Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Ottobre 2003 - Volume VI - numero 8
M&B Pagine Elettroniche
Pediatria per l'ospedale
Il
linfoma di Hodgkin
1°
parte
La
pubblicazione di una rivista sintetica sul linfoma di Hodgkin (Yung
L., Linch D. – Hodgkin's lymphoma – Lancet 2003, 361:943-51)
offre lo spunto per tornare su questa grave affezione del bambino,
dell'adolescente e del giovane adulto. Essa venne descritta per la
prima volta nel 1832, ma la natura della cellula di Stemberg,
l'aspetto caratteristico della malattia, sul quale si basa la
diagnosi, è stato chiarito soltanto da pochi anni.
Dal 1940 è stata usata nella cura del linfoma di Hodgkin la radioterapia e dal 1960 la combinazione di chemioterapia e radioterapia. Negli ultimi 30 anni le modalità di trattamento sono migliorate progressivamente, tanto che oggi il linfoma di Hodgkin viene considerato come uno dei più curabili tumori non cutanei. Con il miglioramento della sopravvivenza e delle conoscenze sugli effetti collaterali gli studiosi sono giunti alle moderne strategie di trattamento.
Dal 1940 è stata usata nella cura del linfoma di Hodgkin la radioterapia e dal 1960 la combinazione di chemioterapia e radioterapia. Negli ultimi 30 anni le modalità di trattamento sono migliorate progressivamente, tanto che oggi il linfoma di Hodgkin viene considerato come uno dei più curabili tumori non cutanei. Con il miglioramento della sopravvivenza e delle conoscenze sugli effetti collaterali gli studiosi sono giunti alle moderne strategie di trattamento.
Il
linfoma di Hodgkin è un tumore maligno raro, con un'incidenza
di circa 2-4 casi per 100.000 per anno. Circa il 5% delle persone con
linfoma di Hodgkin ha meno di 15 anni e circa il 15% ha fra 15 e 19
anni.
In Italia nel 1999 (ISTAT, Cause di morte, 2002) sono morti 387 pazienti con morbo di Hodgkin, di cui 199 maschi e 188 femmine. Nessun soggetto in età inferiore ai 15 anni, 2 fra 15 e 17 anni e 3 fra 18 e 19 anni.
La diagnosi basa sulla presenza delle cellule di Sternberg in un particolare ambiente di leucociti attivati e in qualche caso di fibrosi. La cellula di Sternberg è una cellula grande da 15 a 45 µm di diametro (si pensi che un globulo rosso ha un diametro di 7 µm), con numerosi nuclei o con nucleo multilobulato. La malattia è suddivisa in due entità distinte:
a) il linfoma nodulare con predominanza di linfociti e
b) il linfoma classico di Hodgkin
Il linfoma nodulare predominante in linfociti rappresenta circa il 5% dei casi: è più comune nei maschi e tipicamente si presenta come una malattia nodale limitata del collo, senza sintomi generali.
Il linfoma classico di Hodgkin si suddivide in 4 sottotipi (vedi tabella 1):
In Italia nel 1999 (ISTAT, Cause di morte, 2002) sono morti 387 pazienti con morbo di Hodgkin, di cui 199 maschi e 188 femmine. Nessun soggetto in età inferiore ai 15 anni, 2 fra 15 e 17 anni e 3 fra 18 e 19 anni.
La diagnosi basa sulla presenza delle cellule di Sternberg in un particolare ambiente di leucociti attivati e in qualche caso di fibrosi. La cellula di Sternberg è una cellula grande da 15 a 45 µm di diametro (si pensi che un globulo rosso ha un diametro di 7 µm), con numerosi nuclei o con nucleo multilobulato. La malattia è suddivisa in due entità distinte:
a) il linfoma nodulare con predominanza di linfociti e
b) il linfoma classico di Hodgkin
Il linfoma nodulare predominante in linfociti rappresenta circa il 5% dei casi: è più comune nei maschi e tipicamente si presenta come una malattia nodale limitata del collo, senza sintomi generali.
Il linfoma classico di Hodgkin si suddivide in 4 sottotipi (vedi tabella 1):
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Tabella
1 – Classificazione WHO del linfoma di Hodgkin
Nei Paesi
sviluppati il linfoma di Hodgkin classico sclerosante nodulare
rappresenta i 2/3 di tutti i casi. Il linfoma di Hodgkin classico
ricco di linfociti è una nuova entità, molto simile
alla situazione precedentemente classificata come malattia di Hodgkin
con predominanza diffusa di linfociti. Il linfoma di Hodgkin senza
linfociti è una situazione oggi raramente diagnosticata: la
maggioranza dei pazienti diagnosticati con questa entità nel
passato vengono oggi classificati come malattia sclerosante nodulare
o come linfoma anaplastico a cellule grandi.
I diversi sottotipi del linfoma di Hodgkin classico vengono oggi trattati tutti nello stesso modo.
I diversi sottotipi del linfoma di Hodgkin classico vengono oggi trattati tutti nello stesso modo.
Patogenesi
Nel linfoma di Hodgkin nodulare e nei sottotipi della forma classica con predominanza di linfociti, la cellula maligna deriva da un linfocita B, con riarrangiamento clonale del gene delle immunoglobuline nella maggioranza dei pazienti. Le cellule maligne nel linfoma di Hodgkin nodulare con predominanza di linfociti hanno l'immunofenotipo e il genotipo delle cellule B del centro post-germinale, mentre nel linfoma classico di Hodgkin, l'espressione della cellula B matura può essere bassa o assente e non è prodotta nessuna immunoglobulina, nonostante il riarrangiamento del gene delle immunoglobuline e la successiva mutazione somatica (vedi tabella 2).
Nel linfoma di Hodgkin nodulare e nei sottotipi della forma classica con predominanza di linfociti, la cellula maligna deriva da un linfocita B, con riarrangiamento clonale del gene delle immunoglobuline nella maggioranza dei pazienti. Le cellule maligne nel linfoma di Hodgkin nodulare con predominanza di linfociti hanno l'immunofenotipo e il genotipo delle cellule B del centro post-germinale, mentre nel linfoma classico di Hodgkin, l'espressione della cellula B matura può essere bassa o assente e non è prodotta nessuna immunoglobulina, nonostante il riarrangiamento del gene delle immunoglobuline e la successiva mutazione somatica (vedi tabella 2).
Antigene | Linfoma
classico (cellule di Stenberg) | Linfoma
nodulare, con predominanza di linfociti (cellule atipiche
linfocitiche e istiocitiche) |
CD20 | Occasionalmente
positivo | In
generale positivo |
Altri
antigeni delle cellule B | Usualmente
negativo | Usualmente
positivo |
CD30 | Positivo | Negativo |
CD15 | Usualmente
positivo | Negativo |
Espressione
delle immunoglobuline | Assente | Presente |
Tabella
2 – Confronto dei fenotipi della forma classica e della forma
apredominante in linfociti, del linfoma di Sternberg
Il
complesso dei recettori delle immunoglobuline fornisce un importante
segnale di sopravvivenza per le cellule B in via di sviluppo, mentre
l'assenza di espressione delle Ig può porre le cellule di
Sternberg in svantaggio di sopravvivenza, a meno che altri eventi
antiapoptosici non siano presenti. L'infezione da virus di
Epstein-Barr è proprio uno di questi possibili eventi. Le
proteine nucleari di questo virus, come l'EBNA e l'LMP1 (proteina
1 latente di membrana), sono state trovate in circa il 40% dei casi
di linfoma di Hodgkin, con una frequenza maggiore nella malattia a
cellularità mista. L'associazione con il virus di
Epstein-Barr varia con l'età; il linfoma di Hodgkin del
bambino è quasi sempre invariabilmente associato, insieme alla
maggior parte dei casi delle persone anziane. Le più basse
percentuali di linfoma di Hodgkin associato al virus di Epstein Barr
sono riportate nei giovani adulti (15-34 anni), tanto da far pensare
alla possibilità che sia implicato un altro virus nella
patogenesi dei casi negativi per l'Epstein Barr.
Un ulteriore meccanismo con il quale le cellule di Sternberg possono sfuggire all'apoptosi è la via NFkB (una proteina della famiglia dei fattori di trascrizione, implicati nella regolazione di molti processi, inclusi quelli della apoptosi e della oncogenesi).
Un ulteriore meccanismo con il quale le cellule di Sternberg possono sfuggire all'apoptosi è la via NFkB (una proteina della famiglia dei fattori di trascrizione, implicati nella regolazione di molti processi, inclusi quelli della apoptosi e della oncogenesi).
Presentazione
clinica
I maschi
predomionano fino a 10 anni, poi la malattia colpisce ugualmente i
due sessi..
Gli aspetti con i quali il linfoma di Hodgkin si presenta sono molteplici.
Quello più frequente è rappresentato da una tumefazione crescente, peraltro asintomatica, tipicamente nella parte bassa del collo o nella regione sovraclaveare, una sede sempre da palpare nelle visite che il pediatra esegue nelle più diverse occasioni. Anche le masse mediastiniche sono frequenti e talvolta sono scoperte solo per una radiografia routinaria del torace, anche se i pazienti possono lamentarsi di difficoltà respiratoria e di tosse.
Circa il 25% dei pazienti ha segni e sintomi generali, come il senso di stanchezza, la febbre, il dimagrimento e i sudori notturni. Il prurito e la febbre intermittente, usualmente associati ai sudori notturni, sono i sintomi classici del linfoma di Hodgkin (ricordo il film di Moretti, Caro diario, nel quale alcuni settori della classe medica non ci fanno una bella figura).
Di rado si rileva una epato-splenomegalia.
A seconda della sede prevalente, ai sintomi e ai segni sopra descritti si possono associare:
- ostruzione delle vie aeree
- versamento pleurici o pericarditi, alterazioni epatocellulari, infiltrazione del midollo osseo con anemia, neutropenia e piastrinopenia. La sindrome nefrosica è rara, ma può presentarsi come manifestazione di apertura del linfoma di Hodgkin.
Prima dell'introduzione della vaccinazione contro la varicella, un infezione da VVZ era presente nel 30% dei casi di morbo di Hodgkin.
Gli aspetti con i quali il linfoma di Hodgkin si presenta sono molteplici.
Quello più frequente è rappresentato da una tumefazione crescente, peraltro asintomatica, tipicamente nella parte bassa del collo o nella regione sovraclaveare, una sede sempre da palpare nelle visite che il pediatra esegue nelle più diverse occasioni. Anche le masse mediastiniche sono frequenti e talvolta sono scoperte solo per una radiografia routinaria del torace, anche se i pazienti possono lamentarsi di difficoltà respiratoria e di tosse.
Circa il 25% dei pazienti ha segni e sintomi generali, come il senso di stanchezza, la febbre, il dimagrimento e i sudori notturni. Il prurito e la febbre intermittente, usualmente associati ai sudori notturni, sono i sintomi classici del linfoma di Hodgkin (ricordo il film di Moretti, Caro diario, nel quale alcuni settori della classe medica non ci fanno una bella figura).
Di rado si rileva una epato-splenomegalia.
A seconda della sede prevalente, ai sintomi e ai segni sopra descritti si possono associare:
- ostruzione delle vie aeree
- versamento pleurici o pericarditi, alterazioni epatocellulari, infiltrazione del midollo osseo con anemia, neutropenia e piastrinopenia. La sindrome nefrosica è rara, ma può presentarsi come manifestazione di apertura del linfoma di Hodgkin.
Prima dell'introduzione della vaccinazione contro la varicella, un infezione da VVZ era presente nel 30% dei casi di morbo di Hodgkin.
Diagnosi
Ogni
paziente con linfoadenopatia peristente e non spiegata, non associata
a un sottostante processo infiammatorio o infettivo, deve eseguire
una Rx del torace per identificare la presenza di una massa
mediastinica, prima di sottoporlo a una biopsia del linfonodo. A meno
che il quadro non consigli altrimenti, altri esami di laboratorio
vanno eseguiti solo dopo aver ricevuto la risposta della biopsia.
La biopsia di tessuto deve essere preferita all'ago biopsia, perché è necessario ottenere una sufficiente quantità di tessuto, sia per la microscopia, che per gli studi immunocitochimici e molecolari, per la coltura e per l'analisi citogenetica, soprattutto quando gli esami routinari sono insufficienti per porre una diagnosi sicura.
Ottenuta la diagnosi è necessario procedere alla stagizzazione.
Un esame emocromcitometrico completo potrà essere indicativo di un interessamento midollare. La VES, la determinazione del rame e della ferritina sierica sono importanti per il loro significato prognostico.
A parte l'iniziale radiografia del torace, una TC del torace è indicata per definire l'estensione della massa mediastinica, dei linfonodi ilari ed eventualmente dell'interessamento del parenchima polmonare. Una TC o una RM dell'addome possono identificare grossolani interessamenti dei linfonodi, insieme a un ingrandimento o a una riduzione della milza e del fegato. L'impiego del gallio 67 è utile per identificare le aree di aumentata fissazione, che possono essere riconsiderate alla fine del trattamento. La linfoangiografia, una volta largamente praticata, è oggi di raro uso per le difficoltà di esecuzione e per il dolore che viene provocato nella sua esecuzione.
La biopsia di tessuto deve essere preferita all'ago biopsia, perché è necessario ottenere una sufficiente quantità di tessuto, sia per la microscopia, che per gli studi immunocitochimici e molecolari, per la coltura e per l'analisi citogenetica, soprattutto quando gli esami routinari sono insufficienti per porre una diagnosi sicura.
Ottenuta la diagnosi è necessario procedere alla stagizzazione.
Un esame emocromcitometrico completo potrà essere indicativo di un interessamento midollare. La VES, la determinazione del rame e della ferritina sierica sono importanti per il loro significato prognostico.
A parte l'iniziale radiografia del torace, una TC del torace è indicata per definire l'estensione della massa mediastinica, dei linfonodi ilari ed eventualmente dell'interessamento del parenchima polmonare. Una TC o una RM dell'addome possono identificare grossolani interessamenti dei linfonodi, insieme a un ingrandimento o a una riduzione della milza e del fegato. L'impiego del gallio 67 è utile per identificare le aree di aumentata fissazione, che possono essere riconsiderate alla fine del trattamento. La linfoangiografia, una volta largamente praticata, è oggi di raro uso per le difficoltà di esecuzione e per il dolore che viene provocato nella sua esecuzione.
Stagizzazione
Una prima
proposta di stagizzazione venne preparato ad Ann Arbor circa 30 anni
fa per definire i pazienti che potevano essere trattati con la
radioterapia. Il sistema venne modificato nel 1989 (modificazioni
Cotswold, vedi tabella 3), prendendo in considerazione
l'importanza della malattia nel suo complesso e in seguito al fatto
che la laparotomia e la splenectomia non vengono più
raccomandate come procedure di stagizzazione, perché non hanno
effetto sulla sopravvivenza e sono associate con una significativa
morbilità e talvolta letalità.
Stadio |
|
Gli
stadi sono inoltre suddivisi in |
Estensione
della malattia nel suo complesso:
|
Tabella
3 – Stagizzazione di Ann Arbor con le modifiche Cotswold (J
Clin Oncol 1989, 7:1630-6)
Come
risulta dalla tabella la stagizzazione si basa essenzialmente
sull'interessamento linfonodale (vedi tabella 4) . La
stagizzazione chirurgica non viene più eseguita di routine e
va considerata solo quando si pensa che i suoi risultati possano
avere una ricaduta sulla terapia. La biopsia del midollo osseo è
necessaria solo in quei pazienti con stadi avanzati della malattia
(III o IV) o con sintomi B.
Misurazione
dei linfonodi palpabili, del fegato e della milza |
Emocromo
completo |
VES,
ferritina sierica e rame sierico |
Prove
di funzionalità epatica |
Radiografia
del torace con misurazione del rapporto mediastinico |
CT
del torace con mezzo di contrasto |
TC
del collo se sono palpabili linfonodi cervicali alti |
TC o
RM addominali |
Scan
con gallio |
Biopsia
midollare quando la malattia sia avanzata o ci siano sintomi B |
Scan
delle ossa quando i livelli di fosfatasi alcalina siano elevati
e/o ci sia dolore osseo |
Tabella
4 – Accertamenti necessari per la stagizzazione clinica della
malattia di Hodgkin.
Fattori
prognostici
Grandi
sforzi sono stati fatti per individuare fattori di rischio a seconda
dello stadio della malattia.
Per lo stadio 1 e 2 viene usato un elenco di sintomi e segni, favorevoli o sfavorevoli, preparati dalla EORTC (European Organization for the Research and Treatment of Cancer) (vedi tabella 5).
Per lo stadio 1 e 2 viene usato un elenco di sintomi e segni, favorevoli o sfavorevoli, preparati dalla EORTC (European Organization for the Research and Treatment of Cancer) (vedi tabella 5).
Favorevoli | Sfavorevoli |
Stadio clinico 1 e 2 | Stadio clinico 2 e almeno 4 aree linfonodali interessate |
Massimo
di 3 aree linfonodali interessate | Età
superiore ai 50 anni |
Età
inferiore ai 50 anni | VES
superiore a 50 mm/h in un soggetto asintomatico o VES superiore a
30 mm/h se sono presenti sintomi B |
VES
meno di 50 mmm/ora, senza sintomi B o VES meno di 30 mm/ora con
sintomi B | Rapporto
mediastino-torace superiore a 0,35 |
Rapporto
mediastino/torace inferiore a 35 |
Tabella
5 – Fattori di rischio EORTC nella malattia localizzata (stadi 1 e
2)
In caso
di malattia avanzata la valutazione prognostica internazionale (o
indice Hasenclever) più usata è stata preparata sulla
base dell'analisi di 5.141 pazienti trattati. Sono stati
identificati 7 fattori che individualmente riducono la prognosi a 5
anni senza sintomi, di circa l'8% (vedi tabella 6).
Età
superiore ai 45 anni |
Sesso
maschile |
Albumina
sierica inferiore a 4 g/dL |
Concentrazione
di Hb inferiore a 10,5 g/dL |
Stadio
4 della malattia |
Leucocitosi
uguale o superiore a 15.000 GB/mm3 |
Linfopenia
con meno di 600 linfociti/mm3 o meno dell'8% della conta totale
dei globuli bianchi |
Tabella
6 – Indice di Hasencliver per le forme avanzate
La
risposta al trattamento
Masse
residue dopo il trattamento sono abbastanza frequenti nella malattia
di Hodgkin, tanto che esse creano problemi per stabilire se la
risposta sia stata o meno completa. La SPECT è stata usata per
studiare le masse residuate.
Anche la PET ha un ruolo importante nell'identificare una completa remissione in pazienti con risposta incerta, poiché il 2-fluoro-2-desossiglucosio è assunto dalle cellule tumorali metabolicamente attive e non dal tessuto fibroso. L'FDG.PET ha una sensibilità, una specificità e valori predittivi positivi e negativi superiori a quelli della TC. Sulla base dei reperti clinici e dei risultati della PET, i pazienti possono essere considerati liberi da tumore e magari monitorati successivamente di nuovo con PET, oppure possono essere ulteriormente trattati.
La PET non può valutare una malattia extranodale e al momento attuale la biopsia delle lesioni non chiare rimane la procedura raccomandata.
Anche la PET ha un ruolo importante nell'identificare una completa remissione in pazienti con risposta incerta, poiché il 2-fluoro-2-desossiglucosio è assunto dalle cellule tumorali metabolicamente attive e non dal tessuto fibroso. L'FDG.PET ha una sensibilità, una specificità e valori predittivi positivi e negativi superiori a quelli della TC. Sulla base dei reperti clinici e dei risultati della PET, i pazienti possono essere considerati liberi da tumore e magari monitorati successivamente di nuovo con PET, oppure possono essere ulteriormente trattati.
La PET non può valutare una malattia extranodale e al momento attuale la biopsia delle lesioni non chiare rimane la procedura raccomandata.
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