Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Ottobre 2001 - Volume IV - numero 8
M&B Pagine Elettroniche
Pediatria per l'ospedale
Malattia
meningoccica
(Parte
seconda)
Una
recente rivista sull'argomento è comparsa sul New England
Journal Medicine (2001, 344:1378-88), scritta da NE Rosenstein e
collaboratori.
La prima
parteè comparsa sul M&B, pagine
elettroniche, giugno 2001.
Trattamento
L'uso
degli antibiotici ha ridotto fortemente la letalità dovuta
alla malattia meningococcica; il loro effetto è legato
strettamente alla tempestività della diagnosi e del
trattamento. La penicillina G è l'antibiotico, da usare per
via venosa, che porta a guarigione un numero elevato di pazienti,
perché solo di rado si riscontra una resistenza del
meningococco a questo antibiotico.
Tuttavia,
poiché il quadro clinico della meningite acuta, dovuta allaNeisseria meningitidis, è uguale a quello dovuto ad
altri agenti patogeni (Streptococcus pneumoniae per esempio),
la terapia empirica, che viene intrapresa inizialmente, deve tener
conto della prevalenza dell'antibiotico-resistenza di quest'ultimo
agente alla penicillina. Ne consegue che, almeno inizialmente, la
scelta dell'antibiotico deve cadere nei bambini in età
superiore a 1 mese sul cefotaxime, il ceftriazone o la vancomicina,
nelle aree in cui la resistenza dello pneumococco sia elevata. Al di
sotto di un mese di età (quando prevale lo streptococco
beta-emolitico gruppo B) è consigliabile l'associazione di una
cefalosporina di terza generazione con l'ampicillina; eventualmente a
questi antibiotici può essere aggiunta la vancomicina.
Il
trattamento risentirà in seguito delle risposte riguardanti
l'identificazione dell'agente e l'antibiogramma.
Il
trattamento va proseguito complessivamente per 5-7 giorni.
Nei casi
a decorso favorevole può non essere eseguita una seconda
rachicentesi di controllo.
L'alta
percentuale del quadro setticemico e l'elevato numero di morti a esso
collegati, anche fra i pazienti che sono trattati con antibiotici, ha
reso necessario l'impiego di terapie associate adiuvanti. Il
trattamento con corticosteroidi per via venosa viene consigliato in
una fase molto precoce, meglio circa mezz'ora prima dell'inizio della
cura con antibiotici. Mentre è accertato che in tal modo si
riduce notevolmente il rischio di perdita dell'udito nei pazienti con
meningite da Haemophilus influenzae tipo b, sull'effetto dei
corticosteroidi nella malattia meningococcica non c'è
altrettanta sicurezza, per cui il giudizio su questo tipo di
trattamento rimane controverso.
Recenti
tentativi di trattamento con citochine nel tentativo di contrastare
l'endotossina batterica e la cascata dell'infiammazione e della
coagulazione, hanno offerto nuove promettenti prospettive, ma non
bisogna dimenticare che questi nuovi tipi di cura sono ancora allo
stato sperimentale.
Controllo
e prevenzione
Controllo
e prevenzione si basano sulla chemioprofilassi e sulla vaccinazione.
Chemioprofilassi#
Persone
che siano entrate in contatto con pazienti affetti da malattia
meningococcica sono a rischio elevato di contrarre la malattia: se il
contatto è stato stretto il rischio è aumentato di
almeno 500 volte. Poiché il rischio di malattia secondaria
dopo un contatto stretto è più alto nei primi giorni di
malattia del paziente indice, la chemioprofilassi deve essere
somministrata il prima possibile. Se sono passati più di 14
giorni, la profilassi ha scarsissimo o addirittura nessun effetto.
I
soggetti da sottoporre alla profilassi sono quelli che abitano sotto
lo stesso tetto, quelli che frequentano lo stesso asilo nido o la
stessa scuola materna e quelli che sono stati esposti alle secrezioni
infette, originate dalla bocca e dal naso dell'ammalato (per esempio
baci o respirazione bocca a bocca).
La rarità
di casi secondari dopo l'uso della profilassi è attribuibile
all'effetto dell'antibiotico usato.
E' stato
visto che culture dal faringe o dal naso non hanno utilità per
decidere sull'uso della chemioprofilassi e, per i giorni richiesti
fra la loro esecuzione e la risposta, possono in qualche modo
ritardare l'inizio della chemioprofilassi, che, come abbiamo già
visto, deve essere tempestiva.
Altrettanto
non sono consigliabili i programmi di chemioprofilassi di massa.
Gli
antibiotici da usare nella chemioprofilassi sono larifampicina, il ceftriazone e la ciprofloxacina.
I casi di
mancata risposta alla chemioprofilassi sono estremamente rari.
Tabella
- Schema per la chemioprofilassi della malattia meningococcica
Farmaco
ed età | Dosaggio |
Rifampicina
* | |
Bambini
< 1 mese
Bambini
di 1 mese o più
Adulti | 5
mg/kg/ogni 12 ore x2 gg
10
mg/kg/ogni 12 ore x2 gg
600
mg ogni 12 ore x 2 gg |
Ciprofloxacina** | |
Bambini
Adulti | 500
mg in una singola dose |
Ceftriazone | |
Bambini
<15 anni
Bambini
> 15 aa e adulti
| 125
mg in una sola somministrazione per IM
250
mg in una sola somministrazione per IM |
* La
rifampicina non è raccomandata per le donne in stato di
gravidanza, perché il farmaco si è dimostrato
teratogeno negli animali da laboratorio. Poiché la
disponibilità dei contraccettivi orali può essere
disturbata dalla rifampicina, deve essere consigliato di usare
altre misure contraccettive, quando venga usata la rifampicina. | |
** La
ciprofloxacina non è in generale raccomandata per le
persone con un'età inferiore ai 18 anni o per donne in
stato di gravidanza o allattamento, perché il farmaco è
lesivo per le cartilagini di accrescimento negli animali da
laboratorio immaturi. Tuttavia la ciprofloxacina può
essere usata per la chemioprofilassi in bambini quando non esista
un'altra accettabile alternativa. |
Il
vaccino polisaccaridico contro il meningococco
E' in
commercio in Italia e in USA un vaccino quadrivalente contro il
meningococco appartenente ai sierogruppi A, C, Y e W135.
Si tratta
di un vaccino sicuro, con scarsi effetti collaterali, consistenti
essenzialmente in arrossamento e dolore nella sede dell'iniezione.
Le
risposte anticorpali ai 4 polisaccaridi sono specifiche e
indipendenti. Per i polisaccaridi A e C la risposta immunologica è
buona e l'efficacia è dell'85% o superiore nei bambini di
oltre 5 anni e negli adulti. I polisaccaridi Y e W135 sono
altrettanto sicuri e immunogenici nei bambini di età più
elevata e negli adulti, ma la loro protezione clinica non è
stata ancora ben documentata.
Nei
lattanti e nei bambini al di sotto dei 3 anni di età (come
avviene per altri polisaccaridi: pneumococco, Hib, streptococco
gruppo B, antigene Vi) i livelli anticorpali sono molto ridotti, dopo
una singola dose di vaccino. Anche negli adulti gli anticorpi
diminuiscono rapidamente dopo la vaccinazione , ma dopo 10 anni sono
ancora dimostrabili.
Sebbene
una riduzione dell'efficacia clinica del vaccino non sia stata
dimostrata nelle persone che hanno ricevuto dosi successive del
vaccino, recenti ricerche sierologiche suggeriscono che dosi multiple
per i polisaccaridi A e C possono causare una tolleranza immunologica
verso il polisaccaride.
Il
vaccino viene raccomandato nelle epidemie da meningococco.
Viene
chiamata epidemia la comparsa di 3-4 o più casi, confermati o
probabili, di malattia invasiva, per esempio, da sierogruppo C,
durante un periodo di 3 mesi o meno, con un indice di attacco
primario di almeno 10 casi su 100.000 abitanti.
Di
recente l'ACIP ha rivisto le linee guida per la vaccinazione degli
adolescenti nei collegi: oggi viene raccomandata la vaccinazione
contro il meningococco, sentito il parere dei genitori dei giovani.
I nuovi
vaccini
A
differenza dei polisaccaridi A e C, il polisaccaride del sierogruppo
B ha una struttura ((a2-8)-linked polysialic acid) che è
identica a quella dell'acido polisialico del tessuto neurale del feto
ed è quindi poco immunogenico per l'uomo.
Per
ottenere un vaccino contro la malattia da sierogruppo B i ricercatori
si sono inizialmente rivolti agli antigeni non capsulari (per esempio
alle proteine della membrana esterna). Molti di questi vaccini,
ottenuti da ceppi di sierogruppi B del meningococco, che hanno dato
epidemie, sono sicuri, immunogenici e sono stati usati per il
controllo delle epidemie (vaccini norvegesi e cubani). Ma alcuni
inconvenienti, legati a questi vaccini, hanno indotto i ricercatori a
studiare nuovi candidati. La recente identificazione del genoma
completo del meningococco gruppo B ha permesso di identificare altre
proteine di superficie, utili per ottenere un vaccino.
Altre
ricerche, per ora più fruttuose, si sono rivolte alla
coniugazione del polisaccaride con una proteina di trasporto, come è
stato fatto per l'Hib e per lo pneumococco, per elicitare una
risposta cellula T-dipendente. Con i vaccini coniugati le risposte
anticorpali ai 4 polisaccaridi (A, C, Y e W135) sono state ottime
anche nei lattanti e nei piccoli bambini ed è stata indotta la
memoria immunologica. Una recente vastissima prova clinica è
stata fatta nel Regno Unito dove imperversava un'epidemia di malattia
invasiva da gruppo C; l'uso del vaccino è stato accompagnato
da successo. Anche l'Azienda Chiron di Siena ha concorso a fornire al
Regno Unito il vaccino coniugato contro il sierogruppo C, insieme ad
altre Aziende produttrici di vaccini.
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