Marzo 2011 - Volume XIV - numero 3
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1Clinica
Pediatrica, IRRCS “Burlo Garofolo”, Trieste
2Redazione
di Medico e Bambino
Indirizzo
per corrispondenza: valentina_aba@yahoo.it;
brunoi@burlo.trieste.it;
alessandra.perco@gmail.com
![]() |
Essere
felici per una vita più lunga e sana
Se ne
aveva già il sentore, ma ora è ufficiale: la
felicità allunga la vita. Ed Diener, psicologo
dell'Università dell'Illinois, lo ha dimostrato
revisionando più di 160 ricerche effettuate
sull'argomento. La scoperta è stata pubblicata sulla
rivista scientifica Applied Psychology.
Una parte dello studio si è basata sul monitoraggio di 5.000 studenti universitari, tenuti sotto controllo per ben 40 anni, ed è emerso come pessimismo e emozioni negative riducessero l'aspettativa di vita nei soggetti analizzati. Un'altra ricerca, apparsa sull'European Heart Journal, ha dimostrato inoltre che sorrisi, felicità e soddisfazione quotidiana riducono l'insorgere di malattie cardiovascolari. ![]() I pazienti affetti da patologie rare affrontano, con le loro famiglie, dei percorsi terapeutici (e di vita) fatti spesso di diseguaglianze e discriminazioni e la Giornata mondiale a loro dedicata - che si celebra oggi con lo slogan "Rare but equal" - vuole rivendicare e sostenere un accesso equo, per questa particolare categoria di pazienti, alle cure sanitarie e ai servizi sociali, ai farmaci ed ai trattamenti orfani. Essere colpiti da una patologia insolita, infatti, comporta spesso delle difficoltà aggiuntive, a partire dalla scarsa diffusione sul territorio di strutture specilizzate. Soprattutto adesso che, grazie ai passi avanti fatti dalla ricerca, le prospettive di vita di questi malati sono più lunghe. Questa maggiore attenzione nei confronti di queste patologie poco comuni ha consentito di allungare la sopravvivenza dei malati, ma allo stesso tempo ha posto nuovi problemi. "Oggi - dice Maria Domenica Cappellini - c'è una nuova priorità: il futuro dei malati. Bisogna prendere atto della situazione e migliorarla. È essenziale investire nella ricerca per trovare delle cure e non dei rimedi palliativi. Inoltre è importante fornire un supporto socio-sanitario ai malati". Le informazioni sulle malattie rare e sulla relativa rete nazionale sono disponibili sul sito dell'Istituto superiore di sanità , sui siti delle Regioni, e possono essere richiesti al Telefono Verde Malattie Rare (TVMR) al numero 800.89.69.49. Il TVMR, raggiungibile gratuitamente da tutta Italia e anche dai cellulari, è attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13. Perché
e come la tubercolosi si è riaffacciata in Italia Dopo che
diversi bambini sono stati contagiati a Milano tornate
preoccupazioni che appartenevano al passato
MILANO
- È arrivato in queste settimane da Milano l’ultimo
allarme: nella scuola elementare Leonardo Da Vinci, una delle più
grandi della città, è scoppiata una piccola
epidemia di tubercolosi. Su circa 900 bambini che frequentano
l’istituto, 12 hanno sviluppato la malattia e 155 sono
risultati positivi al test di Mantoux, che indica la presenza del
batterio, che può tuttavia restare in forma latente per
molti anni e persino non manifestarsi mai. I medici che seguono
la vicenda hanno ancora molti interrogativi su come il batterio
abbia potuto raggiungere l’interno dell’istituto e
diffondersi, dato che il contagio non è poi così
facile. Di certo c'è invece che, prima di questo episodio,
ai genitori della Leonardo termini come "tisi" o "mal
sottile" potevano richiamare al più suggestioni
letterarie d’altri tempi. Ora, invece, la tubercolosi è
lì, e per le strade di Città Studi, il quartiere
della scuola, non si parla d’altro. DIFFUSIONE - Ma la
vicenda milanese non è unica. Ogni anno in Italia sono
notificati al Ministero della Salute circa 4.500 nuovi casi di
tubercolosi, per lo più nel Centro-Nord, con Milano e Roma
a guidare la classifica delle città più colpite.
«Si tratta però di una sottostima, perché non
tutti i malati ricevono una diagnosi . Secondo l’Organizzazione
mondiale della sanità (Oms), ogni anno la tubercolosi
uccide nel mondo due milioni di persone, mentre i nuovi casi sono
nove milioni e mezzo. I PROBLEMI - «Ci sono pochi medici
capaci di riconoscere la tubercolosi, che può essere
confusa con altre malattie e viene spesso identificata tardi.
L’argomento, infatti, era quasi uscito dalle facoltà
di medicina e al personale sanitario oggi manca l’esperienza
necessaria. Inoltre, i vecchi strumenti di sorveglianza
epidemiologica, come gli screening con il test di Mantoux nelle
scuole o fra i militari di leva, sono stati abbandonati e non si
sono messi a punto metodi alternativi». TRASMISSIONE - Una
lotta più efficace contro la tubercolosi nel nostro Paese
è necessaria anche perché, sebbene da una decina di
anni il numero di casi sia stazionario, in futuro la situazione
potrebbe cambiare, anche per via dell’incremento dei flussi
migratori. «Già oggi la metà dei casi è
diagnosticata in persone immigrate, che provengono soprattutto
dai Paesi dell’Est e dal Nord Africa».
Secondo
una ricerca dell'Università di Philadelphia, il periodo
dai 2 ai 5 mesi è determinante per "costruire"
il palato del neonato e l'abitudine ai sapori, anche quelli più
"difficili". Così la mamma è in grado di
orientare le scelte alimentari future del figlio
![]() ROMA
- I sapori assorbiti attraverso il latte materno formano i gusti
del bambino, in particolar modo tra i 2 e i 5 mesi di vita. Lo
afferma uno studio dell'Università di Philadelphia
presentato al meeting dell'American Association for the
Advancement of Science, in corso a Washington. I ricercatori
hanno dimostrato la loro teoria dando sistematicamente ai neonati
un latte artificiale arricchito dal sapore amarognolo e acido,
che però i piccoli hanno continuato a cercare ed
apprezzare anche nei mesi successivi e fino all'adolescenza.
Bambini a cui questo latte era stato dato dopo i sei mesi di
vita, invece, lo hanno rifiutato.
''Abbiamo dimostrato che il periodo tra i 2 e i 5 mesi di vita è fondamentale per formare il gusto - ha spiegato Gary Beauchamp, uno degli autori della ricerca - e crediamo che la madre sia in grado di orientare questo processo, ad esempio mangiando molta frutta e verdura durante la gravidanza e l'allattamento''. Lo studio conferma l'importanza del latte materno, il cui valore non è sempre stato riconosciuto da tutti. In
un anno speso appena un terzo del budget Ue. La Commissione
ammette: troppa burocrazia per accedere ai fondi. E si impegna a
semplificare le procedure per il futuro. Il bilancio italiano è
più incoraggiante: siamo il paese che ha sfruttato meglio
gli aiuti comunitari
![]() Perché il progetto non ha funzionato? Il rappresentante della Commissione europea, Lars Hoelgaard, ha dato qualche spiegazione davanti alla commissione Agricoltura del Parlamento Europeo. "La prima ragione - ha detto - è che si tratta di un progetto co-finanziato: vuol dire che lo Stato, o le autorità locali, devono metterci una parte di risorse, e non tutti hanno reputato opportuno stanziare fondi sul progetto. In Germania, per esempio, solo 7 Regioni su 16 hanno partecipato". Ma Hoelgaard ha anche ammesso che ci sono stati problemi di natura burocratica: troppe pratiche amministrative richieste per accedere ai fondi Rispetto
agli altri Paesi europei, complice anche la tradizione culinaria
'mediterranea' in cui frutta e verdura sono molto presenti, il
bilancio italiano non è così sconfortante, in
particolar modo se si guarda ai dati riferiti all'anno
![]() Anche i finanziamenti per l'anno scolastico in corso sono stati maggiori: in totale 36 milioni di euro, di cui circa 21 dall'UE e 15 da fondi statali. Il problema dell’obesità e del sovrappeso nei bambini ha acquistato un’importanza crescente, sia per le implicazioni dirette sulla salute del bambino (ipertensione, iperinsulismo, diabete tipo 2 e steatosi) sia perché l’obesità infantile rappresenta un fattore predittivo di obesità nell’età adulta. Nei 27 paesi Ue, ben 22 milioni di bambini sono sovrappeso e 5,1 milioni obesi, e il fenomeno è in costante crescita. Il costo di queste patologie ammonta a 150 miliardi di euro di spese sanitarie, oltre alla perdita di produttività. Sotto
esame l'oro blu dal rubinetto: secondo le ultime ricerche e gli
esperti non esiste ragione nutrizionale o di sicurezza per non
berla: è solo questione di gusto. E ora l'Europa blocca la
terza richiesta di aumentare i limiti consentiti anche per
arsenico, fluoruro e boro
![]() "Non c'è nessuna ragione nutrizionale né tanto meno di sicurezza per non bere l'acqua di rubinetto - spiega Laura Rossi,
ricercatrice Inran, l'istituto nazionale di ricerca per gli
alimenti e la nutrizione - che resta quella preferenziale per
tutti, bambini compresi. È in genere un'acqua ricca di
minerali e il fatto che in alcune città sia ricca di
calcio - come a Roma - è un valore e non un disvalore,
come alcuni credono. Secondo recenti ricerche, che hanno
contraddetto quanto si riteneva prima, anche il calcio dell'acqua
può essere assorbito, sebbene in maniera ridotta rispetto
al latte e i derivati. E non è vero che fa venire i
calcoli, anzi chi è predisposto deve bere molto. Discorso
analogo per il sodio: il quantitativo di sodio nell'acqua, anche
in quelle che ne sono molto ricche, è risibile e incide
pochissimo sul totale del nostro introito giornaliero. Motivo per
cui è inutile comprare un'acqua che contiene meno sodio di
un'altra, così come non ha senso comprarne una in farmacia
per il biberon dei neonati, a meno che la propria acqua non sia
molto ricca di fluoro, o ancora acquistarne una che stimola la
diuresi: tutte le acque la stimolano, compresa quella di
rubinetto".
Attenzione però a non fare allarmismi, precisa Legambiente nel suo rapporto sulle acque potabili: quella a rischio riguarda soltanto l'1,7 per cento della popolazione, gli altri 59 milioni di italiani hanno un'acqua di rubinetto sicura, controllata e di buona qualità. E se ha un po' di sapore di cloro, basta lasciarla all'aria: il cloro è un gas ed evapora. Quanto ai filtri, funzionano di più quelli ad osmosi inversa o a raggi Uv; quelli a carbone attivo delle caraffe sono molto blandi. ![]() “Questo dato che vede l’Italia tra i paesi con maggiore povertà infantile è ancora più preoccupante se si considera che, secondo il rapporto per Save the Children della Fondazione Cittalia ANCI pubblicato quest’anno, sono circa 1 milione le mamme in condizione di povertà con almeno un figlio minorenne e il 7,5% sono sole ad affrontare i problemi di sussistenza. Ma anche quelle in coppia o che vivono in famiglie scontano condizioni di povertà significative.” |
Questa
rubrica si propone di fornire notizie di interesse sanitario generale
e brevi aggiornamenti dalla letteratura pediatrica “maggiore".
Lo scopo è che il lettore abbia la sensazione di sfogliare un
giornale scegliendo i titoli che più lo interessano: nessuna
pretesa pertanto di sistematicità e di commento che va oltre
il breve riassunto di quelli che sono i principali risultati e le
possibili implicazioni pratiche o di ricerca. Si parla di opinioni di
giornalisti, novità dalla letteratura, e come tali vanno
lette: la storia ci insegna che ogni commento, ogni ultima novità,
non va considerata una verità assoluta né applicata
l’indomani, ma va presa come un aggiornamento da far maturare
nel cassetto attendendo le conferme e i cambiamenti di opinione che
solo il tempo e l’esperienza possono fornire. Questa premessa è
anche un invito ai lettori a essere parte attiva della rubrica. Vi
chiediamo di suggerirci articoli/news/pubblicazioni che avete avuto
modo di leggere e che ritenete meritevoli di segnalazione (scrivete a
valentina_aba@yahoo.it;brunoi@burlo.trieste.it;
alessandra.perco@gmail.com.
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