Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Ottobre 2002 - Volume V - numero 8
M&B Pagine Elettroniche
Editoriali sui contributi originali
Autismo
e intestino: anche celiachia?
La
questione è ancora controversa
Clinica
Pediatrica Trieste
Raccolgo
la segnalazione di Federico Marchetti riguardo ad uno studio
caso-controllo recentemente apparso sul British Medical Journal:Black, et al. Relation of childhood gastrointestinal disorders to
autism: nested case-control study using data from the UK General
Practice Research Database BMJ 2002;325:419-421
Lo studio analizza il database dei medici di base del Regno Unito relativamente alla coorte di bambini nati dopo il 1998. Vengono registrati i casi di infiammazione cronica del tratto gastro-intestinale, malattia celiaca, intolleranza ad alimenti, sintomi gastrointestinali ricorrenti. La storia di disturbi gastrointestinali nei bambini con autismo prima della diagnosi viene confrontata con quella registrata nel gruppo di controllo (vedi dettagli nel lavoro). Nei due gruppi viene registrata una identica percentuale di sintomi gastrointestinali. Viene concluso pertanto che non ci sono evidenze che i bambini con autismo abbiano una aumentata probabilità di avere disturbi gastrointestinali prima della diagnosi.
Queste conclusioni suonano alquanto differenti da quelle dello studio presentato sulle pagine elettroniche da Gambino e Di Stefano e sembrerebbero perlomeno ridimensionare il ruolo dell'intestino nell'autismo. A vantaggio dello studio di Black e coll. c'è sicuramente l'impostazione metodocologica di uno studio caso-controllo condotto su popolazione generale e bene impostato, mentre lo studio di Gambino e Di Stefano è uno studio osservazionale per sua natura più vulnerabile all'effetto di diversi bias. Vanno peraltro sottolienate alcune diversità tra i due studi.
Gambino e Di Stefano hanno ricercato la malattia celiaca con test di screening sierologici: i sintomi gastrointestinali che gli autori riferiscono presenti nella maggior parte del loro campione sono in realtà minori e aspecifici (turbe dell'alvo). Black e collaboratori vanno a cercare invece solo i casi di celiachia identificati dal medico di base prima della diagnosi di autismo. E di fatto, in questa popolazione, la celiachia appare sottodiagnosticata (1 caso su 545 soggetti).
Gambino e Di Stefano compiono la loro analisi su un gruppo selezionato, per quanto ampio, di sindromi autistiche, una volta esclusi tutti i casi secondari. Diversamente, Black e coll. conducono il loro studio su tutti i casi di autismo.
Lo studio analizza il database dei medici di base del Regno Unito relativamente alla coorte di bambini nati dopo il 1998. Vengono registrati i casi di infiammazione cronica del tratto gastro-intestinale, malattia celiaca, intolleranza ad alimenti, sintomi gastrointestinali ricorrenti. La storia di disturbi gastrointestinali nei bambini con autismo prima della diagnosi viene confrontata con quella registrata nel gruppo di controllo (vedi dettagli nel lavoro). Nei due gruppi viene registrata una identica percentuale di sintomi gastrointestinali. Viene concluso pertanto che non ci sono evidenze che i bambini con autismo abbiano una aumentata probabilità di avere disturbi gastrointestinali prima della diagnosi.
Queste conclusioni suonano alquanto differenti da quelle dello studio presentato sulle pagine elettroniche da Gambino e Di Stefano e sembrerebbero perlomeno ridimensionare il ruolo dell'intestino nell'autismo. A vantaggio dello studio di Black e coll. c'è sicuramente l'impostazione metodocologica di uno studio caso-controllo condotto su popolazione generale e bene impostato, mentre lo studio di Gambino e Di Stefano è uno studio osservazionale per sua natura più vulnerabile all'effetto di diversi bias. Vanno peraltro sottolienate alcune diversità tra i due studi.
Gambino e Di Stefano hanno ricercato la malattia celiaca con test di screening sierologici: i sintomi gastrointestinali che gli autori riferiscono presenti nella maggior parte del loro campione sono in realtà minori e aspecifici (turbe dell'alvo). Black e collaboratori vanno a cercare invece solo i casi di celiachia identificati dal medico di base prima della diagnosi di autismo. E di fatto, in questa popolazione, la celiachia appare sottodiagnosticata (1 caso su 545 soggetti).
Gambino e Di Stefano compiono la loro analisi su un gruppo selezionato, per quanto ampio, di sindromi autistiche, una volta esclusi tutti i casi secondari. Diversamente, Black e coll. conducono il loro studio su tutti i casi di autismo.
Black e
coll. dimostrano in modo convincente che i disturbi gastrointestinali
clinicamente evidenziabili non sono più frequenti nei bambini
che svilupperanno autismo rispetto alla popolazione. Sulla base di
queste conclusioni, l'indiscriminata prescrizione di diete (senza
latte e/o senza glutine) che spesso viene fatta ai bambini autistici
non trova giustificazione. Nella discussione viene osservato come
questi dati si aggungano ai recenti lavori riguardanti il maccino MMR
nello smentire il ruolo dell'intestino nell'autismo (vedi ancheappunti
di terapia di questo mese e il recente stdui
di popolazione apparso su NEJM).
Lo studio non valuta però l'ipotesi che soggetti con autismo
primitivo possano avere alterazioni intestinali subcliniche, ed in
particolare possano avere una celiachia silente o paucisintomatica.
Peccato che gli autori abbiamo perso l'opportunità di eseguire
lo screening della malattia celiaca nei casi di autismo identificati.
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