Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Settembre 2002 - Volume V - numero 7
M&B Pagine Elettroniche
Pediatria per l'ospedale
L'infezione
da citomegalovirus
(Parte
prima)
(vai
alla parte
seconda)
Il nome
di citomegalovirus (CMV) è stato coniato da Weller, in
sostituzione delle vecchie denominazioni di "virus delle
ghiandole salivari" o di "virus della malattia da
inclusioni citomegaliche".
Il CMV dà
più spesso infezioni inapparenti e di rado causa malattia, con
ampia variabilità del quadro clinico. Sono riconosciute
infezioni primitive (in soggetti suscettibili) e infezioni
ricorrenti, legate alla riattivazione di un'infezione latente o a una
reinfezione esogena. La sede della latenza virale è
probabilmente rappresentata dai monociti, dai linfociti e dai
neutrofili circolanti. Le infezioni primarie danno malattie più
gravi, anche nell'embrione e nel feto.
Il
citomegalovirus (CMV) è anche in Italia l'infezione
congenita più comune: essa può essere causa di paralisi
cerebrale, di ritardo mentale e di sordità. Da quando una
ventina di anni fa è iniziata la diffusione dell'infezione
da virus dell'immunodeficienza umana (HIV), il CMV si è
dimostrato uno dei più frequenti agenti opportunisti nei
pazienti immunocompromessi. Infatti sia nei pazienti con AIDS
(sindrome dell'immunodeficienza acquisita) che nei soggetti
trapiantati, le infezioni da CMV sono frequentissime e spesso sono
causa di malattia, con compromissione di organi vitali, gravi
sofferenze, diminuita qualità di vita e a volte pericolo
stesso di vita. Va ricordato che l'infezione da CMV in corso di
AIDS è così frequente che per un certo periodo, prima
della scoperta dell'HIV, è stato ritenuto che il CMV fosse
la causa prima della malattia e non un semplice agente opportunista.
Eziologia
ed epidemiologia
I virus
citomegalici comprendono un gruppo di agenti della famiglia degli
herpes virus, conosciuti per la loro distribuzione ubiquitaria, sia
nell'uomo che in molti mammiferi. Tutti i ceppi di CMV sono
geneticamente omologhi, ma nessuno è identico, a meno che non
sia stato isolato da casi collegati fra loro epidemiologicamente.
Si tratta
del gruppo più voluminoso dei virus erpetici (200 nm): è
un virus a DNA a doppia elica con un "core" di 64 nm, un
capside icosaedrico di 162 capsomeri e un pericapside. Il CMV è
un virus particolarmente grande: basti pensare che ha circa 20 volte
più materiale genetico del virus dell'immunodeficienza
umana, con sequenze di DNA che codificano per più di 100
proteine.
La
malattia è strettamente specie-specifica: l'uomo è la
sola riserva. Non si conoscono vettori nel ciclo naturale di
trasmissione. I CMV, caratteristici di altre specie, sono ad esse
limitati e non diffondono all'uomo.
L'escrezione
del virus continua per anni dopo un'infezione congenita, perinatale o
post-natale precoce, attraverso le orine (per 6 o più anni) e
la saliva (per 2-4 anni). Anche bambini o adulti dopo un'infezione
primaria eliminano virus a lungo. Un'escrezione intermittente di
virus può avvenire d'altra parte in una buona proporzione di
adulti sieropositivi, per cui esiste sempre nella popolazione una
grande riserva di virus.
La
trasmissione può avvenire verticalmente dalla madre al
prodotto del concepimento o essere orizzontale, per contatto diretto
o indiretto da persona a persona: il virus si ritrova nelle urine,
nelle secrezioni oro-faringee, nelle secrezioni cervicali o vaginali,
nello sperma, nel latte, nelle lacrime e nel sangue. La diffusione
dell'infezione richiede contatti stretti e prolungati con pazienti
infetti. Gli oggetti possono avere un loro ruolo nella trasmissione
del CMV: il virus è stato ritrovato sulle superfici di
plastica e il generale sui giocattoli, per ore dopo la sua emissione.
La prevalenza dell'infezione da CMV è maggiore nei paesi in
via di sviluppo e nelle classi socio-economiche più basse dei
paesi sviluppati.
Esso è
presente anche nel latte di donne sieropositive, tanto è vero
che dove l'allattamento al seno sia molto diffuso e le donne siano
sieropositive, la maggior parte dei bambini acquisisce l'infezione
nel primo anno di vita. Un'altra via attraverso la quale i bambini
in età prescolare acquisiscono la malattia è quella del
passaggio interpersonale negli asili nido, nei quali i contatti fra i
bambini sono intensi e quotidiani, essenzialmente attraverso la
saliva e le lacrime. I contatti sessuali e i trapianti sono altre due
vie di trasmissione.
La
prevalenza di anticorpi per il CMV aumenta con l'età, a
seconda della situazione geografica, etnica e socioeconomica delle
popolazioni studiate. Il livello d'immunità nelle donne in età
feconda varia anch'esso fortemente nelle diverse popolazioni: in
Europa la variabilità va dal 50 all'85%. Nei lattanti non
infetti gli anticorpi IgG di origine materna hanno un tempo di
dimezzamento di circa 1 mese e scompaiono entro 4-9 mesi. Al
contrario, nei lattanti infetti i livelli di IgG rimangono elevati e
spesso superano i livelli, presenti nella madre; nei neonati infetti
sono anche presenti alti livelli di Ig M specifiche.
Ai
neonatologi e ai pediatri interessa soprattutto l'infezione
congenita, che avviene nello 0,5-1,5% di tutti i nati.
Un'infezione
da CMV viene anche in donne immuni: probabilmente, come avviene per
l'herpes simplex e per il virus varicella-zoster, nei soggetti che
siano stati infettati si verificano con una relativa frequenza
riattivazioni del virus latente, più facilmente durante la
gravidanza. E' stata dimostrata anche la possibilità che in
gravidanza venga acquisito un virus appartenente a un tipo diverso da
quello incontrato precedentemente.
Quando
nella donna in gravidanza avvenga un'infezione primaria il virus si
trasmette al feto nel 35% dei casi.
Negli USA
l'incidenza dell'infezione congenita da CMV è da 3 a 7
volte più alta nei figli nati da madri adolescenti.
La
trasmissione dalla madre al prodotto del concepimento può
avvenire quindi durante la gravidanza, durante il passaggio
attraverso il canale del parto o attraverso l'allattamento al seno;
queste due ultime vie sembrano le più frequenti.
Patogenesi
Gli
aspetti importanti dell'infezione da CMV negli umani, sono:
- la capacità del virus di distruggere le cellule dell'ospite
- di infettare cellule e tessuti diversi
- di evadere e interferire con i meccanismi di difesa dell'ospite
- di persistere indefinitivamente nelle cellule dell'ospite, come tutti gli altri herpes virus.
La
capacità del virus di infettare le cellule bianche e le
cellule degli endoteli vascolari probabilmente facilita la
disseminazione del virus nell'ospite. Infatti una piccola parte dei
monociti circolanti di soggetti sieropositivi contiene il CMV allo
stato latente. Quando i monociti sono attivati e si differenziano in
macrofagi tessutali, il CMV si riattiva fino a dare di nuovo
infezione (reinfezione endogena.
Il CMV
influenza negativamente in vario modo tutti sistemi
immunologici:
- inibisce le risposte dei linfociti T citotossici dell'ospite, interferendo con l'elaborazione e la presentazione degli antigeni virali da parte da parte delle molecole del complesso maggiore di istocompatibilità (MHC) classe I
- interferisce con le risposte delle cellule T helper, per degradazione delle molecole MHC della classe II
- inibisce l'attività “killing” delle cellule “natural killer”
- codifica inoltre proteine che hanno la capacità d'impedire le difese dell'ospite contro i virus, attraverso altri meccanismi come l'interferenza con l'apoptosi e la lisi mediata dal complemento o infine sequestrando le citochine
- codifica per chemochine che hanno la capacità di attirare neutrofili e monociti, in modo tale da facilitare la disseminazione del virus.
Da questa
ricchezza di attività risulta che l'infezione da CMV è
il frutto di un delicato bilancio, che in soggetti immunocompetenti
porta alla persistenza del virus e alla mancanza di malattia. Quando
questo bilancio sia disturbato da un'inadeguata risposta immune
dell'ospite e da un ceppo virale di aumentata virulenza, la
moltiplicazione virale sfugge al controllo e il virus si diffonde
fino a dare malattia.
Le famose
cellule citomegaliche, descritte in molti organi (parotide) sono
cellule epiteliali infettate, grandi da 2 a 4 volte le cellule
normali. Esse presentano un corpo incluso intranucleare che occupa la
maggior parte del nucleo della cellula: esso è, in modo
caratteristico, separato dalla membrana nucleare da un alone chiaro,
da cui deriva il nome di cellule a occhio di civetta.
L'infezione
congenita da CMV
Delle
donne che acquisiscono il CMV in gravidanza o che manifestano una
riattivazione, solo una minoranza trasmette il virus al prodotto del
concepimento (trasmissione verticale). Questo evento si verifica,
anche nel nostro Paese, intorno all'1 % di tutte le gravidanze.
Infezioni clinicamente apparenti avvengono in circa il 10% dei
neonati infettati e sono quasi sempre la conseguenza di un'infezione
primaria della madre. Dei sintomatici solo la metà (1 caso
quindi su circa 2.000 nati) ha una malattia generalizzata da CMV.
L'epoca
gestazionale non influenza il rischio di trasmissione del CMV in
utero, ma se l'infezione è acquisita dalla madre precocemente
(prima della 27° settimana), essa si accompagna nel feto a un
decorso peggiore. Lo studio d'infezioni congenite in gravidanze
successive, dimostra che la prima infezione è di maggiore
gravità: anche per il feto di recente è stato
dimostrato che in donne già immuni prima della gravidanza è
possibile un'infezione con un ceppo di CMV antigenicamente diverso,
è possibile il manifestarsi di una trasmissione intrauterina,
come se si trattasse di una prima infezione (manifestazioni
sintomatiche nel feto/neonato).
Non
esiste alcuna correlazione fra entità di escrezione del CMV
durante la gravidanza e infezione transplacentare, mentre esiste una
buona correlazione fra presenza del CMV nelle secrezioni cervicali
(26-56 %) e nel latte (63%) e infezione perinatale.
Dal
momento in cui avviene l'infezione intrauterina, l'incidenza degli
effetti dannosi per il feto è più alta che in ogni
altra età della vita, se si escludono i soggetti fortemente
immuno-compromessi.
Le
manifestazioni cliniche dei neonati sintomatici sono riportate nella
tabella 1: circa il 40% dei neonati sono piccoli per l'età
gestazionale, il 35% sono pretermine e il 25% dei maschi ha un'ernia
inguinale. Gli esami di laboratorio dimostrano che ci sono segni di
sofferenza epatobiliare, ematopoietica e del sistema nervoso
centrale. D'altra parte fra i neonati con malattia congenita da CMV
l'entità del quadro varia considerevolmente: da neonati con
solo una o due manifestazioni a neonati con malattia multisistemica
con interessamnento del sistema nervoso centrale. Fra i neonati
sintomatici la letalità è del 10-15%. Fra i
sopravvissuti, le sofferenze presenti alla nascita si attenuano e
scompaiono nell'arco di qualche settimana, salvo quelle a carico
del sistema nervoso centrale e dell'udito.
Sistema | Manifestazione | Frequenza
% | Cute | Petecchie
Porpora,
ecchimosi
Ittero | 75
10
67 |
Sistema
epatobiliare | Epatomegalia
Bilirubina
diretta > 2 mg/dL
ALT
elevata (>80 ui/mL) | 60
80
80 | Sistema
ematopoietico | Trombocitopenia
(<100.000/mm3)
Anemia
Splenomegalia | 77
50
60 |
Sistema
nervoso centrale | Microcefalia
Calcificazioni
endocraniche (TC)
Scarsa
tendenza ad alimentarsi, letargia
Convulsioni
Iperproteinorachia
(> 120 mg/dL) | 53
54
30
7
47 | Udito | Sordità
sensoriale | 50 |
Visione | Corioretinite | 10 |
Tabella
1 Segni clinici d'infezione congenita da CMV
1°)
Infezioni congenite | a)
sintomatiche:
-acute:
corioretinite, epato-splenomegalia, ittero, ritardo di crescita
intrauterina,
microcefalia, calcificazioni periventricolari, petecchie,
porpora, ritardo psicomotorio
-esiti
a distanza
b)
asintomatiche |
2°)
Infezioni perinatali | Asintomatiche |
3°)
Infezioni postnatali | a
)soggetti immuno-competenti:
-asintomatiche
-sindrome
mononucleosi-simile
b)
soggetti immuno-compromessi:
-asintomatiche
-sindrome
mononucleosi-simile
-epatite,
retinite, polmonite, meningoencefalite
-quadri
rari: colite, miocardite, trombocitopenia, anemia emolitica,
sofferenza delle ghiandole endocrine |
Tabella
2 - Manifestazioni cliniche dell'infezione da CMV
Su
1.000 nati vivi | Valutazione
del numero di casi | Numero
di neonati infetti (1%) | 10 |
Numero
di neonati infettati, sintomatici alla nascita (5-10%) | 0,5-1 | Numero
di morti (20%) | 0,2 |
Numero
di soggetti con sequele tardive, sopravvissuti(90%) | 0,8 | N. di
neonati infetti asintomatici alla nascita (90-95%) | 9-19 |
N. di
soggetti con sequele tardive (10%) | 0,9 | Totale
dei soggetti deceduti o con sequele su 1.000 nati | 1,8 |
Tabella
3 - Valutazione dell'incidenza e delle conseguenze dell'infezione
congenita da CMV
Sequele
dell'infezione congenita da CMV
Di grande
interesse anche gli esiti a distanza, che non sono solo appannaggio
delle forme sintomatiche. La sordità neuro-sensoriale è
probabilmente la conseguenza più frequente; i denti hanno una
colorazione gialla e lo smalto è opaco e fragile. Alla
microcrania si associa spesso deficit mentale (vedi tabella 3).
Anche in
quel 90-95% di neonati con infezione congenita da CMV, senza
manifestazioni cliniche evidenti, le sequele a distanza possono
essere presenti ugualmente, sia pure con minor frequenza (5-10% dei
casi). Esse sono uguali a quelle già viste e tutte compaiono
nei primi due anni di vita. Anche per quanto riguarda le sequele è
importante la modalità d'infezione della madre: le forme
primarie danno più spesso malattie acute neonatali e sequele a
distanza, mentre le forme ricorrenti danno con minor frequenza
manifestazioni cliniche alla nascita e abbastanza di rado sequele.
Come è stato visto di recente, talvolta è possibile che
si tratti di un'infezione materna in gravidanza, dovuta a un ceppo
diverso da quello precedentemente incontrato e verso il quale la
donna era già immune (Boppana SB et al., N Engl J Med 2001,
344:1366-71).
Da tutto
ciò deriva la necessità di seguire a distanza, per i
primi anni, tutti i neonati con infezione congenita da CMV, sia essa
primaria che ricorrente, sintomatica o meno.
Esito | 92
neonati sintomatici
% | 267
neonati asintomatici
% | Morte | 38 | 0 |
Microcefalia | 48 | 4 | Ritardo
psicomotorio | 70 | 4 |
Sordità:
-unilaterale
-bilaterale
-stabilizzata
-progressiva | 61
30
70
43
57 | 5
64
36
64
36 | Corioretinite
e atrofia ottica | 14 | 2 |
Difetti
dello smalto | 27 | 4 | Infezioni
batteriche gravi | 4 | 5 |
Totale
con una o più complicazioni | 92 | 6 |
Tabella
4 - Esiti in soggetti con infezione congenita da CMV
Età
in mesi | Soglia
(dB)
Destra
Sinistra | 1,75 | Ha
superato lo screening |
2,5 | Non
rilevato | 30 | 3,25 | 30 | 30 |
5,25 | Nessuna
risposta | 35 | 5,75 | Nessuna
risposta | 30 |
7 | Nessuna
risposta | 80 | 7,25 | Nessuna
risposta | 60 |
8 | Nessuna
risposta | 60 | 12 | Nessuna
risposta | 60 |
Tabella
5 - Progressione della sordità durante il primo anno di
vita in un bambino con infezione congenita da CMV
Nel caso
riportato in tabella all'età di 5 mesi è stata
rilevata un a grave perdita dell'udito a destra, che si mantiene
anche nelle età successive. A sinistra la perdita di udito si
aggrava progressivamente fino a 60-80 dB.
Infezione
perinatale/neonatale da CMV
Il
periodo d'incubazione è di 4-12 settimane. La grande
maggioranza dei neonati rimane asintomatica, anche perché,
trattandosi essenzialmente di riattivazioni d'infezioni materne, i
neonati sono dotati di anticorpi specifici di origine materna. Queste
forme asintomatiche neonatali non hanno alcun effetto sfavorevole
sull'accrescimento e sullo sviluppo psicomotorio, nè danno
sequele. Nei bambini di basso peso o nei nati di peso normale, ma
sofferenti per cause diverse, l'infezione da CMV, acquisita nei primi
mesi di vita, presenta un rischio maggiore, per cui è
possibile che essa si presenti con quadri simili a quelli già
visti nei casi sintomatici d'infezione congenita e con gravi sequele
a distanza.
Le
infezioni perinatali da CMV dipendono dall'esposizione del nascituro
alle secrezioni vaginali infette della madre (durante il parto) e al
latte materno, durante i primi mesi di vita post-natale: l'
esposizione al CMV nelle vie genitali della madre è
responsabile del 30-50% delle infezioni perinatali, mentre la
trasmissione attraverso il latte è responsabile delle
rimanenti 50-70%. La trasmissione attraverso il latte materno avviene
soprattutto nei nati di peso molto basso.
Dopo
l'ingestione del virus, l'infezione probabilmente si localizza alla
bocca, al faringe, alla mucosa esofagea e più spesso alle
ghiandole salivari, per le quali il CMV ha un particolare tropismo.
L'infezione
da CMV acquisita attraverso trasfusione in un neonato con peso
superiore ai 1.250 g che abbia nel sangue anticorpi passivamente
acquisiti dalla madre non si accompagna a sintomi clinici. Ma anche
questa volta se si tratta di un neonato pretermine di peso molto
basso, il CMV trasmesso con la trasfusione può dare malattia,
con quadro simile a quello dei soggetti con infezione congenita.
L'infezione
acquisita in età post-neonatale: la mononucleosi da CMV
Nelle
infezioni di bambini o adulti, immunologicamente normali, quasi tutte
le infezioni da CMV sono asintomatiche. Quando sono sintomatiche le
infezioni da CMV si presentano con il quadro della mononucleosi.
Tanto è vero che circa la metà nelle mononucleosi
eterofilo-negative sono da CMV. Il quadro è uguale a quello
della mononucleosi da virus di Epstein Barr, anche se la faringite
essudativa è più di rado presente.
Le
infezioni postnatali possono insorgere in soggetti immunocompetenti o
immunodepressi:
In
soggetti immuno-competenti nella maggior parte dei casi l'infezione
avviene in modo asintomatico: in una minoranza può insorgere
un quadro clinico sovrapponibile in parte a quello della mononucleosi
infettiva La mononucleosi da CMV va sospettata quando la ricerca
degli anticorpi specifici anti-EBV e quella degli anticorpi eterofili
sono negative.
n
soggetti immuno-compromessi (trapiantati, portatori di tumori in
trattamento e soprattutto infezioni da HIV). Anche se in questi
soggetti è possibile avere una forma asintomatica o un quadro
mononucleosi-simile, più spesso si osserva la comparsa delle
complicazioni: polmonite interstiziale, epatite, ulcerazioni
dell'apparato digerente, retinite, meningoencefalite, encefalopatia,
miocardite, trombocitopenia, anemia emolitica e alterazioni a carico
delle ghiandole endocrine.
a) La
trasmissione nei primi anni di vita. Nelle comunità di
soggetti in età prescolare (asilo nido e scuola materna) è
molto facile la trasmissione dell'infezione da un bambino all'altro.
I componenti della famiglia possono essere contagiati
successivamente.
b) La
trasmissione sessuale. Mentre nelle popolazioni in via di
sviluppo, il 90-100% della popolazione s'infetta nei primi 5 anni di
vita, nei paesi sviluppati l'infezione, che ha in generale una
diffusione minore, viene spesso acquisita dopo la pubertà. La
trasmissione per via sessuale (sperma e secrezioni vaginali) è
stata più volte dimostrata, anche se non vanno sottostimate le
possibilità di diffusione del virus attraverso la saliva e il
contatto orale.
c) La
trasmissione col sangue e con gli organi. Queste vie
rappresentano un reale pericolo, soprattutto nell'ospite compromesso,
come i piccoli per la data e i prematuri, i soggetti riceventi un
trapianto di midollo osseo o di rene. Il rischio di acquisire il CMV
è stato calcolato intorno al 2.7% per ogni unità di
sangue. Il virus esiste allo stato latente, probabilmente iscritto
nel DNA dei leucociti. Il trapianto di un rene da un donatore
sieropositivo a un ricevente sieronegativo determina un'infezione
primaria da CMV nell'80% dei casi.
* Pass
R.F.: Cytomegalovirus infection, Pediatr Rev 23:163-78, 2002
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