Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Febbraio 2011 - Volume XIV - numero 2
M&B Pagine Elettroniche
Casi indimenticabili
Non
la solita otomastoidite
Scuola
di Specializzazione in Pediatria, Università di
Trieste
Emiliano (nome di fantasia)
ha 2 anni quando la mamma decide preoccupata di portarlo in PS.
Due settimane prima il pediatra ha diagnosticato un’otite
media perforata all’orecchio sinistro e ha prescritto
l’amoxicillina per 7 giorni. La secrezione dall’orecchio
tuttavia è rimasta invariata; la mamma ha, inoltre, notato
che, negli ultimi due giorni, il viso di Emiliano è diventato
asimmetrico: quando piange l’occhio di sinistra rimane
stranamente aperto mentre l’altro si chiude normalmente. Da
ieri anche l’orecchio sinistro è diventato
asimmetrico rispetto all’altro poiché il padiglione
auricolare si è anteriorizzato e l’area
retroauricolare si è arrossata e gonfiata.
Nel
nostro ambulatorio Emiliano si presenta
in buone condizioni generali ed è apiretico; si constata
la persistenza dell’otorrea all’orecchio sinistro
associata alla perforazione della membrana timpanica. In sede
mastoidea è presente una tumefazione arrossata e calda,
non fluttuante alla palpazione, che causa il tipico
sbandieramento del padiglione auricolare; si palpa inoltre una
consensuale linfadenopatia laterocervicale e sottomandibolare
sinistra. Data la sua storia e l’obiettività, il
sospetto di otomastoidite è fortissimo. La paralisi del
facciale associata risulta evidente soprattutto quando il bambino
piange: sull’emivolto sinistro si osserva un deficit di
chiusura della rima palpebrale, l’inclinazione verso il
basso dell’emirima buccale ed un appiattimento del solco
nasogenieno. Gli esami di laboratorio mostrano un’infezione
in atto: 18.000 leucociti/mmc con prevalenza linfocitaria (57%),
lieve piastrinosi (526.000/mmc), VES e PCR aumentate.
Si
decide quindi di ricoverare Emiliano con diagnosi di otomastoidite,
complicata da paralisi periferica del facciale e di iniziare
subito terapia antibiotica con ceftriaxone 1gr/die endovena.
Il
quadro però inizia presto a sembrare inusuale. Primo
perché la risposta all’antibiotico non è
brillante come ci aspettiamo: anche se leucociti e indici di
flogosi appaiono in calo e il bimbo resta apiretico, la paralisi
del VII non migliora completamente, persistono l’otorrea e
la tumefazione in sede mastoidea. Neppure l’aggiunta della
clindamicina (50 mg 4 volte/die) sembra risolutiva. Secondo
perché la coltura del tampone auricolare rivela, invece
del solito pneumococco, una flora mista con presenza di Gram
negativi. Per questi motivi si decide allora di eseguire una TC
dell’orecchio. L’esame evidenzia l’ opacamento
dell’orecchio medio ed esterno sinistro con marcata
decalcificazione di tutta la catena ossiculare e la presenza di
ampia breccia ossea in corrispondenza della base della mastoide.
Il quadro appare compatibile con patologia espansiva ed
erosiva dell’orecchio medio che impone un’intervento
chirurgico. La mastoidectomia rivela la presenza di colesteatoma
dell’orecchio medio sinistro, poi confermato
dall’anatomopatologo. Una volta operato il quadro si avvia
alla risoluzione. Anche la paralisi del facciale regredisce in
breve tempo senza la richiesta di corticosteroidi.
Il
colesteatoma è una crescita invasiva e deostruente delle
cellule epiteliali cheratinizzate dell’orecchio medio; può
essere primitivo oppure secondario ad un otite purulenta cronica
(detta anche otite colesteatomatosa) la quale si caratterizza per
l’otorrea da perforazione timpanica persistente e non
rispondente alla terapia antibiotica. Nel nostro caso il
colesteatoma è verosimilmente secondario all’otite
cronica ed ha avuto origine dalla proliferazione di cellule
cutanee penetrate attraverso la membrana timpanica perforata;
l’accrescimento della neoformazione ha determinato
l’erosione delle strutture ossee circostanti (ossicini
dell’udito e tegmen timpani) e ha permesso la diffusione
dell’infezione alla mastoide rendendo possibile l’ingresso
i germi Gram negativi originari del condotto uditivo esterno.
La
mastoidite complica un’otite media con una frequenza di 1,2
casi su 10.000 bambini-anno. Solitamente è sostenuta dal
Pneumococco e non deve essere necessariamente trattata
chirurgicamente; in fase iniziale, quando la mastoidite è
ancora localizzata al periostio e alla palpazione non è
fluttuante, la terapia antibiotica tempestiva (ceftriaxone
endovena) porta alla risoluzione del quadro entro 48 ore. La
mastoidectomia diviene invece obbligatoria nel caso si abbia una
vera osteite con formazione di un ascesso fluttuante ed
estremamente dolorabile alla palpazione oppure nel caso
l’infezione sia secondaria ad un processo espansivo ed
erosivo sottostante (come un colesteatoma o un’istiocitosi).
La TAC resta l’esame fondamentale per una corretta
definizione di un quadro di mastoidite insolito e per porre
formalmente l’indicazione all’intervento chirurgico,
sempre necessario in presenza di un colesteatoma il quale può
comunque recidivare. Il caso di Emiliano è interessante per
più motivi. Primo perché non si tratta di una
semplice otite media acuta complicata da mastoidite ma di una
otomastoidite sostenuta da un colesteatoma sottostante. Secondo
perché la clinica è suggestiva soprattutto grazie
la paralisi periferica del facciale, complicanza rara ma
possibile di otite, mastoidite e colesteatoma. Terzo perché
l’indicazione terapeutica di una mastoidite
colesteatomatosa è solo chirurgica, previa esecuzione di
una TAC che può evidenziare tessuto denso anomalo e zone
di erosione ossea. |
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