable? J Pediatr
Gastroenterol Nutr 2003;37:430-3.
3. Terry
MH, Stringer MD. Biliary atresia: US diagnosis. Radiology
2007;244:845-51.
4. Debray
D, Pariente D, Urvoas E, Hadchouel M, Bernard O. Sclerosing
cholangitis in children. J Pediatr 1994;1:49-56.
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