Marzo 2010 - Volume XIII - numero 3
M&B Pagine Elettroniche
Casi indimenticabili
Una
comunicazione difficile e una diagnosi scritta in cinese
UO
Pediatria, Ospedale Maggiore, Bologna
Riportiamo
il caso clinico di un piccolo bambino cinese, nato in Italia, con
un percorso di integrazione nella vita occidentale forse già
avviato, probabilmente si trovano a metà strada tra la
cultura cinese e quella occidentale.
Il
piccolo M., si trovava in vacanza in Cina con i genitori quando
ha presentato iperpiressia (TC max 40 °C), in assenza altri
sintomi riferiti. Capita sempre che i bambini si ammalino in
vacanza!
I
genitori riferiscono una febbre alternante, trattata con
medicinali imprecisati, immaginiamo i tipici rimedi cinesi. Per
la persistenza della sintomatologia il bambino è stato poi
ricoverato in un ospedale (forse i rimedi non erano stati
sufficienti), dove, dopo aver eseguito i primi accertamenti
ematici, è stato eseguito un agoaspirato midollare, il cui
esito non è noto. Riferita poi l’esecuzione di un
nuovo agoaspirato e, posta la diagnosi di leucemia acuta, è
stato proposto l’inizio di una chemioterapia.
I
genitori, evidentemente allarmati, hanno deciso di ricondurre
immediatamente il piccolo in Italia, salendo sul primo aereo in
partenza e, in data 13 luglio 2007 alle ore 00:22, direttamente
dall’aeroporto, sono giunti al Pronto Soccorso (PS)
Pediatrico dell’Ospedale Maggiore, cercando di far capire
al medico che il loro bambino presentava febbre da 20 giorni
circa e che era stata fatta diagnosi di leucemia in Cina, tutto
questo con le dovute difficoltà linguistiche.
Alla
visita in PS il piccolo si presentava con un catetere venoso
periferico chiuso (evidentemente la partenza era stata più
propriamente una fuga) pallido, mucose rosee, obiettività
toracica nella norma, non epato-splenomegalia, non febbrile.
Veniva eseguito un prelievo ematico con evidenza di marcata
neutropenia (GB 8750/mmc, N6%, L86%), anemia (Hb 8,4 gr/dl),
conta piastrinica nella norma, funzionalità renale ed
elettroliti plasmatici nella norma, lieve rialzo delle
transaminasi (GOT 47 U/L GPR 63 U/l), aumento della
latticodeidogenasi (703 U/l), proteina C reattiva negativa (0,57
mg/dl).
Il
piccolo veniva ricoverato presso il Reparto di Pediatria con
diagnosi di “neutropenia, linfocitosi”, pensando ai
disastri che potevano succedere se fosse rimasto in Cina per
eseguire la chemioterapia…
All’ingresso
il Reparto il piccolo si presentava apiretico (TC 36,3 °C),
kg 9,840 (50° percentile), parametri vitali nella norma.
Cercando
di raccogliere un’anamnesi sufficientemente accurata i
genitori ci hanno gentilmente mostrato la documentazione che
avevano in merito al ricovero in Cina e, dopo innumerevoli
spiegazioni poco comprensibili, siamo ricorsi all’aiuto di
una giovane mediatrice culturale. Ovviamente la famiglia non
disponeva di una lettera di dimissione essendo partiti di tutta
fretta; l’unico documento disponibile era la copia di un
emocromo, bellissima a vedersi in quanto splendido esempio di
emocromo cinese con ideogrammi associati a numeri, però
incomprensibile a noi e purtroppo in gran parte anche alla
mediatrice culturale…
Comunque
le condizioni cliniche del piccolo erano tutto sommato discrete,
quindi cerchiamo di rassicurare i genitori circa la diagnosi, o
meglio la non diagnosi di leucemia, con un certo sorriso
ripensando a tutta la vicenda.
Durante
la degenza il piccolo si è mantenuto apiretico fino al 16
luglio quando è comparsa febbricola e, il giorno
successivo, tumefazione alla caviglia destra con impotenza
funzionale.
Per
la diagnosi di neutropenia era stata iniziata terapia con
amoxicillina/acido clavulanico e successivamente, per la flogosi
articolare ha iniziato terapia con ibuprofene. Per la comparsa
poi di iperpiressia la terapia antibiotica per via orale è
stata sostituita con ceftriaxone per via parenterale.
La
situazione evidentemente ci riservava ancora qualche sorpresa; in
effetti la persistenza di febbre, la comparsa di flogosi
articolare e gli indici di flogosi alterati erano indicativi di
una patologia sistemica, ma quale? Un esordio di artrite cronica
giovanile sistemica? Certo non la leucemia… l’analisi
delle sottopopolazioni linfocitarie su sangue periferico,
eseguita all’ingresso, aveva confermato la neutropenia in
assenza di altre alterazioni indicative di atipie o patologie
sostitutive.
Gli
accertamenti ematici eseguiti nel corso del ricovero hanno
evidenziato un progressivo miglioramento della neutropenia e
dell’anemia con alto numero di reticolociti, normale conta
piastrinica, funzionalità epatico-renale nella norma. Si è
evidenziato un aumento della VES e della PCR.
Le
indagini sierologiche hanno evidenziato una positività per
le IgM anti-parvovirus B19 con IgG negative.
Gli
accertamenti strumentali sono risultati negativi; segnalato
all’ecocardiogramma una iperiflettenza pericardica in
assenza di versamenti, di significato aspecifico.
Purtroppo
in tredicesima giornata di ricovero, per la persistenza della
febbre e della flogosi a carico delle piccole articolazioni e per
l’assenza di una diagnosi, lo spettro della leucemia è
ricomparso (forse non se ne era mai andato), ed è stato
deciso di fare un terzo agoaspirato (per noi il primo).
La
comunicazione della decisione ai genitori non è stata
semplice; dopo tante rassicurazioni anche i medici italiani
ripropongono quell’esame per loro tanto doloroso…ma
alla fine capiscono. La madre, nel tentativo di convincerci a non
eseguirlo per la terza volta ci propone di farci avere via fax le
copie dei referti degli esami fatti in Cina, assicurandoci che
sarebbero stati anche tradotti… Certo, sarebbe utilissimo,
ma l’esame sarà comunque da ripetere. Arrivano i
referti, ma ancora una volta ci troviamo di fronte ad ideogrammi
cinesi ben disposti, con un effetto grafico perfetto, ma
assolutamente incomprensibili a noi poveri medici occidentali.
Ripetiamo
l’agoaspirato. Dal punto di vista morfologico è
stata evidenziata una cellularità ridotta a carico della
serie eritroide e granulocitaria, in assenza di atipie. Anche
l’esame morfologico su sangue periferico non aveva
evidenziato atipie, segnalati linfociti attivati.
Allora
veramente non è leucemia! Nonostante questi dati
incoraggianti (lo spettro se ne era quasi definitivamente andato,
ma ancora ci mancava una diagnosi!), è stata comunque
richiesta la tipizzazione immunofenotipica su sangue midollare.
E
quando finalmente è arrivato l’ultimo referto
mancate, ecco la doccia fredda: diagnosi di leucemia acuta
linfoblastica tipo CALL, con una percentuale di blasti pari al
40%.
Il
piccolo M. è stato trasferito il 2 agosto 2007 presso il
Reparto di Oncoematologia dell’Ospedale S. Orsola per
iniziare la chemioterapia.
Le
ultime notizie ci riportano che il piccolo sta bene e attualmente
è seguito in regime di Day Hospital. |
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