Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Settembre 2002 - Volume V - numero 7
M&B Pagine Elettroniche
Casi clinici della letteratura
Vomito
in un lattante, nato pretermine*
Un
lattante di 10 settimane è ammesso in Ospedale perché
presenta perdita di peso e vomito ripetuto: 17 giorni prima pesava
2.045 g, ma all'ammissione era 1.888 g. Il bambino aveva fame, ma
vomitava a ogni pasto: un problema che si era accentuato nell'ultima
settimana, prima del ricovero. Il vomito non mostrava né
sangue né bile. Egli era in cura con ranitidina e altri
farmaci, attivi sulla motilità intestinale, perché fin
dal periodo neonatale presentava un grave reflusso gastro-esogafeo,
che era stato ben controllato dalle cure fino a 7 giorni prima del
ricovero.
Anamnesi
fisiologica e patologica remota
Il
lattante nasce alla 30° settimana di gestazione: nel periodo
immediatamente postnatale, egli necessita di un breve periodo di
ventilazione meccanica e presenta difficoltà all'alimentazione
per cui viene alimentato con sondino naso-gastrico; presenta
emorragia intraventricolare di 1° grado e reflusso
gastro-esofageo, messo in evidenza da uno studio della parte alta
dell'apparato digerente.
Alla
nascita tutti i segni vitali sono nella normalità; pesa 1.888
g (lo stesso peso che presentava alla 10° settimana), è
lungo 43 cm e ha una circonferenza cranica di 32,5 cm. E' presente
all'ambiente e reagisce bene agli stimoli; non presenta difficoltà
di alcun genere: il suo polso è buono, l'addome è molle
e senza masse e tutti i reperti sono normali, compresi quelli a
carico del sistema nervoso centrale. Ha 12.400 globuli bianchi per
mm3, con il 24% di neutrofili, il 59% di linfociti; l'ematocrito è
33,2% e il numero delle piastrine 611.000/mm3.
Gli esami
ematochimici e strumentali permettono una diagnosi immediata.
Esame
obiettivo ed esami di laboratorio
Condizioni
generali molto scadenti. Pannicolo adiposo quasi assente.
In questo
paziente la natremia era di 134 mEq/L, il potassio 3,4 mEq/L e il
cloro 74 mEq/L; il livello di cloro è decisamente basso ed è
da ricondurre al vomito insistente presentato dal lattante nei 7
giorni precedenti il ricovero. Il bicarbonato sierico era 38 mEq/L,
l'azoto ureico nel sangue 27 mg/dL (9,6 mmol/L) e la creatinina nel
siero 0,5 mg/dL (44,2 mcmol/L). Una alcalosi metabolica ipocloremica
da vomito persistente.
Sulla
base del quadro clinico e dei reperti metabolici viene chiesto un
esame ECO dell'addome, che dimostra una massa pilorica. Sono stati
soprattutto il peggioramento del vomito, iniziato 7 giorni prima del
ricovero, la perdita di peso, insieme alla mancanza di accrescimento
(a 2 mesi e mezzo aveva lo stesso peso della nascita), e i dati
metabolici che hanno fatto sospettare l'esistenza di un'altra
condizione patologica, accanto al reflusso gastro-esofageo,
diagnosticato in precedenza.
Diagnosi
e trattamento
Sulla
base di tutto quanto riportato è stata posta la diagnosi di:
Stenosi
ipertrofica del piloro con alcalosi metabolica in pretermine.
Vengono
corrette le alterazioni metaboliche e il bambino viene operato di
piloromiotomia.
Il
decorso post-operatorio è buono, il vomito si riduce
gradualmente e il lattante comincia ad aumentare il proprio peso.
Le
cause del vomito
Il vomito
è legato all'emissione forzata del contenuto gastrico, a volte
preceduta da nausea, in conseguenza della perdita di tono della
giunzione esofago-gastrica e dell'aumento della pressione
intragastrica, come conseguenza della contrazione dei muscoli della
parete addominale e del diaframma. Esiste un centro midollare, che
regola tutte le componenti del vomito, situato sul pavimento del IV
ventricolo, dal quale partono tutti gli impulsi.
Il vomito
viene detto incoercibile quando si manifesti in modo ripetuto
e quando sia difficilmente controllabile: esso richiede un rapido
approfondimento diagnostico, perché è spesso
espressione di ostruzione gastro-intestinale: se l'ostruzione è
al di sotto della seconda porzione del duodeno il vomito risulta
biliare (cioè colorato di bile). Un vomito ripetuto, anche in
assenza di ostruzione, può assumere un colorito biliare.
Quando il
vomito di ripeta, una o più volte al giorno (per un periodo di
tempo superiore ai 15 giorni), senza avere i caratteri dell'urgenza
del vomito incoercibile, esso viene definito come vomitoabituale: questo tipo di vomito è caratteristico del
lattante.
Il vomitociclico d'altra parte indica invece una sindrome,
caratterizzata da numerosi episodi di vomito, intervallati da periodi
di tempo anche di settimane,o mesi, durante i quali il paziente è
in pieno benessere. Il suo inizio è tardivo, oltre i 5 anni.
Il vomito
del lattante riconosce un elevato numero di cause: reflusso
gastro-esofageo (più spesso caratterizzato da rigurgiti che da
vomito vero e proprio), malattie metaboliche ed endocrinologiche,
alterazioni endocraniche, ostruzioni intestinali a vario livello,
malattie renali, infezioni relativamente lievi, ma anche sepsi gravi.
La prematurità, specialmente quando accompagnata da un decorso
neonatale complicato, può contribuire a confondere il quadro
clinico.
Vi sono
poi bambini che sono o eccessivamente reattivi agli stimoli o sono
accuditi da persone senza esperienza e ansiose o infine sono privi
nelle prime settimane di vita di una buona relazione con la madre, i
quali vomitano di frequente nelle prime settimane, tanto da
assomigliare ai neonati con stenosi ipertrofica del piloro (vengono
indicati a posteriori con il come di "vomitatori"). Anche
in questi è possibile notare onde peristaltiche gastriche,
quando il bambino non abbia un buono strato di tessuto sottocutaneo.
La
diagnosi differenziale che corre più spesso è quella
con il reflusso gastro-esofageo e con l'ernia iatale, soprattutto da
scivolamento (sliding hernia). Anche l'insufficienza surrenalica può
simulare una stenosi ipertofica del piloro (SIP), ma l'assenza di
acidosi metabolica e di elevati livelli di potassio (anche fino a 8
mEq/L), insieme a elevati livelli urinari di sodio, permette, accanto
a un esame obbiettivo accurato, una rapida differenziazione. Gli
errori congeniti del metabolismo possono dare insieme vomito
ricorrente e alcalosi (alterazioni del ciclo dell'urea) o acidosi
(acidemia organica), ma in questi casi è presente letargia,
coma o convulsioni. La presenza di diarrea insieme al vomito fa
pensare a una gastroenterite: a questo proposito va ricordato che
anche pazienti con SIP possono avere diarrea (la famosa diarrea da
fame).
In casi
molto rari esiste un'ostruzione a livello del piloro, per cui il
quadro clinico coincide con quella della SIP, ma si tratta invece di
una membrana pilorica o di una duplicazione.
Comunque
sia, quando il vomito si accompagni a una perdita di peso o a un
guadagno insufficiente, è necessario provvedere immediatamente
a ricercarne la causa. Accanto al vomito è infatti il peso del
bambino dalla nascita e nelle ultime settimane, che rappresenta come
una lampadina rossa per il pediatra: egli deve essere allarmato e
deve procedere per un'esatta impostazione diagnostica. Talvolta è
presente ittero di lieve-media entità, dovuto a un aumento
della bilirubina indiretta, legato a difetto di substrato energetico,
come quello che si verifica in corso di allattamento materno (da
differenziare da quello da latte materno, che insorge nelle età
successive).
In caso
di sospetta SIP, i primi esami di laboratorio da eseguire sono:
-
emocromo completo;
-
elettroliti nel siero;
- azoto
ureico;
-
cretininemia;
-
bicarbonato sierico,
Sulla
base di questi, quando, come nel caso in esame, si riscontri
un'alcalosi metabolica ipocloremica, dovuta alla perdita di
idrogenioni (H) e di cloro con il vomito ripetuto, è utile
richiedere un esame ECO dell'addome e dell'encefalo. Solo in casi
dubbi, molto rari, è necessario ricorrere alle indagini
radiografiche classiche.
In
qualche caso è possibile vedere e palpare la massa pilorica.
Discussione
La SIP è
una malattia relativamente comune nei nati a termine: essa è
meno frequente nel pretermine. Viene diagnosticata in un caso su 500
nati vivi a termine (con una frequenza 4 volte maggiore nel maschio):
in una larga serie di 1.100 lattanti con SIP solo il 3% era
rappresentato da pretermine. I figli di donne che hanno avuto SIP è
più facile che ne siano colpiti. E' verosimile che sia in
gioco un'ereditarietà multifattoriale: l'eredità
multifattoriale è legata all'interazione di fattori genetici
(singoli o multipli) e fattori ambientali, ambedue essenziali per
l'insorgenza della malattia.
I neonati
che soffrono di SIP iniziano a vomitare nella seconda-terza settimana
di vita e non dopo la nona, come nel caso descritto. E' probabile che
il ritardo nella comparsa del vomito sia dovuto essenzialmente a due
situazioni:
a) il
trattamento con ranitidina e con farmaci agenti sulla motilità
intestinale ritarda in molti casi la comparsa dei sintomi
b) la
stessa situazione di pretermine può rappresentare un elemento
ritardante, spesso oltre la quinta settimana.
Nel
pretermine inoltre il vomito non è mai così fortemente
proiettivo, come nel nato a termine; la stessa peristalsi intestinale
risulta molto meno evidente. Il pretermine inoltre pur dimostrando di
aver fame, non risulta quasi mai così affamato come il nato a
termine. L'elevata frequenza del reflusso gastro-esofageo nel
pretermine serve inoltre a confondere il quadro clinico e a ritardare
la diagnosi.
Eziologia
Ancora
non è conosciuta appieno l'eziologia della stenosi ipertrofica
del piloro. Fra le varie possibilità vanno ricordate:
l'anormale innervazione del piloro, la mancanza di peptidi inibitori
nel piloro, per cui esso si trova costantemente in uno stato di
contrattura, e l'ipergastrinemia.
L'importanza
di fattori esogeni nell'eziologia della SIP è confermata dal
rilievo esistente fra somministrazione di eritrocina nelle prime età
della vita e SIP. Pur essendo stata rilevata anche in precedenza
(SanFilippo J.A., J Pediatr Surg 11:177-80, 1976) il rapporto
ha trovato larga risonanza dopo una pubblicazione comparsa sul
Lancet, di qualche anno fa (Honein M.A. et al. Lancet 354:2101-5,
1999), nella quale viene riportato un cluster di 7 casi fra oltre
200 neonati che avevano ricevuto la eritromicina per la profilassi
della pertosse: questo rilievo ha permesso di affermare che la
somministrazione di eritromicina nel neonato aumenta il rischio di
SIP di oltre 10 volte. Il fenomeno è stato successivamente
confermato da altri (Mahon B.E. et al., J Pediatr 139:380-4, 2001;
Cooper W.O. et al., Arch Pediatr Adolesc Med 156:647-50, 2002):
secondo queste pubblicazioni dopo somministrazione di eritromicina
fra il 3° e il 13° giorno di vita aumenta il rischio di SIP
di circa 8 volte (7,88 per la precisione). In altre parole insorge
una caso di SIP ogni 62 neonati trattati con eritromicina. E'
importante rilevare che nessuna conseguenza è stata ritrovata
nei neonati quando l'eritromicina venne somministrata oltre il 13°
giorno di vita o quando erano stati somministrati altri antibiotici.
Non è ancora chiaro se altri macrolidi si comportano come
l'eritromicina nei confronti della SIP.
Deriva da
tutto questo la considerazione che i rischi e i benefici della
somministrazione di eritromicina nei primi giorni di vita debbono
essere ben valutati dal neonatologo e dal pediatra, insieme ai
genitori.
Un altro
fattore da tenere in considerazione nei pretermine è la
probabile associazione fra uso di tubini naso-tracheali e aumentata
incidenza della SIP: probabilmente sono in gioco da un lato lo spasmo
pilorico dovuto a irritazione da parte del tubino e dall'altro alla
mancata neutralizzazione dell'acidità gastrica in seguito
all'alimentazione enterale e infine al mancato rilasciamento del
piloro, come avviene in seguito al riempimento dello stomaco.
Diagnosi
Se non si
riesce a palpare una massa in sede pilorica, in presenza di esami di
laboratorio positivi, l'esame ECO del piloro rappresenta l'indagine
più importante per la diagnosi di SIP. In caso di dubbi
l'indagine radiologica classica con mezzo di contrasto dimostra il
canale pilorico ristretto e allungato.
Terapia
Una volta
in possesso della diagnosi, prima di affidare il lattante alle mani
del chirurgo pediatra, è molto opportuno che vengano corretta
sia la disidratazione che l'alterazione metabolica, mediante un
infusione endovenosa di cloruro di sodio allo 0,45-0,9%, in glucosio
al 5-10% con l'aggiunta di cloruro di potassio, in concentrazione da
30 a 50 mEq/L. La somministrazione di liquidi deve essere continuata
fino alla scomparsa della disidratazione e quando il livello dei
bicarbonati sierici sia sceso al di sotto di 30 mEq/L, il che
significa che la precedente alcalosi è stata corretta. La
correzione dell'alcalosi si è dimostrata essenziale per
prevenire l'apnea post-operatoria, che spesso segue l'anestesia.
Quasi
tutti i lattanti rispondono alla terapia entro 24 ore.
L'intervento
di piloromiotomia extramucosa (secondo Ramstedt) è curativo al
100%, quando venga esattamente eseguito.
Lezioni
per il clinico
A.
Bisogna tener conto che i segni tipici della SIP possono comparire
fino e oltre il compimento del 2° mese di vita, sia perché
il paziente è nato pretermine, sia per i farmaci, oggi molto
efficaci, che sono stati usati in precedenza (ranitidina, farmaci
agenti sulla motilità dell'intestino);
B. La
diagnosi può essere ritardata anche dalla presenza di una
malattia associata, come il reflusso gastro-esofageo, che di per se
stesso può accompagnarsi a vomito e richiede farmaci
specifici;
C.
L'elemento chiave per sospettare la presenza di un'ostruzione a
carico del tubo gastro-intestinale è rappresentato
dall'associazione vomito/arresto o perdita di peso, che in ogni caso
deve allarmare il pediatra e lo deve spingere a porre una diagnosi;
D.
L'associazione vomito/alcalosi ipocloremica è fortemente
suggestiva di stenosi ipertrofica del piloro;
E. La
presenza di ittero medio-lieve a bilirubina indiretta e/o di diarrea
conferma il sospetto di SIP;
F. E'
indispensabile la correzione della disidratazione e delle alterazioni
elettrolitiche, prima di consegnare il paziente al chirurgo pediatra.
*Basnight
L.L., Burton S.: Case, Pediatr Rev 23:181-4, 2002
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