Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Novembre 2004 - Volume VII - numero 10
M&B Pagine Elettroniche
Il punto su
La
rubrica riporta i risultati delle maggiori metanalisi, facendo
riferimento in particolare alla banche dati della Cochrane, Clinica
Evidence ed altri siti dedicati. Ma anche singoli studi clinici
randomizzati possono essere oggetto di interesse e di citazione.
Le
evidenze sono riportate in modo fedele rispetto ai risultati delle
revisioni. Alcune volte sono di grande aiuto per la pratica clinica,
altre volte, in assenza di informazioni, no.
Ma il
medico, di fronte ad un quesito clinico, dovrebbe sempre tenere conto
delle conoscenze disponibili che si ricavano dai livelli di evidenza
prodotti in letteratura. Le variabili di esperienza, contesto, di
scelta del paziente fanno, alla fine, l'atto medico.
Le
infezioni delle vie urinarie nel bambino
Clinica
Pediatrica, IRCCS, Burlo Garofolo, Trieste
Indirizzo
per la corrispondenza: marzia_lazzerini@libero.it.
Gorelick
MH, Shaw KN. Screening tests for urinary tract infection in children:
A meta-analysis. Pediatrics. 1999 Nov;104(5):e54.
Obiettivo:
valutare la performance di diversi test diagnostici di infezione
delle vie urinarie nel bambino (golden standard: cultura delle urine)
Risultati:
sono stati selezionati 26 articoli
- Esame delle urine al microscopio con identificazione di batteri (colorazione GRAM): ha la migliore combinazione di sensibilità (0.93) e valore predittivo negativo (0.05).
- Stick urine con positività nitriti (od esterasi leucocitaria): sensibilità 0.88, valore predittivo negativo 0.04.
- Esame delle urine per leucociti: cut off di 10 cell/mm3 valore predittivo positivo 0.77 , valore predittivo negativo 0.11.
Commento:
Il lavoro di audit presentato dai pediatri di famiglia di Roma su
questo numero delle pagine elettroniche di Medico e Bambino, ci
conferma che la diagnosi di infezione delle vie urinarie (IVU)
continua ad essere uno degli argomenti critici e più discussi
anche nella letteratura internazionale. Il lavoro di Gorelick
evidenzia che il semplice stick delle urine ha una buona sensibilità
e specificità. L'ideale sarebbe, in presenza di una clinica
suggestiva per IVU e di uno stick positivo, di avere una conferma
della batteriuria con la visione al microscopio ottico.
L'urinocoltura viene ritenuta da molti Autori il gold standard
diagnostico per l'IVU. Tuttavia la ricaduta pratica di questa
raccomandazione non è esente da rischi e questo per diverse
ragioni:
- è noto che una urinocoltura positiva senza il riscontro di una leucocituria deve far pensare più ad una contaminazione che ad una vera IVU. Sappiamo che la conta "significativa" dei batteri all'urinocoltura dovrebbe essere un criterio affidabile, ma nella pratica ambulatoriale succede spesso il contrario: molte urinocolture debolmente positive (o con carica dubbia) o anche urinocolture francamente positive si rilevano alla fine dei falsi positivi e questo per diverse ragioni (laboratorio non affidabile, contaminazioni etc). Sappiamo bene che spesso "i danni" di una coltura falsamente positiva sono molto maggiori delle rare IVU che possono sfuggire ad un esame urine negativo (ma sappiamo anche che l'esame urine, nei casi dubbi, può e deve essere ripetuto, anche a letto del bambino in ambito domiciliare);
- sappiamo che una diagnosi di IVU (quelle che devono essere diagnosticate rapidamente, vale a dire le pielonefriti) non può "attendere" il risultato dell'urinocoltura, che semmai rappresenta una conferma diagnostica nei casi in cui vi è un dubbio interpretativo (leucocituria non importante, batteriuria non documentabile con esame al micoscopio). Anche nei casi dubbi di IVU alta (in attesa del risultato dell'urinocoltura) avviare una terapia antibiotica è più ragionevole che attendere.
- L'urinocoltura trova una specifica indicazione quando un bambino è stato precedentemente affetto da IVU e/o quando è stato sottoposto a terapia antibiotica nei casi di mancata risposta clinica (antibiogramma).
TERAPIA
DELLE INFEZIONI URINARIE BASSE - Tre metanalisi a sostegno della
antibiotico per 2-4 giorni
Michael
M, Hodson EM, Craig JC, Martin S, Moyer VA. Short versus standard
duration oral antibiotic therapy for acute urinary tract infection in
children (Cochrane Review). In: The Cochrane Library, Issue 4,
2004.
Background:
la durata ottimale della terapia antibiotica nelle IVU non è
stabilita. Una terapia di breve durata nelle infezioni delle basse
vie urinarie è suggerita da molti, in base al risultato di
diversi studi ed alla necessità di ottimizzare i costi, la
compliance, e impedire la selezione di germi resistenti. D'altro
lato alcuni studi suggeriscono un maggior rischio di ricadute
d'infezione in seguito ad un corso di terapia breve.
Obiettivo:
confrontare l'efficacia di una terapia antibiotica di breve durata
(2-4 gg) vs una terapia di lunga durata (7-10 gg).
Risultati:
sono stati individuati 10 studi per un totale di 652 bambini, tutti
inerenti le infezioni delle basse vie urinarie. Gli antibiotici
valutati sono il cotrimossazolo, la nitrofurantoina, l'amoxicillina
e l'amoxi/clavulanico. Uno singolo studio valuta l'acido
nalidixico ed uno studio il cefuroxime.
EFFICACIA
Nessuna
differenza d'efficacia tra terapia breve vs terapia lunga per:
- Guarigione: Numero di culture positive (8 studi, RR 1.06, CI 0.6 -1.7).
- Ricadute a breve e lungo termine: Numero di IVU nei 10 giorni dal termine del trattamento (8 studi RR 1.06 IC 0.6- 1.7) e a 1-15 mesi dal termine del trattamento (10 studi, RR0.95 IC 0.7- 1.29).
SVILUPPO
BATTERI RESISTENTI
Nessuna
differenza per il numero di batteri resistenti al termine del
trattamento (1 studio RR 0.57 IC 0.32- 1.01) e negli episodi di UTI
ricorrente ( 3 studi RR 0.39 IC 0.12-1-29).
ALTRI
OUTCOME
Nessun
studio ha valutato l'efficacia della terapia sui sintomi clinici ed
il costo della terapia. La compliance non è stata valutata
adeguatamente in tutti gli studi.
CONCLUSIONI
DELLA METANALISI
Nelle
infezioni delle vie urinarie basse un corso di terapia di 2-4 giorni
rappresenta un'opzione ragionevole.
Precedenti
review
Tran
D, Muchant DG, Aronoff SC.Short-course versus conventional length
antimicrobial therapy for uncomplicated lower urinary tract
infections in children: a meta-analysis of 1279 patients. J Pediatr.
2001 Jul;139(1):93-9.
Inclusi
22 trial (9 inclusi nella review Cochrane). Si conclude per uguale
efficacia tra trattamento di breve termine (3 giorni) e lungo termine
(Tasso di guarigione espresso come Negatività
dell'Urinocoltura , 13 trials RR 4.26 CI -0.95 to 9.48). La terapia
in singola dose è meno efficace dei regimi a 3-5 giorni (RR
per fallimento terapeutico 2.73 CI 1.38-5.40), eccetto per il
cotrimossazolo, i cui studi analizzati come sottogruppo (6 studi)
dimostrano un tasso di guarigione simile per i regimi 1-3-5 o più
giorni (RD 6.24; 95% CI -3.74 to 16.2). L'intervallo di confidenza
molto ampio tuttavia indica incertezza nei risultati.
Keren
R, Chan E. A meta-analysis of randomized controlled trials comparing
short- and long-course antibiotic therapy for urinary tract infection
in children. Pediatrics 2002;109(5):E70
Inclusi
17 trial (solo 4 inclusi nella review Cochrane). Si conclude per
insufficienti evidenze a supporto della terapia antibiotica di breve
durata nelle IVU basse del bambino (piccolo numero di studi e ampi
intervalli di confidenza). Tuttavia non è stato rilevata
differenza d'insuccesso terapeutico (persistenza d'infezione o
ricaduta entro 2 settimane, 5 studi RR 1.36; 95% CI 0.68- 2.72) o
nelle ricadute a distanza (4 studi RR 0.99; 95% CI 0.46 to 2.13).
Terapia
orale o breve corso di terapia EV (2-4 gg) seguito da terapia per os
efficace come la terapia EV.
Bloomfield
P, Hodson EM, Craig JC. Antibiotics for acute pyelonephritis in
children (Cochrane Review). In: The Cochrane Library, Issue 4, 2004.
Background:
l'IVU è una delle più comuni infezioni batteriche nel
bambino. La forma più severa di IVU è la pielonefrite,
che può essere gravata da complicanze (rischio d'evoluzione
in setticemia, in particolare nei lattanti), e può esitare in
danno renale permanente (dimostrate con DMSA cicatrici renali nel
20-90% dei bambini (Garin 1998) di queste il 40% rimangono permanenti
(Jakobsson 1994; Stokland 1996)).
Un grande
varietà di antibiotici è stata utilizzata come terapia
della pielonefrite del bambino. Diverse linee guida suggeriscono
d'iniziare con antibiotici EV, seguiti da terapia orale, per un
totale di 7-14 giorni (AAP 1999), tuttavia non c'è consenso
su quale sia l'antibiotico migliore e quale la durata ottimale
della terapia.
Obiettivi:
determinare i benefici ed i rischi di diversi schemi terapeutici per
il trattamento della pielonefrite acuta.
Risultati:
sono stati selezionati 16 trial per un totale di 1872 bambini. Sono
stati inclusi bambini tra 0-15 anni di vita.
TERAPIA ORALE vs TERAPIA ENDOVENA
Nessuna
differenza tra cefixime per os (14 giorni) vs terapia EV
(ceftriaxone, 3 giorni) seguita da terapia per os (cefixime, altri 10
giorni) per:
- Durata della febbre (differenza di media pesata* 0.8 CI – 4.4 a -6.0)
- Incidenza di danno renale a 6 mesi (1 trial 306 bambini, RR 1.45 CI 0.69- 3.03)
- (Hoberman 1999)
NOTA-
L'analisi per sottogruppi non identifica alcuna differenza di
efficacia tra bambini con o senza reflusso reflusso vescico ureterale
(RVU); tuttavia un analisi su un piccolo gruppo di bambini
suggerirebbe che i bambini con RVU di grado III-IV trattati per via
orale abbiano un maggior rischio di sviluppare una scar a 6 mesi
dall'IVU rispetto a quelli trattati EV e poi per os.
UNICA
DOSE DI TERAPIA EV IN AGGIUNTA ALLA TERAPIA ORALE
Nessuna
differenza (1 unico studio su 69 bambini, una dose di ceftriaxone IM
verso il bactrim)
- Batteriuria a 48 ore (RR 0.77, 95% CI 0.19 to 3.20),
- Sintomi clinici (RR 0.82, 95% CI 0.24 to 2.81)
- (Baker 2001)
TERAPIA
EV DI BREVE DURATA vs LUNGA DURATA
Nessuna
differenza tra terapia EV (3 giorni) seguita da terapia per os (altri
10 giorni) vs terapia EV per 7-14 giorni per:
- Outcome clinici o batteriologici
- Incidenza di danno renale a 6 mesi (3 trial, 315 bambini, RR 0.99 CI 0.72- 1.37), anche nell'analisi per sottogruppi in bambini con/senza VUR e sopra/sotto 1 anno d'età.
Sono
stati confrontati il ceftriaxone EV con il cefixime e ceftibuten per
os, il cefotaxime EV con l'amoxi/clavulanico e la tamocillina EV
con l'Amoxi/clavulanico. (Francois 1997; Benador 2001; Levtchenko
2001; Vilaichone 2001)
DURATA
OTTIMALE DEL TRATTAMENTO
Diverse
linee guida suggeriscono di somministrate l'antibiotico per 7-14
giorni.
Non
esistono RCT che confrontino regimi antibiotici di diversa durata
nella pielonefrite.
AMINOGLICOSIDI IN MONOSOMMINISTRAZIONE/DIE
Nessuna differenza tra aminoglicoside in monosomministrazione
giornaliera vs intervalli di 8 ore per:
- Nessun bambino con batteruria 48h dopo l'inizio dell'antibiotico (2 trial, 323b.)
- Tempo medio di sfebbramento ( 27 ore vs 33 ore )
- Persistenza di sintomi a 3 giorni (RR 1.98 CI 0.37- 10.3)
- (Vigano 1992; Carapetis 2001)
EFFICACIA
DI DIFFERENTI ANTIBIOTICI
I 5 studi
(Fischbach 1989; Toporovski 1992; Bakkaloglu 1996; Schaad 1998;
Kafetzis 2000) che confrontano differenti antibotici non dimostrano
alcun vantaggio di un agente rispetto ad un altro. Gli studi
confrontano soprattutto cefalosporine iniettive con cefalosporine
orali di terza generazione. Due soli studi confrontano il cefotaxime
EV (Fischbach 1989) ed il cefetamet orale (Toporovski 1992) con
amoxicillina/clavulanico.
Nessun
studio confronta antibiotici di uso comune (amoxi/clavulanico,
cotrimossazolo, cefalexina). Similmente non si trovano studi che
confrontino le cefalosporine di terza generazione EV comunemente
usate (cefotaxime, ceftriaxone, ceftazidime) vs l‘aminoglicoside.
TRATTAMENTO
CON UNA SINGOLA DOSE DI ANTIBIOTICO
Non
esistono studi per rispondere a questo quesito nella pielonefrite
acuta.
Esistono
2 studi (Repetto 1984; Grimwood 1988) relativi a bambini con
batteriuria persistente o IVU ricorrente, che dimostrano che non vi è
differenza tra una singola dose di antibiotico e la terapia di 7-10
giorni. Si tratta però di una popolazione con caratteristcihe
particolari, gli studi sono piccoli e i larghi intervalli di
confidenza indicano l'imprecisione dei risultati.
EFFETTI
COLLATERALI
- Riportati in 10 studi. In generale gli effetti collaterali non sono comuni e non determinano la sospensione del trattamento.
ALTRI
OUTCOME
- Sono esclusi dalla maggior parte degli studi pazienti particolari (uropatologie, valvole ureterali posteriori, vescica neurologica).
- La maggior pare degli studi non stratifica per presenza di RVU (grado III, IV).
- Solo uno studio valuta tra gli outcome la durata dell'ospedalizzazione (Vilaichone 2001)
- Le sequele a lungo termine sono sempre riferite come danno parenchimale al DMSA.
- Il costo del trattamento viene valutato solo in due lavori (Francois 1997; Hoberman 1999).
CONCLUSIONI
DELLA METANALISI
1. I
bambini con pielonefrite possono essere trattati efficacemente con
cefixime orale, o con un breve corso di antibiotici EV (2-4 gg)
seguiti da terapia per os (cefixime, amoxi-clavulanico).
2. Se
viene scelta la terapia EV gli aminoglicosidi in monosomminstrazione
sono efficaci e sicuri.
3. Non ci
sono dati riguardo altri antibiotici in luogo del cefixime utilizzati
da subito per os rispetto la terapia EV. La durata ottimale della
terapia antibiotica è sconosciuta. Non ci sono studi che
confrontino aminoglicosidi con altri agenti, incluso le cefalosporine
di terza generazione, come terapia parenterale della pielonefrite
acuta.
IMPLICAZIONI
PER LA RICERCA
Sarebbero
necessari nuovi studi per valutare:
- Durata ottimale del trattamento antibiotico ( es. 7 gg verso 10 giorni)
- L'efficacia degli antibiotici comunemente usati per os (ad es. amoxi-clavulanico) verso la terapia EV.
- L'efficacia del trattamento per os rispetto al trattamento EV nei bambini con RVU.
- Per la terapia EV, l'efficacia degli aminoglicosidi rispetto ad altri antibiotici, tra cui le cefalosporine di terza generazione (nei casi in cui si renda necessaria una terapia parenterale)
Contopoulos-Ioannidis
DG, Giotis ND, Baliatsa DV, Ioannidis JP. Extended-interval
aminoglycoside administration for children: a meta-analysis.
Pediatrics. 2004 Jul;114:e111-8
Background:
C'è un dibattito di lunga durata riguardo al fatto se gli
aminoglicosidi debbano essere usati in multiple dosi giornaliere
(MDD) od in monosomministrazione (ODD). Diverse caratteristiche degli
aminoglicosidi fanno pensare all'ODD come una possibilità
attrattiva e possibilmente superiore all' MDD. Queste
caratteristiche includono l'attività battericida
dose-dipendente, l'effetto post-antibiotico, il minor rischio di
resistenze adattive, ed il minor accumolo nei tubuli reanli e a
livello dell'orecchio interno. .
Risultati:
Sono stati identificati 24 studi eleggibili. Gli aminoglicosidi sono
stati utilizzati in diverse situazioni cliniche (terapia intensiva
neonatale: 6 studi, fibrosi cistica: 3 studi, oncologia: 3 studi,
IVU: 4 studi, diverse situazioni infettive: 5 studi, terapia
intensiva pediatrica: 5 studi). Gli antibiotici studiati sono
amikacina (9 studi), gentamicina (11 studi), tobramicina (2 studi),
netilmicina (2 studi), tobramicina o netilmicina (1 studio).
EFFICACIA:
- Non differenze significative tra ODD e MDD nel tasso di fallimento clinico e/o microbiologico, ma il trend favorisce consistentemente l' ODD. I risultati sono momogenei nei trial. (tasso combinato di fallimento clinico e microbiologico del 4.6% nell'ODD vs il 6.9% nel MDD.)
- La monosomministrazione è più efficace della MDD negli studi sull'amicacina ( tasso di fallimento combinato del 6.7% nell'ODD verso il 10.4% nel MDD.) 8).
NEFROTOSSICITA':
Non
differenza significativa tra ODD e MDD per gli outcome primari,
vantaggio dell' ODD per gli outcome secondari ( tasso di
nefrotossicità primario 1.6% nell' ODD vs 1.6% nell' MDD,
nefrotossicità minore 4.4% ODD vs 15.9% MDD).
OTOTOSSICITA':
Non c'è
differenza significativa tra ODD e MDD ( tasso di ototossicità
2.3% ODD vs 2.0% MDD. Gli studi che valutano la tossicità
vestibolare indicano nessun caso in entrambi i bracci ( 200 vs 206
pz).
ANALISI
PER SOTTOGRUPPI:
Non si
rileva alcuna differenza tra i diversi sottogruppi ( terapia
intensiva neonatale, fibrosi cistica, oncologia etc)
CONCLUSIONI
DELLA METANALISI
I
risultati dei RCT supportano l'utilizzo degli aminoglicosidi in
monosomministrazione in età pediatrica. Quest'approccio è
efficace, sicuro e riduce i costi.
Commento:
le due metanalisi riportate (sulla durata del trattamento nelle IVU
delle basse vie, e sulla via di somministrazione, orale o parenterale
nei casi di pielonefrite) sono di “alto livello di evidenza”
(grado A) e pertanto possono essere indicate, nella ricaduta pratica,
come fortemente raccomandate.
In
pratica rispondono a due quesiti clinici importanti:
- nei casi di cistite per quanto tempo deve essere dato l'antibiotico? La risposta è per un periodo breve, vale a dire per 2-4 gg
- nei casi di pielonefrite la somministrazione orale dell'antibiotico è ugualmente efficace rispetto a quella parenterale? La risposta è SI, con alcune precisazioni.
Ci sono
tuttavia ulteriori domande che ci poniamo nella terapia delle IVU e
che non hanno un grado di evidenza così sicuro. Vediamole.
- La terapia della pielonefrite nel neonato (<1 mese di vita) deve prevedere l'uso di un antibiotico per via parenterale per la possibile concomitanza di una batteriemia (circa il 10% dei casi). Pur non essendo disponibili RCT nei neonati con pielonefrite, alcune esperienze cliniche prospettiche osservazionali dimostrano che nei neonati con batteriemia o sospetta sepsi il ceftriaxone o gli aminoglicosidici da soli e in monosomministrazione sono efficaci quanto la terapia combinata.
- Al di sopra del mese di vita sempre la terapia orale nei casi di pielonefrite? La risposta è SI, nella stragrande maggioranza dei casi. Alcuni autori consigliano l'utilizzo della via orale al di sopra dei 3 mesi di vita, ma non vi sono motivi per ritenere che questa raccomandazione abbia un razionale basato su una valutazione di efficacia in termini di fallimenti terapeutici o di maggiori esiti a distanza (della terapia orale vs parenterale).
- Il trattamento endovenoso deve essere riservato a quei rari casi di stato settico e/o di presenza di vomito persistente o in caso di fallimento della terapia orale.
- Il punto critico riguarda la scelta dell'antibiotico. A questa domanda non risponde in modo esaustivo la metanalisi di Bloomfield P. L'E. Coli è il germe di cui occuparsi in quanto è responsabile di oltre l'80% dei casi di pielonefrite acuta e di cistite ed è produttore di beta-lattamasi in circa il 50% dei casi. Recenti sorveglianze condotte in Israele, in Inghilterra ed in Italia a Torino (vedi articolo di Brondello C, et al, sul numero della pagine elettroniche di maggio 2004) riportano sulla sensibilità dei germi agli antibiotici in parte contrastanti ma con alcuni punti in comune. Si conferma l'alta resistenza dell'E.Coli nei confronti dell'amoxicillina (40-705 dei casi), l'incremento della resistenza nei confronti del cotrimossazolo (intorno al 20-30%) e della cefalexina (25-35%). La resistenza nei confronti dell'amoxicillina+acido clavulanico è risultata essere molto variabile 820% a Torino, 5% in Inghilterra). Buona è risultata essere la sensibilità nei confronti delle cefalosporine di II e III generazione, ma con una variabilità tra il cefaclor (80% di sensibilità) e la cefixima, ceftibuten, cefuroxima axetil, cefpodoxima proxetile (95-100% di sensibilità).
- Alla luce di questi risultati le linee guida prodotte nel 1999 dall'AAP andrebbero profondamente riviste: l'amoxicillina ed il cotrimossazolo in particolare non andrebbero più utilizzati.
- Rispetto alla durata della terapia quella comunemente consigliata è di 7-10 gg
- La forza delle raccomandazioni e la pratica clinica. Come riportato dai pediatri di famiglia come conclusione del loro lavoro di audit, sarebbe auspicabile che in ogni realtà si potesse arrivare alla stesura di linee guida che tengano conto delle evidenze riportate e dei contesti organizzativi assistenziali locali (possibilità di uso del microscopio elettronico, sorveglianza delle resistenze locali dei germi delle IVU, comunicazione di intenti tra pediatra di famiglia ed ospedaliero).
- Una sorveglianza condotta in Italia nel 1997 su 250 casi di pielonefrite in 81 reparti di pediatria evidenziò delle pratiche disomogenee. L'antibiotico per via orale veniva utilizzato solo nel 35% dei casi; nel 46% la via di somministrazione era i.m. e nel 19% e.v. tale scelta non era influenzata dalla presenza di sintomi che di per sé potevano una terapia parenterale. Inoltre una durata media della degenza di 7 gg risultava essere eccessiva, in quanto la stragrande maggioranza dei casi di pielonefrite può essere gestita a domicilio o prevedere (in situazioni cliniche particolari) un breve ricovero, con rapida dimissione con assistenza domiciliare.
Il Punto
su… il Reflusso Vescico Ureterale (di fondamentale integrazione),
sarà pubblicato sul numero di gennaio delle pagine
elettroniche
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