Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Ottobre 2010 - Volume XIII - numero 8
M&B Pagine Elettroniche
Casi indimenticabili
Una
curva di troppo: astrocitoma pilocitico
Dipartimento
di Medicina Clinica e Sperimentale, Sezione di Pediatria, Arcispedale
Sant’Anna, Ferrara
“Ciao,
per fortuna sei arrivata… non ne potevo più! Non
puoi credere cosa ti aspetta là fuori…”
“Cioè?
Devo aspettarmi il peggio, o ancora una volta ho un bambino di 10
anni con 37,1 °C da 3 ore che la mamma ha voluto portare a
tutti i costi in PS in previsione del weekend?”
“No,
no, molto peggio… una bellissima bambina di 4 anni…
con il mal di schiena!”
“Mal
di schiena? Cioè è caduta?”
“No,
niente traumi, un semplice, banale, mal di schiena.”
“Ho
capito che la bimba ha mal di schiena, ma non ho mai visto
nessuno portare una bambina in PS per il mal di schiena! Fa
danza, ginnastica ritmica? Magari ha fatto un esercizio sbagliato
o un allenamento di troppo… lo sai come sono fissati gli
insegnati quando ci si mettono…”
“Ti
dico di no… sarà una bambina nata stanca o carente
d’affetto…”
Quante
volte, alla fine di una giornata particolarmente stancante, o
demoralizzante, o accanite contro mamme troppo apprensive,
vorremmo liberare la sala d’attesa con una bacchetta
magica! E quante volte, invece, in mezzo a quel pagliaio, incombe
proprio l’ago inaspettato! Mentre mi ronzano in testa
questi pensieri, e sempre più incuriosita dallo strano
caso della bellissima bambina, decido di farla entrare, già
sorridendo sotto i baffi…
Mi
faccio raccontare la storia di questo mal di schiena che da circa
un mese tormenta le notti di Elisabetta (nome di fantasia), che
non è stata spintonata, non è caduta all’asilo
e non fa ginnastica ritmica…
“Allora
Elisabetta, mi fai vedere dove ti fa male la schiena?”
Elisabetta
non risponde, ha lo sguardo triste, molto sofferente… ma,
soprattutto, guarda sempre a destra, con la testa leggermente
inclinata… e non incrocia mai il mio sguardo…
Sarà
una bambina particolarmente timida… penso tra me e me. La
faccio spogliare perché non so cosa, se il buon senso, o
un campanellino d’allarme, o quello sguardo, non mi
lasciano tranquilla: ed è allora che scopro una completa
asimmetria del corpo. Non solo il capo è inclinato a
destra, ma la spalla destra è più bassa della
sinistra e la schiena… come essere sui tornanti in
montagna! Mi dico… sarà un banale atteggiamento
scoliotico e con un po’ di ginnastica posturale si
sistemerà il tutto… le faccio fare il bending test,
ma tra i tornanti compare un gibbo dorsale sinistro fisso!
O
Elisabetta, oltre a essere bella, è anche una bambina
prodigio che si veste e si lava già da sola, oppure non
riesco a capacitarmi di come una schiena del genere non sia
balzata prima agli occhi ai genitori… Continuo l’esame
obiettivo e a livello del tronco apprezzo una contrattura
dell’erettore nella zona dorsale destra, come dei muscoli
del collo in sede cervicale sinistra. Il restante esame
neurologico è negativo. La mamma ci porta in visione anche
gli esami che gli aveva prescritto il pediatra; una radiografia
della colonna conferma il mio sospetto: una rotoscoliosi a S
italica invertita a livello dorso lombare, con metameri
normoconformati.
Senza
alcun dubbio decidiamo che la piccola Elisabetta questa sera
rimarrà con noi. Come da un mese a questa parte, la notte
è il momento peggiore, perché si scatena il dolore
che torna a tormentare la bambina per 2-3 volte, dura qualche
minuto e poi scompare spontaneamente o dopo somministrazione di
antidolorifico.
Prima
del ricovero Elisabetta aveva già eseguito anche una
radiografia del torace, negativa per lesioni pleuroparenchimali,
con ombra cardiaca nella norma e un’ecografia addominale
che non aveva mostrato lesioni espansive delle parti molli a
livello dorso lombare. Gli esami ematochimici di routine erano
nella norma.
Che
fare? Durante la visita in PS non avevo notato segni peculiari
che potessero indirizzare l’attenzione verso condizioni
sottostanti: non “macchie color caffelatte” né
aree di “pigmentazione” o “ciuffi” di
peli. Avevamo escluso le cause traumatiche di mal di schiena; si
poteva pensare a un esordio di scoliosi idiopatica, ma questa non
sempre dà dolore e poi generalmente compare nei bambini
più grandi, nella fase pre-pubere, quando la schiena è
sollecitata a una rapida crescita e rende manifeste quelle curve
che prima erano nascoste. Rimanevano le cause meno frequenti…
e poi c’era quel dolore notturno che proprio non mi
lasciava tranquilla!
Decidiamo
quindi di eseguire una risonanza magnetica della colonna e
finalmente scopriamo il possibile responsabile di questo dolore
tormentoso: una voluminosa lesione espansiva intramidollare
estesa da C5 a D6, caratterizzata da una componente solida
centrale e delimitata agli estremi da due raccolte cistiche.
Facevo bene a non essere tranquilla! La prima ipotesi diagnostica
che viene posta è di astrocitoma midollare, per cui la
nostra piccola paziente viene indirizzata alla neurochirurgia di
Bologna e viene programmato un intervento di laminotomia per
asportazione della massa intramidollare. La valutazione
istologica porrà diagnosi di astrocitoma pilocitico, una
rara neoplasia dell’età pediatrica, correlata a una
buona prognosi, con una sopravvivenza del 88% a 5 anni. Dopo
l’intervento, Elisabetta è stata arruolata nel
protocollo SIOP 2004 e continua a essere seguita presso il nostro
DH per il follow-up.
Chissà
quanti “accessi banali” riceviamo tutti i giorni al
pronto soccorso, forse le dita di tutte e due le mani non
sarebbero sufficienti per tenere il conto. Bisogna sempre essere
degli attenti osservatori e non fare di tutta l’erba un
fascio, perché a volte solo se lo si cerca si trova
l’inaspettato ago nel pagliaio! Una volta trovato, però,
non si può pensare subito al peggio… in fondo non
tutti i reperti inaspettati sono sirene d’allarme, così
come non tutte le curve della colonna hanno una cattiva prognosi.
Il pediatra riveste un ruolo fondamentale nell’iniziale
approccio diagnostico del mal di schiena, ma un occhio attento
del genitore può sicuramente aiutarlo in questo compito.
Come lo screening è oggi considerato dalla medicina la
“vera terapia della scoliosi”, perché ne
consente un’identificazione precoce, un’attenta
sorveglianza nell’evoluzione e un tempestivo intervento
nelle forme a rischio, così la diagnostica differenziale
permette di indirizzare la nostra attenzione verso quelle forme
che necessitano di un intervento più personalizzato che va
oltre la ginnastica posturale. La definizione eziologica deve
avvenire il più precocemente possibile e quindi è
importante non sottovalutare mai i campanelli d’allarme,
come è stato per la piccola Elisabetta il dolore
persistente a insorgenza notturna, che ha indirizzato il pediatra
a richiedere gli esami di II livello e ha spinto al successivo
accesso al PS. |
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