Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Maggio 2003 - Volume VI - numero 5
M&B Pagine Elettroniche
Pediatria per l'ospedale
Il
raffreddore *
Parte
seconda
(vai allaparte
prima)
L'insorgenza
del comune raffreddore è legata strettamente alla
stagionalità.Nelle regioni temperate dell'emisfero nord, la
frequenza delle infezioni respiratorie aumenta di molte volte in
autunno, rimane alta in inverno, e diminuisce progressivamente in
primavera, seppur con qualche puntata.
L'incidenza
delle infezioni delle vie aeree superiori è inversamente
proporzionale all'età (vedi Figura 1): in media un bambino dei
primi anni di vita ha 6-8 raffreddori per anno, mentre un adulto ne
ha 2-4. Durante i primi anni di vita la frequenza in comunità
(asilo nido soprattutto e scuola materna) rappresenta un forte
rischio per le malattie respiratorie, che sono proporzionali al
numero di bambini che fanno parte della classe..
Figura
1 - Incidenza media annuale delle malattie respiratorie per gruppi di
età.
Probabilmente
vi sono alcuni fattori genetici che aumentano la suscettibilità
di un soggetto, ma non esiste in proposito una chiara e definitiva
identificazione. Il rinovirus è la causa principale di
raffreddore. Il primo anno di vita è più colpito, tanto
che più del 20% dei lattanti ha avuto un'infezione da
rinovirus e dopo i due anni di vita il 90% dei soggetti ha già
subito una sieroconversione.
La
diffusione del virus avviene secondo uno di questi 3 meccanismi:
1)
Contatto delle mani con le secrezioni contenenti virus sia
direttamente, sia tramite oggetti o superfici.
2)
Aerosol di virus nell'aria circostante per un periodo di tempo
sufficientemente lungo.
3)
Aerosol diretto di particelle di grosse dimensioni originate
direttamente da una persona infetta.
Patogenesi
Va tenuto
conto, in primo luogo, dei complessi rapporti esistenti fra i
rinovirus che si moltiplicano e le risposte infiammatorie locali
indotte dal virus. Vi sono prove disponibili che non confermano il
sospetto popolare che la rinite si associ spesso a fenomeni di
raffreddamento o all'esposizione ad un ambiente molto freddo.
Gran
parte delle conoscenze sulla patogenesi delle infezioni da rinovirus
deriva da esperienze condotte in soggetti volontari. La malattia si
sviluppa dopo la deposizione del virus sulla mucosa nasale anteriore
o nell'occhio, dal quale raggiunge il naso attraverso i condotti
naso-lacrimali. Poi l'infezione diffonde al naso-faringe posteriore e
all'area adenoidea, nella quale i virus penetrano all'interno delle
cellule epiteliali, legandosi a recettori specifici come le molecole
di adesione ICAM-1. All'interno delle cellule epiteliali il virus
inizia a moltiplicarsi rapidamente, ma non sempre dà malattia:
solo il 75% delle persone infettate infatti presentano un raffreddore
comune.
La
diffusione è maggiore al secondo giorno dopo l'inoculazione,
per poi cadere rapidamente. Minime quantità di virus sono
state ritrovate anche a distanza di 3 settimane dall'infezione.
L'infezione virale della mucosa porta ad una vasodilatazione e ad una
aumentata permeabilità vascolare, con conseguente ostruzione
nasale e rinorrea, che sono i due principali sintomi clinici del
raffreddore.
Clinica
del raffreddore alle diverse età
E' ovvio
che un raffreddore crea una situazione di disagio a tutte le età,
ma non vi è dubbio che i primi sei mesi di vita (e un po'
tutto il primo anno) sono quelli nei quali si hanno le maggiori
ripercussioni. Dover cambiare la via di afflusso dell'aria dal naso
alla bocca rappresenta per un bambino di pochi mesi uno stress molto
intenso: la bocca gli si asciuga, le lacrime del pianto si mescolano
alle secrezioni nasali: è evidente che si trova in una
situazione grave, che gli impedisce di poppare regolarmente dal seno
materno, perchè con la bocca impegnata sul capezzolo e le vie
aeree nasali fuori uso, non trova pace: ha fame, si attacca
voracemente, ma è costretto a staccarsi poco dopo, per non
rischiare un'anossia.
Sono
queste anche le età delle più frequenti complicazioni:
1.
l'otite media acuta, molto dolorosa e spesso febbrile
2. la
sinusite acuta dei seni (cellule) etmoidali
3. una
prima spinta all'ipertrofia adenoidea.
Il
pediatra si trova quindi impegnato nella prescrizione di agenti
anti-infiammatori e di decongestionanti locali per aiutare il
lattantino a superare la malattia. E' un mpegno difficile da
assolvere, che richiede tutta la sua attenzione.
La
prevenzione
Niente è
stato ancora scoperto per una prevenzione attiva (vaccino); anche la
somministrazione di forti dosi di vitamina C si è dimostrata
priva di ogni fondamento. Rimane solo la difesa passiva, molto
impegnativa ma ricca di successi.
Stabilita
la vicinanza di un stagione di raffreddori, davanti a un bambino di
pochi mesi senza fratelli, è necessario un colloquio
approfondito con i genitori, per stimolare la loro partecipazione.
L'uso di mascherine ad hoc è indispensabile, come anche
l'allontanamento da qualunque persona possibile fonte di contagio.
La fatica
è quindi tanta, ma ci ripaga di ogni sforzo la soddisfazione
di sapere che un bambino di un anno non si è mai ammalato e
non ha mai avuto un raffreddore.
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