Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Marzo 2002 - Volume V - numero 3
M&B Pagine Elettroniche
Casi clinici della letteratura
Ittero
colestatico in un bambino di un mese
Un
caso clinico personale di 10 anni fa
Il
caso
Francesco
C, nasce il 9 aprile 1990, entra in clinica per ittero intenso
all'età di un mese e mezzo.
Anamnesi
familiare
Genitori
non consanguinei, la madre è di origine danese.
Anamnesi
fisiologica
Nasce da
prima gravidanza, a termine, da parto eutocico.
Peso alla
nascita kg 2,900, indice di Apgar 9-10
Allattamento
con formula
Anamnesi
patologica
In
seconda giornata di vita insorge ittero; la bilirubinemia in terza
giornata è di 12,4 mg/dL; il bambino viene posto in
fototerapia.
L'ittero
persiste al di là della seconda settimana di vita.
All'età
di un mese viene ricoverato in un reparto di chirurgia pediatrica per
ematoma subdurale. La colorazione della pelle assume progressivamente
un colorito giallo-verdastro. Le feci sono ipocoliche e le orine
fortemente pigmentate.
E'
presente epatomegalia.
Viene
sottoposto in un ospedale pediatrico di secondo livello a vari
accertamenti e cure, finchè all'età di un mese e
mezzo viene trasferito in Clinica Pediatrica.
Esame
obiettivo
Condizioni
generali scadenti, colorito giallo-verdastro della cute e delle
sclere; non manifestazioni emorragiche; epatomegalia (fegato
sporgente due dita dall'arcata costale), orine iperpigmentate, feci
acoliche.
1°
serie di esami emato-chimici
Esame
emocromocitometrico: GR 3.600.00 mmc
Hb 11 g/dL
GB 8.000 mmc, con una formula
normale per l'età
MCV 80 m3
Piastrine 300.000 mmc
Esame
delle orine: presenza di pigmenti biliari
Bilirubinemia
totale: 9,4 mg/dL, di cui a reazione diretta 6 mg/dL e a reazione
indiretta 3,4 mg/dL
Attività
ALT (SGPT) 88 U/L
AST
(SGPT) 176 U/L
Fosfatasi
alcalina 641 U/L
Gammaglutamil-transpeptidasi
1.461 U/L
Colesterolo
totale 260 mg/dL
Colalemia
a digiuno 8 mcg/mL
Proteinemia
totale 4,9 g/dL
albumina
59,6% (2,92 g/dL)
alfa
1 1,4% (0,069 g/dL)
alfa
2 13,5% (0,66 g/dL)
beta
17,8% (0,87 g/dL)
gamma
7,7% (0,38 g/dL)
Attività
protrombinica 55%
Ricerca
degli anticorpi del complesso TORCH: negativa
Ricerca
degli antigeni e degli anticorpi dei virus dell'epatite: negativa
Colture
dal sangue e dalle urine: negative
Determinazione
degli elettroliti nel sudore: normali
Ricerche
per ipotiroidismo: negative
ECO
epatico: viene confermata l'epatomegalia, senza alterazioni
evidenziabili a carico delle vie biliari
Il
lattante presenta un ittero di media entità con evidente
impronta nettamente di tipo colestatico. I due terzi della bilirubina
totale sono rappresentati da bilirubina a reazione diretta; d'altra
parte la colorazione della cute e delle sclere è tendente al
verdinico. Viene notata epatomegalia.
Accanto a
un innalzamento dei livelli di attività delle aminotransferasi
(ALT e AST), rispettivamente x 2 e x 4, si riscontra un innalzamento
della fosfatasi alcalina (x 4) e soprattutto della
gammaglutamil-transpeptidasi (x 10), il cui aumento è un dato
caratteristico della colestasi. Anche la colalemia a digiuno è
aumentata. Nelle orine sono presenti pigmenti biliari. Il colesterolo
è 260 mg/dL: più di due volte il valore normale per
l'età.
Viene
quindi posta la diagnosi di:
ittero
colestatico neonatale
La
presenza nell'anamnesi di un quadro emorragico (ematoma subdurale)
e di una riduzione del tempo di protrombina fanno sospettare un
deficit di vitamina K, come conseguenza del malassorbimento dei
grassi e delle vitamine liposolubili. Questa possibilità è
in accordo con la diagnosi di ittero colestatico neonatale.
Escluse
in base agli esami di laboratorio le cause infettive e alcune delle
cause metaboliche, viene data importanza al basso livello di
alfa1-globuline, che si trova al di sotto dei limiti considerati
normali (1,4%, cioè 0,069 g/dL, contro un valore normale nel
lattante di 0,2-0,4 g/dL.
Vengono
perciò richiesti altri esami.
2°
serie di esami di laboratorio
Determinazione
della alfa1-antitripsina: 52,4 mg/dL (contro valori normali di
140-440 mg/dL nei primi mesi di vita)
Screening
metabolico per aminoacidi sierici e urinari: valori normali
Il
sospetto di un ittero colestatico da deficienza di a1-antitripsina
diviene una probabile certezza. La diminuzione dei livelli di
alfa1-antitripsina è diversa a seconda del genotipo:
a)negli
omozigoti (SS) per la variante S (Glu264Val), la riduzione della
alfa1-antitripsina è di circa il 40%, ma
b)negli
omozigoti (ZZ) per la variante Z (Glu264Lis) la riduzione può
raggiungere l'85%.
Viene
quindi deciso di procedere, dopo il ristabilimento della funzionalità
coagulativa (somministrazione di vitamina K per via parenterale)
all'esecuzione di una biopsia epatica. Il siero del paziente e
quello dei genitori è stato esaminato per identificare il
genotipo della alfa1-antitripsina.
Biopsia
epatica
“Quadro
di epatopatia colestatica cellulare con reazione sinplasmica; le
tecniche istochimiche mediante PAS e immuno-citochimiche, mediante
anticorpi diretti contro l' alfa1-antitripsina, evidenziano un
accumulo epatico della proteina anomala”.
La
trasformazione giganto-cellulare è un evento già
descritto nel fegato di soggetti con a1-antitripsina deficienza e
ittero colestatico progressivo neonatale.
Genotipo
dell'alfa1-antitripsina del probando e dei suoi genitori
Probando:
omozigote per la variante PI Z, cioè PI ZZ
Madre (di
origine danese): eterozigote per la variante PI MZ, con livelli di
a1-antitripsina normali
Padre
(italiano): eterozigote per la variante PI MZ, con livelli di
a1-antitripsina normali
Il
paziente è portatore di una deficienza di a1-antitripsina
nella forma più grave, con genotipo ZZ. Nel nord Europa il 4%
della popolazione è eterozigote per la variante Z, mentre il
10% è portatore della variante S. In Svezia viene attualmente
eseguito uno screening nella popolazione.
L'
alfa1-antitripsina è un inibitore delle proteasi, costituito
da 394 aminoacidi, la cui sintesi è regolata da un gene,
localizzato alla banda cromosomica 14q32.1. La sintesi di questa
proteasi avviene soprattutto nel fegato, ma in minima parte anche nei
macrofagi alveolari e nei monociti, per regolare le lesioni tissutali
locali nel polmone. L' alfa1-antitripsina di norma entra
velocemente in circolo per contrastare l'elastasi dei neutrofili,
soprattutto a livello dei polmoni. Gli alleli classificati come
normali sono indicati con la lettera M; esiste a carico di questo
allele un evidente polimorfismo (se ne conoscono ben 75); alcune
mutazioni determinano una deficienza dell'anti-proteasi: quella più
spesso in gioco e con le conseguenze più gravi è la
mutazione Z. Una semplice sostituzione di un aminoacido determina la
spontanea polimerizzazione della proteina, che impedisce la sua
secrezione dal fegato nella circolazione generale. Oggi questa
situazione patologica fa parte delle malattie conformazionali (vedi).
Oltre
alle deficienze ereditarie, bassi livelli di alfa1-antitripsina si
ritrovano anche nella sindrome da difficoltà respiratoria del
neonato, nelle grave perdite di proteine dal rene o dall'intestino,
nell'insufficienza renale terminale e infine nella fibrosi cistica.
Nell'adulto
PT ZZ è frequente l'insorgenza di una malattia polmonare
cronica ostruttiva (MPCO), esacerbata dal fumo, mentre
l'interessamento epatico avviene più di rado (intorno al 10%
dei soggetti con MPCO), con evoluzione in cirrosi in qualche caso.
L'epatocarcinoma è un evento ancora più raro.
Secondo
una vecchia pubblicazione (Sveger T, 1976) l'interessamento epatico
in neonati omozigoti ZZ è molto variabile: solo un caso su 10
ha un ittero prolungato neonatale, cioè un ittero che dura al
di là del 15° giorno di vita: tutti i neonati hanno
un'aumentata concentrazione sierica degli enzimi epatici. La
maggior parte dei neonati con ittero guarisce completamente
dell'ittero e solo 1 su 10 di essi (cioè un neonato su 100
neonati omozigoti per ZZ) ha un ittero colestatico persistente, con
evoluzione in cirrosi (Vedi Pediatria per l'ospedale in questo
stesso numero di Medico e Bambino).
Perché
questo avviene in alcuni pazienti e non in altri ?
Ancora
non sappiamo con precisione quale sia la causa della cattiva
evoluzione dell'epatopatia. Tuttavia sappiamo che l'
a1-antitripsina fa parte delle proteine della fase acuta, per cui
viene sintetizzata in maggiore quantità quando vi sia febbre e
quando vi siano fenomeni infiammatori, probabilmente in seguito alla
sintesi da parte dei macrofagi di interleuchina-1 e di altre
interleuchine. Poiché la lesione dell'epatocita è
molto probabile che sia legata all'entità dell'accumulo
intracellulare di a1-antitripsina, polimerizzata, ne consegue che,
maggiore è la quantità di a1-antitripsina sintetizzata
e maggiore ne è il suo accumulo all'interno dell'epatocita
e più grave sarà la sofferenza dell'epatocita. E'
quindi da sospettare che fenomeni intercorrenti nei primi periodi
della vita possano giocare un ruolo aggravante la lesione del fegato.
Anche una
situazione di eterozigosi (PI SZ) può accompagnarsi ad
aumentato rischio di malattia del fegato, sia in età
pediatrica che nell'adulto.
Il
paziente è stato trattato con vitamina K per via parenterale e
con acido ursodedossicolico. Per l'epatopatia ingravescente e per
l'evidente evoluzione verso la cirrosi, il bambino è stato
inviato all'Ospedale di Bicetre per una valutazione complessiva e
per l'inserimento nella lista dei trapianti di fegato.
All'età
di due anni il bambini è stato trapiantato.
Risulta
che il bambino gode ancora di buona salute.
Un ittero
a impronta colestatica in un neonato rappresenta un'urgenza
diagnostica:
- per quanto eccezionale nel nostro paese non bisogna dimenticare la possibilità di una alfa1-antitripsina deficienza;
- l'osservazione della concentrazione delle alfa1-globuline all'elettroforesiè un'utilissima spia di un'alfa1-antitripsina deficienza, perché questa anti-proteasi costituisce dal 70 all'80% della curva della a1-globuline all'elettroforesi;
- solo il 10% degli itteri neonatale da alfa1-antitripsina deficienza evolve in cirrosi;
- per la prevenzione di questa grave evoluzione è prudente, sulla base delle conoscenze attuali, ridurre al massimo la durata e l'intensità gli episodi di febbre elevata e i fenomeni infiammatori attivi nel corso di episodi infettivi, specialmente nei neonati e nei lattanti con questa malattia (vedi Pediatria per l'Ospedale: "polimerizzazione e cirrosi").
Bibliografia
Carrell
RW, Lomas DA: a1-antitrypsin deficiency A model for
conformational diseases , N Engl J Med 346:45-53, 2002
Cox DW -
a1-antitrypsin deficiency, in Scriver CR et al. The metabolic &
molecular basis of inherited disease, McGraw Hill, New York, 8°
ed., 2001, pag. 5559-84
Sveger T
Liver diasease in a1-antitrypsin deficiency detected by screening of
200.000 infants N Engl J Med 294:1316-21, 1976
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