Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Ottobre 2002 - Volume V - numero 8
M&B Pagine Elettroniche
Contributi Originali - Ricerca
Ruolo
della scintigrafia ossea nella diagnosi precoce delle lesioni
infiammatorie del rachide in eta' pediatrica
U.O. di
Pediatria e Neonatologia - Cesena
La
discite e la sacroileite sono due condizioni patologiche rare in età
pediatrica che possono essere confuse e spesso sono sottostimate per
la variabilità della presentazione clinica e la difficoltà
della diagnosi. Le tipiche caratteristiche radiologiche sono
usualmente tardive. La scintigrafia ossea e la risonanza magnetica
del rachide sono riconosciute essere i due esami fondamentali per una
diagnosi precoce.
Descriviamo
3 casi di discite ed 1 caso di sacroileite giunti alla nostra
osservazione, nei quali il sospetto diagnostico è stato
tempestivamente definito dalla scintigrafia ossea con tecnezio99.
CASO
1
Bambina
di 2 anni con storia di dolori da 10 giorni in sede lombare, ad
accessi, della durata di 20-30 minuti, sia diurni che notturni. Negli
ultimi due giorni prima del ricovero, la bimba è più
agitata e si rifiuta di camminare. Le radiografie del bacino e del
rachide lombare eseguite prima del ricovero sono risultate negative.
All'ingresso l'esame obiettivo è sostanzialmente negativo, ma
osservando la b. camminare notiamo che pur non zoppicando mantiene il
rachide in atteggiamento scoliotico destro-convesso e dopo alcuni
passi vuole essere presa in braccio. Dall'anamnesi emerge che la
piccola ha subito nell'ultimo mese due traumi da caduta. Gli esami
dimostrano: GB 10500/mmc; PCR negativa; VES 41mm/1h. Dopo due giorni
le condizioni cliniche si aggravano: la b. si rifiuta completamente
di camminare e non vuole stare seduta. Eseguiamo una scintigrafia
ossea con tecnezio99 che documenta un'aumentata captazione in
corrispondenza di L3-L4. La RMN con Gadolinio conferma il processo
spondilo-discitico. In trattamento con ceftriaxone e teicoplanina e
dopo posizionamento di un corsetto, la bambina migliora rapidamente.
La terapia antibiotica viene mantenuta per un totale di 2 settimane.
A posteriori la sierologia IgM e IgG per Bartonella risulta positiva.
Controlli seriati della RMN nei 2 anni successivi dimostrano un
progressivo assottigliamento del disco intersomatico L3-L4 e la
comparsa di fenomeni di tipo sclerotico a livello dei piatti
vertebrali contrapposti. L'ultimo controllo eseguito con RMN e TC ad
alta risoluzione rivela una marcata riduzione in altezza del disco
intersomatico a livello dello spazio L3-L4 e la parziale fusione dei
corpi vertebrali interessati dal processo sclerotico.
CASO
2
Bambino
di 19 mesi con storia di rifiuto a dembulare e a stare seduto da 5
giorni, in seguito ad un banale trauma da caduta. A distanza di 2
giorni dall'accaduto, compaiono febbre e crisi di pianto in
concomitanza alla minzione. All'ingresso il piccolo appare
sofferente, mantiene il rachide in atteggiamento in iperlordosi e
rifiuta il passaggio dalla posizione supina a quella seduta. L'esame
obiettivo neurologico è normale e la pressione delle apofisi
vertebrali non sembra evocare dolore. L'esame urine è negativo
e la coltura sterile. La radiografia del rachide lombo-sacrale e
l'ecografia addominale sono negative. Gli esami dimostrano: GB
10100/mmc; PCR negativa; VES 72mm/1h. La scintigrafia con tecnezio99
eseguita a distanza di 7 giorni dal trauma rivela un accumulo del
radiofarmaco a livello del rachide lombare in corrispondenza di L4-L5
e con ipercaptazione all'emicorpo di L5. La RMN con Gadolinio
eseguita a distanza di 17 giorni dal trauma conferma la presenza di
un processo infiammatorio a tipo spondilo-discite di moderata
intensità. Il b. viene trattato con terapia antibiotica per
via parenterale con un'associazione di teicoplanina e aminoglicoside
con rapida risposta clinica: dopo 48 ore l'iperlordosi appare
risolta, il bambino riesce a stare seduto e si alza senza difficoltà.
Al momento della dimissione dopo 2 settimane di terapia e.v., la
sintomatologia è completamente scomparsa e la VES scende a
31mm/1h. L'emocoltura, la reazione di Widal-Wright e la sierologia
per Bartonella sono negative. Al controllo eseguito a distanza di 3
mesi dal ricovero, l'obiettività è negativa e la RMN
con Gadolinio dimostra una sofferenza discale in esito: riduzione di
spessore del disco intersomatico fra L4-L5, mentre persiste un'area
di alterato segnale a carico del soma di L4. Al successivo controllo
a 6 mesi dal precedente, l'obiettività di mantiene negativa;
alla RMN viene confermata la riduzione di spessore del disco
intersomatico fra L4-L5 e la scomparsa dell'area di alterato segnale
a livello del soma di L4.
CASO
3
Bambino
di 16 mesi con febbre da 1 giorno, rifiuto a deambulare e movimenti
parossistici di flessione delle cosce sull'addome come per dolore
addominale o all'articolazione coxo-femorale. Dall'anamnesi non
emerge alcun precedente trauma. Dall'insorgenza dei sintomi, il
bambino non evacua. All'ingresso, il piccolo è febbrile,
piange al passaggio dalla posizione seduta a quella supina, ma non
appare criticamente sofferente. L'addome è trattabile e
l'esplorazione rettale con sondino risulta negativa, non ci sono
rigor o altri segni meningei, le articolazioni sono libere, la
percussione delle apofisi spinose non evoca dolore. Si ha
l'impressione però di una localizzazione del dolore al tronco.
Gli esami dimostrano un aumento degli indici di flogosi: GB
18100/mmc; PCR 3.9mg/dl; VES 56mm/1h. In seconda giornata di
ricovero, una scintigrafia ossea con Tc99 documenta un incremento di
captazione in corrispondenza di L5 e in minor misura in L3. Iniziamo
trattamento antibiotico per via parenterale endovenosa con
teicoplanina e tobramicina. A distanza di 6 giorni, esegue una RMN
del rachide lombare che non evidenzia alcuna lesione a livello dei
corpi vertebrali e del midollo spinale, anche dopo somministrazioone
di Gadolinio. La risposta clinica è brillante ed assistiamo
allo sfebbramento stabile in 24 ore. La ricerca dell'agente
eziologico (emocoltura, reazione di Widal-Wright, sierologia per
Bartonella ) è negativa. Manteniamo la terapia antibiotica per
2 settimane ed alla dimissione il bambino cammina e si muove senza
dolore e gli indici di flogosi sono normalizzati: GB9200/mmc; PCR
negativa; VES 21mm/1h. Un ulteriore controllo della RMN dopo 2 mesi
dalla dimissione è negativa.
CASO
4
Bambino
di 11 anni e 10 mesi, che viene ricoverato per un episodio acuto di
dolore al gluteo sinistro insorto durante attività fisica e
seguito a breve distanza dalla comparsa di febbre elevata (39°C),
senza brivido. Obiettivamente all'ingresso è presente dolore
in corrispondenza dell'articolazione sacro-iliaca sinistra, con
manovra di Lasegue omolaterale positiva. Sono presenti inoltre zoppia
e rigidità del rachide lombare. Gli indici di flogosi sono
alterati: PCR 7.9mg/dl; VES 67mm/1h. La radiografia del rachide
lombo-sacrale e del bacino rileva una rettilineizzazione della
fisiologica lordosi lombare, in assenza di alterazioni morfologiche e
strutturali. Anche la RMN del rachide lombo-sacrale con mezzo di
contrasto (Gadolinio) non documenta alcuna alterazione dei corpi
vertebrali e dei dischi intersomatici. La scintigrafia ossea con Tc99
dimostra un accumulo di tracciante in corrispondenza
dell'articolazione sacro-iliaca sinistra. Iniziamo trattamento
antibiotico con amoxicillina-ac.clavulanico associato a distanza di
qualche giorno all'aminoglicoside. Il ragazzo si sfebbra in meno di
48 ore, il dolore e l'obiettività locale migliorano
progressivamente. Gli indici di flogosi dimostrano un trend in
discesa: PCR 0.7mg/dl; VES 43mm/1h, mentre l'emocoltura e la reazione
di Widal-Wright e l'intradermoreazione di Mantoux risultano negative.
La terapia antibiotica parenterale viene mantenuta per un totale di 2
settimane ed il bambino viene dimesso in terapia antibiotica per os
fino alla normalizzazione degli indici di flogosi, avvenuta nell'arco
di un'altra settimana. E' stato eseguito il dosaggio degli anticorpi
antinucleo (ANA) e la determinazione dell'HLA B27, risultati entrambi
negativi. A distanza di circa 6 settimane dalla diagnosi, rivediamo
il bambino che non presenta alcuna limitazione funzionale e non
lamenta dolore, ma la scintigrafia ossea dimostra ancora un debole
ipercaptazione a livello dell'articolazione sacro-iliaca sinistra.
Anche la radiografia del bacino evidenzia un'area lievemente
addensata in prossimità della sincondrosi dell'ala iliaca
sinistra.
La
discite è una condizione infiammatoria o infettiva, benigna e
autolimitantesi di uno spazio intervertebrale o di un piatto
vertebrale, mentre la localizzazione del processo infiammatorio o
infettivo all'articolazione sacroiliaca si definisce come
sacroileite. La discite usualmente colpisce bambini di età
inferiore a 5 anni, si accompagna a poca febbre, interessa quasi
esclusivamente la regione lombare e si esprime con difficoltà
alla dembulazione. La radiografia del rachide può dimostrare
un assottigliamento del disco intervertebrale con eventuale
distruzione di vario grado del piatto vertebrale adiacente.
Usualmente non è possibile identificarne l'agente eziologico
responsabile anche se germi a bassa carica, quali la bartonella, sono
considerati i più probabilmente in causa. La sacroileite è
un processo raramente suppurativo, ma può riconoscere la
stessa eziologia della discite e ormai eccezionalmente quella da
micabetterio tubercolare. La forma infiammatoria può essere
espressione di una artrite idiopatica giovanile o di altre malattie
autoimmuni, quali il morbo di Crohn o la colite ulcerosa.
Tutti i
casi di discite da noi descritti avevano un'età media compresa
tra 16 e 24 mesi non dissimile da quella descritta in analoghi casi
della letteratura. Come fattore predisponente ad entrambe le
condizioni, viene riconosciuto dai vari autori un pregresso trauma
della colonna vertebrale. In effetti, due dei nostri casi di discite
(casi 1 e 2) hanno un'anamnesi positiva per trauma da caduta e
nell'unico caso di sacroileite (caso 4) i sintomi sono insorti nel
corso dell'attività fisica.
I sintomi
clinici d'esordio si sono manifestati in modo subdolo, con rifiuto a
camminare, dolori addominali, difficoltà alla minzione e
all'evacuazione. Solo un'attenta osservazione dell' atteggiamento in
iperlordosi, della difficoltà ad assumere la stazione eretta
da supino, hanno portato al sospetto specifico.
Degli
indici di flogosi, la VES è stata il più sensibile,
come in analoghi casi descritti in letteratura.
La
radiografia del rachide eseguita troppo precocemente non è in
grado di dimostrare un interessamento discale, mentre a distanza di
6-8 settimane dall'esordio dei sintomi si rilevano deformazioni dei
margini vertebrali interessati dal processo discale o alterazioni a
livello dell'articolazione sacroiliaca. Anche nei nostri casi la
radiografia eseguita inizialmente non si è dimostrata utile.
La RMN
con Gadolinio è unanimemente considerata il golden standard
per distinguere un'infiammazione del disco intervertebrale da un
processo infettivo coinvolgente l'osso. In due dei casi da noi
descritti (casi 3 e 4), l'esame però non è stato in
grado di dimostrare alterazioni significative nei primi giorni di
malattia, mentre la scintigrafia è risultata positiva. In
realtà, la scintigrafia ha un'ottima sensibilità in
quanto dimostra una ipercaptazione fin dai primi giorni dall'esordio
dei sintomi, ma non un'altreattanto buona specificità in
quanto la captazione non permette di distinguere un processo
infiammatorio da uno infettivo. L'eziologia infettiva della discite è
ipotizzabile ma usualmente difficile da dimostrare, poichè la
sostanziale benignità del decorso non indica l'opportunità
di eseguire un agoaspirato. In un caso abbiamo ritrovato un titolo
elevato delle IgM per Bartonella. In altri singoli casi della
letteratura è stata ipotizzata questa eziologia.
In tutti
i nostri casi la risposta alla terapia antibiotica ci è
sembrata immediatamente favorevole, ma l'indicazione all'uso
dell'antibiotico in questa forma resta controversa, nè vi è
consenso unanime su quale antibiotico usare e per quanto tempo
protrarre la terapia. Anche nel caso di sacroileite da noi osservato
è ragionevole ipotizzare che si sia trattato di una forma
infettiva da schizomiceti. Una forma tubercolare è stata
eslusa dalla negatività dell'intradermoreazione di Mantoux. La
negatività degli ANA, della determinazione dell'HLA B27 e
soprattutto la stabile risoluzione a distanza indicano
ragionevolmente che non si è trattato di una forma di artrite
cronica.
Come in
altri ampi studi, non abbiamo potuto dimostare l'eziologia, ma in
tutti la malattia si è comportata come una forma probabilmente
infettiva, rispondendo prontamente al trattamento antibiotico. Solo
nel caso 1, il titolo IgM specifico positivo ha suggerito l'eziologia
da Bartonella.
In
conclusione la diagnosi di discite e sacroileite non sono facilmente
sospettabili solo sul piano clinico. Debbono essere valorizzati anche
segni sfumati come il dolore addominale durante la minzione o
l'evacuazione, il rifiuto a camminare e segni di difesa del rachide
lombare anche in assenza di chiaro dolore alla pressione delle
apofisi spinose. La radiografia del rachide non è mai utile
all'esordio. La scintigrafia ossea è l'esame più
prezioso all'esordio. La RMN è l'esame più utile per
seguire il decorso della malattia. Pur in assenza di una
documentazione eziologica batterica nella maggior parte dei casi un
trattamento antibiotico deve essere ragionevolmente intrapreso.
BIBLIOGRAFIA
1. M.
Fernandez, C.L. Carrol and C.J. Baker "Discitis and vertebral
osteomyelitis in children: an 18-year review". Pediatrics 2000
Jun; 105: 1299-1304
2. R.
Brown, M. Hussain, K. McHugh, V. Novelli, D. Jones "Discitis in
young children". J. Bone Joint Surg. Br. 2001 Jan; 83(1):
106-111
Vuoi citare questo contributo?