Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Aprile 2002 - Volume V - numero 4
M&B Pagine Elettroniche
Editoriali sui contributi originali
La
prescrzione di antibiotici in eta' pediatrica: punto e a capo?
Commento
di Federico Marchetti alla ricerca "Prescrizione
di antibiotici in eta' pediatrica nella regione Emilia Romagna"
La
lettura dell'articolo sulle prescrizioni di antibiotici nella regione
Emilia Romagna durante l'intero anno 2000 pone due importanti
riflessioni.
La prima
riguarda quello che è già in parte noto sul
profilo prescrittivo degli antibiotici in età pediatrica: sia
la frequenza di utilizzo che la qualità di prescrizione non
sono conformi alle indicazioni razionali di uso. Da anni, in contesti
nazionali ed internazionali, si continua a dire e a dimostrare che le
pratiche terapeutiche adottate per il trattamento della comuni
malattie infettive del bambino (ma anche dell'adulto) sono sbagliate,
con eccesso di uso di farmaci da parte del medico e di richiesta di
prestazioni da parte dei genitori. Troppi antibiotici, molto spesso
poco ragionati nell'utilizzo (per efficacia e costo), troppe
pressioni per un "benessere assoluto", senza voluta
considerazione dei tempi di diagnosi e della verifica di alcune
aspettative. E' oltremodo sorprendente nelle pratiche prescrittive
adottate in Emilia e Romagna il ricorso così frequente alle
cefalosporine, che è superiore a quanto documentato
dall'indagine ARNO, la più larga sorveglianza condotta in
Italia in ambito prescrittivo pediatrico (1).
La
seconda riflessione riguarda le conclusioni a cui gli Autori fanno
riferimento, in merito alla formulazione di "linee guida
sull'uso degli antibiotici nelle infezioni del bambino"
prodotte dal Gruppo multidisciplinare di Bologna e pubblicate nel
2000 (2), che avrebbero avuto uno scarso impatto nella pratica
regionale pediatrica, alla luce appunto del dato di prescrizione che
ci viene riportato.
La
speranza di questi anni è stata (ed è tuttora) quella
di poter avere un "luogo" di riflessione sulle pratiche
adottate nella pediatria ambulatoriale ed ospedaliera e di "risposta"
attraverso la formulazione (anche) di linee guida (LG).
L'individuazione delle strategie più efficaci dovrebbe seguire
un percorso di metodo e di ragionevolezza pratica, adattabile al
singolo paziente, ma nel possibile rispetto di quelle che sono le
prove di efficacia a sostegno del programma diagnostico-terapeutico
che viene adottato. Il gruppo Bolognese, partendo da un bisogno, ha
sviluppato un percorso di lavoro che è stato un esempio
soprattutto di metodo. Si è deciso di produrre una LG sulla
patologia infettiva respiratoria in quanto questa rappresentava una
priorità di chiarezza, a fronte di un enorme numero di lavori
che si pronunciano con raccomandazioni estremamente contraddittorie e
variabili nei contenuti, a volte nel giro di pochi anni o mesi. Non
si trattava quindi di produrre delle LG "nuove" ma di
valutarne la qualità scientifica e soprattutto di adattarle
al contesto locale, tenendo conto anche di dati esistenti di
resistenza agli antibiotici dei più comuni batteri. Questo
negli auspici. Di fatto a livello regionale, ci viene riferito che il
punto programmatico successivo del lavoro, quello di implementazione
delle linee guida, sarebbe mancato. E' di interesse verificare se i
dati di prescrizione relativi alla città di Bologna sono
diversi da quelli Regionali, se ipotizziamo un rapido impatto delle
LG a livello più locale.
Le
conclusioni che al momento possiamo trarre sono di ragionevole
speranza nell'attesa di prossime verifiche e questo per un motivo
molto semplice. Il risultato di una raccomandazione prodotta si vede
osservando quello che succede dopo la sua formulazione. Il primo
passo è quello dell'implementazione. Quello successivo è
la verifica dell'applicabilità (nell'interfaccia con i
pazienti) e di conseguenza dell'eventuale cambiamento ottenuto a
distanza ragionevole di tempo. Questi momenti sono spesso carenti,
non sufficientemente strutturati nei metodi di rilevazione,
soprattutto in una prospettiva che sia di gruppo (di azienda, di
città, di regione). L'esperienza dell'Emilia Romagna è
una ulteriore conferma di queste difficoltà? Noi non vogliamo
crederlo in quanto i tempi della rilevazione delle prescrizioni e di
formulazione delle LG sono stati contemporanei. In pratica non vi è
stato il tempo utile dalla formulazione delle LG per la necessaria
implementazione.
Sicuramente
sappiamo che, proprio in tema di prescrizione antibiotica,
l'informazione documentata della famiglia su quanto viene proposto
come strategia terapeutica è parte integrante del buon agire
medico, con risultati importanti in termini di razionalità
prescrittiva (3). Naturalmente il medico deve essere in grado di
conoscere le LG, di condividerle attraverso un percorso di metodo
standardizzato di informazione, e di riprodurle nella pratica con
adeguati strumenti di trasferibilità nei confronti dei
pazienti.
Un invito
pertanto ai colleghi dell'Emilia Romagna (ma non solo) di impegnarsi
ancora in questa direzione, in attesa, per una volta, di risultati
positivi che ci attendiamo nel prossimo biennio. Nel frattempo
sarebbe interessante seguire i passi successivi metodologici che si è
deciso di adottare. Ci sembra questo il punto di maggiore carenza
conoscitiva, che merita di per sè uno sforzo di lavoro e di
implementazione.
Bibliografia:
1.Rossi
E, De Rosa M, Bonati M, et al. La prescrizione farmaceutica
pediatrica nell'ambito delle cure primarie: rapporto della banca dati
ARNO. Giorn Ital Farm Clin 2001; 15 (1): 26-29
2.Gruppo
di Lavoro sulle Linee Guida ambulatoriale degli antibiotici nelle
infeszioni pediatriche delle vie respiratorie, Bologna. Prescrizione
ambulatoriale degli antibiotici nelle infezioni respiratorie. Medico
e Bambino 2000; 19: 431-47
3.Finkelstein
JA, Davis RL, Dowell SF, et al. Reducing antibiotic in children: a
randomised trial in 12 practices. Pediatrics 2001; 108 (1): 1-7
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